CAPITOLO 5 - Essere al sicuro

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L'aria della sera era troppo fresca per trattarsi di una giornata di fine maggio, ma, alla vista dei grattacieli azzurri e grigi attorno, ricordai di non essere nella mia dimensione e che niente era come ci si aspettasse per davvero. Mi strinsi nel cappotto azzurro più forte che potei e presi sottobraccio Francis, ormai abituato a quel gesto.

Prima di uscire, Sophie ci aveva fornito una cartina elettronica della città. Però, senza le sue istruzioni, ci impiegammo un po' prima di capire sia come attivarla, sia come usarla. Non eravamo per nulla avvezzi a quel tipo di tecnologie nel nostro mondo.

Ed era stato proprio quello il motivo principale per cui Frederick e Sophie ci avevano impedito di uscire. Se noi fossimo stati in grado di maneggiare i loro mezzi, di interpretare i loro segnali o di utilizzare i loro strumenti, per noi sarebbe stato più facile muoverci all'interno di quel luogo e sarebbe stato meno arduo, per loro, lasciarci andare. Ma, non sapendo fare nessuna di quelle cose, i due coniugi avevano iniziato a temere per la nostra incolumità.

Perciò, avevano deciso di tenerci segregati all'interno dell'appartamento fino al momento in cui non fosse accaduto qualcosa di così terribile da preoccupare la padrona di casa e spingerla a lasciarci cercare una soluzione al di fuori delle mura domestiche. E ciò, nostro malgrado, avvenne.

La scomparsa di Frederick aveva lasciato sgomenti tutti quanti e, mentre percorrevo assieme al ragazzo quelle strade, illuminate solo dalle insegne al neon di qualche locale rimasto aperto o dalle fioche fiaccole dei lampioni, mi ritrovai a pregare per la sua salvezza.

Per circa un quarto d'ora, non incontrammo quasi nessuno, se non una donna con i suoi bambini o un gruppo di chiassosi ragazzi, pronti a salire sui loro strani mezzi. Quando arrivammo al punto stabilito in precedenza, ci fermammo. Ci ritrovammo nello stesso vicolo dove io e Francis ci eravamo visti per la prima volta. Iniziare da lì, per noi, sarebbe stato più facile.

«Bene, sarà meglio incominciare» annunciò Francis.

«Allora... noi siamo venuti da lì, giusto? Ciò vuol dire che ora dobbiamo andare dalla parte opposta. Non serve tornare indietro e controllare, non c'era un'anima viva per la strada» ricapitolai.

«Giusto. Attiva la mappa» affermò, accennando al disco fra le mie mani. Era uno strano congegno di metallo, con tanti piccoli pulsanti di colori diversi.

Spinsi un bottoncino verde e la mappa si materializzò dal nulla, proiettando la sua luce sul viso di entrambi. Su di essa comparvero due puntini blu nello stesso punto dove ci trovavamo noi.

«Quindi noi ora siamo qui» asserì Francis. «E la centrale dei purificatori di questo circondario si trova da questa parte» spiegò, designando, con un rapido gesto delle mani, il punto della mappa dove si trovava il quartier generale.

«Questo vuol dire... Che dovremmo procedere a zig-zag per tutto il sentiero fino alla struttura» osservai, completando i suoi pensieri.

«Esattamente. Spero solo che lo ritroveremo presto. Mi dispiace per lui, è una brava persona e poi credo che si sia affezionato a noi. L'hai visto, ci tratta come se fossimo figli suoi.»

A quelle parole avvertii una stretta allo stomaco e, sebbene fossi agitata, annuii. «Lo troveremo, ne sono certa.»

Ci incamminammo per il bivio opposto a quello da cui eravamo venuti. Nella strada davanti a noi, così come in tutte le altre attraversate sino a quel momento, c'era poca luce; ciononostante, fu facile riconoscere i profili dei grattaceli  di vetro, che ci facevano ombra, nascondendoci a eventuali presenze indesiderate.

«Guarda». Francis si fermò, sorrise e, con un gesto, indicò la zona circostante. «Sembra una versione in miniatura della città di New York, non credi?»

LEGENDS - I guerrieri (DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora