Inizialmente, quando dopo una prima, sorprendente stesura inconsapevole del primo capitolo ho deciso che ne sarebbero conseguiti altri, l'obbiettivo del mio procedere è stato essenzialmente uno: allenare la mia capacità di delineare contorni e sostanza dei personaggi, attraverso il grossolano ma mai insufficiente bisturi della conversazione. Questo per una mia personale ricerca, volta al miglioramento di una mia caratteristica stilistica che reputavo - e reputo ancora - carente e limitata.
Siccome poi stavo di fatto operando in campo sperimentale, mi sono convinto che sarebbe stato molto più divertente e stimolante lasciare che il procedere non fosse dettato dalla mia personale causa-effetto - coacervo comprendente tutti gli aspetti dell'esistenza (intelligenza, etica, cultura etc etc) -, quanto lasciare che fosse l'idea a svilupparsi da sé.
Il mio ruolo, pertanto, è stato quello di semplice custode; così come potrebbe essere il guardiano di un centro ricerche: mi sono preoccupato semplicemente di controllare che l'edificio non subisse danni, che niente e nessuno potesse penetrare, disinteressandomi totalmente di cosa stesse accadendo all'interno della struttura cui mi ero messo a proteggere. Non è un caso infatti che dopo una prima rilettura, mi sia trovato in disaccordo su molti dei concetti e delle conclusioni espresse nel ciclo di interviste.
Per quanto mi riguarda, questo è l'unico obbiettivo cui posso dire di essere stato in grado di cogliere. Ho persino l'arroganza di considerarmi ideatore di una storia che non sia la solita ideologizzante (manifesta o sottintesa) sbrodolata dei campanilisti di cui mai come ora stanno attentando l'immaginifica dimensione elastica della mente - di ognuno.
Il terzo obbiettivo era quello di creare un fondale. Di questo ognuno tragga le proprie conclusioni.
Siccome poi non posso reputarmi di essere penna rilevante in un mondo come il nostro - così ripieno di rilevanza e di penne -, tutto ciò che ho appena scritto potrebbe essere il parto sragionato di uno scribacchino con più ambizione che talento. Il che non sarebbe affatto offensivo.
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