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Nella brezza fresca, di questo Aprile da dimenticare, i tacchi neri stridono fino a far venire il mal di testa dirigendosi nel luogo dell' incidente, dove tutto ebbe inizio nell'aria festiva dell' epifania.
Un mazzo di fiori nelle mani della giovane ragazza che ha perso tutto; il silenzio che la circonda è paragonabile a quello che ha dentro, la fede brilla alla luce del sole, il rumore si ferma e la ragazza si piega per sistemare il mazzo al centro del cerchio di candele.

Da una parte si piange per un morto; dall' altra, rabbia, tristezza e ingustizia regnano nel cuore del gruppo che ha perso momentaneamente un amica.

"Non è stata lei, e noi lo sappiamo benissimo. Tu lo sai benissimo." Il dito di Alexia si ferma sul sig.Berry, lui gira la sua sedia rossa verso la ragazza. La faccia non vuole portare niente a galla.
"E lei lo sapeva? Ora è in carcere e si accontenterà di qualche visita."
Alexia scuote la testa, non è d'accordo.
"Dieci anni e tre mesi! Uscirà a trentacinque anni. Dobbiamo fare qualcosa."
"E perché? Cosa siamo noi di fronte la legge? È uguale per tutti, no?"
"Noi sappiamo dov'era quella mattina, perché noi lo sappiamo... vero?"
Alexia non sa. Lei non sa dov'era Angie quella mattina, Alexia sa solo che non è stata Angie. Non può essere stata lei, perché le impronte sono maschili e Angie non ha nessuna scarpa con delle strisce sotto. Si sono limitati ad altre prove.
Harry è nervoso, lui sa più di tutti dove si trovava Angie.
"Cosa stai facendo Alexia? Vuoi far riaprire nuovamente il caso mostrando nuove prove a suo favore?"
Alexia sembra come illuminata da questa affermazione.
"Stai forse dimenticando chi siamo?" Alexia indica le corde attaccate alla sua cintura di cuoio, quelle che usa sempre.
"Alexia, basta! Come possiamo noi tre fare qualcosa?" È stata una riunione speciale, ma Harry non la chiamerebbe così: è andato solo per accertarsi che nessuno macchi il suo nome con qualche sporca parola.
"Dimentichi chi siamo e cosa facciamo per vivere. Ho guadagnato un sacchetto d'oro per quel Hartmann, mi farà guadagnare abbastanza anche chi ha imprigionato Angie."
Il sig.Berry è indeciso, davvero vuole lasciare ad Alexia il lavoro sporco?
Dei tre Harry è il più deciso a lasciarglielo, più di quanto Alexia sia disposta a farlo; i sacchetti con i soldi sono disposti su due mensole sopra la scrivania do Berry. Ognuno del gruppo ha un sacchetto su cui ci sono due lettere del proprio nome, l'idea di esporli su delle mensole per ricordare le numerose conquiste è stata di Kendall. In realtà lo ha proposto solo perché i suoi sacchetti sono maggiori.

"Forse, dovremmo...dargli un opportunità." È Harry a parlare.
Lievi mormorii escono dalla bocca del signore in giacca e cravatta che in tutto disaccordo apre il casetto alla sua destra ed estrae un sigaro.
La ragazza è ancora lì con la speranza negli occhi, guarda Berry con insistenza e riprova ancora,
"Dai, Berry... è solo vendetta."
Harry si passa una mano sulla fronte, rivolge uno sguardo ai sacchetti e alza le sopracciglia. È ancora in piedi e con una mano fa cadere l'ultimo sacchetto: il leggero laccio di sfila e undici piccoli frammenti d'oro rotolano sul pavimento.
"Berry...se vuole farlo... che lo faccia, a me non importa di perdere un altra compagna." Le uniche vere parole che Harry ha avuto il coraggio di dire da quel giorno dell'Epifania. Non ha mai detto la verità, si è limitato a smuovere mari e monti per convincere tutti che la colpa non è di nessuno è soltanto un illusione, ma che se non lo fosse... allora la colpa è di Angie.
Una mano scivola nello stesso cassetto,trova le copie dei fascicoli del caso -'presi in prestito'- e li sbatte sulla scrivania. La consapevolezza di rimanere senza la tenacia di Alexia se accadesse qualcosa scappa via, potrebbe essere un peso in più.
"Ecco a te." La felicità di Alexia potrebbe essere una cosa negativa, si sa: chi va piano va sano e va lontano. A cosa serve fare tutto con foga? A cosa serve, se non hai niente da perdere? La vita è un gioco e bisogna giocarsi tutto, anche la vita stessa.

Potrebbe essere un azzardo, ma in questo momento sono solo consapevole di poter vivere una vita peccaminosa.

Nella brezza fresca, di questo Aprile da dimenticare, la stessa ragazza,che potrebbe rappresentare una persona qualunque in un momento di difficoltà, pensa a qualcosa che potrebbe rappresentare la follia: una cosa da perdere, una cosa insignificante,evanescente che nessuno ricorderà, una cosa... folle. È rimasta a lungo con i gomiti poggiati su una scrivania antiquata, è rimasta a lungo a torturare la mente con lo stesso pensiero, è rimasta talmente a lungo a programmare e distruggere che ha realizzato di essere rimasta troppo a lungo a perdere tempo.
Ha guardato in un punto fisso dove, fino a pochi minuti fa, un impresa destinata a fallire è nata e si è detta che forse anche lei poteva fare qualcosa riconducibile alla pazzia; senza perdersi d'animo apre il cassetto e ne estrae un coltello dalla punta affilata.
Non si è chiesta il significato di pazzia, lo ha interpretato a modo suo e ha dato vita a un'altra illusione. Il suo tubino nero aderente sarebbe diventato l'alibi della ragazza- o persona qualunque, s'intende- sconvolta che, una volta perso la costante della sua vita, si è rimboccata le maniche per farsi forza, ma ha ceduto e si è lasciata andare nel tunnel -con uscita facoltativa- della disperazione.
Il solo fatto di camminare nel piccolo spazio con un coltello da 10 cm la fa sentire al di sopra di ogni cosa, di ogni persona che getta la spugna e non vuole saperne più niente. Invece era e continua ad essere pazzia.
La ragazza sta iniziando ad assaporare i primi accenni di essa, anche i suoi pensieri lo stanno facendo: prendono varie forme, e iniziano ad andare da soli, nessuno che li controlli, nessuno che li obblighi a fermarsi; sta diventando pazza, quella pazzia che lei interpreta come disperazione. Oscuri sono a voi le intenzioni e i motivi per cui le sue facoltà mentali si stanno alterando. Ma noi sappiamo benissimo cosa vuole essere: non essere pazza, non vuole fare niente tale da attribuirla così... vuole solo essere folle, per un minuto, desidera privarsi della ragione per un po', essere sconsiderata. Solo che confonde le due cose (com'è facile confondere follia e pazzia) e l'unica che le è rimasta da fare è seguire il pensiero.
E così farà... ma questa è un'altra storia.

Io intanto sono confuso.

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