CAPITOLO 6 - Dentro o fuori

242 26 86
                                    

I giorni che seguirono il ricovero di Frederick passarono in fretta. Lui si stava riprendendo molto velocemente e, fra le altre cose, tutto sembrava star tornando alla normalità. Anche se il vocabolo "normale" pareva non appartenere a quella dimensione. Attribuire un aggettivo simile a un luogo come quello, mi suonava strano.

A ogni modo, andammo a trovare Frederick tutti i pomeriggi, così da non lasciarlo solo mentre Sophie tornava a casa per riposare. Era uno spasso stare con lui, perché ci raccontava qualche aneddoto divertente accaduto durante il suo periodo di formazione da purificatore. Però, non lasciava trapelare nulla sugli argomenti delle lezioni, poiché era del parere che sarebbe stato meglio se avessimo imparato tutto quello che dovevamo sapere a scuola. Inoltre, affermava che non avrebbe voluto rovinarci la "sorpresa".

In tutto ciò, le visite rimanevano l'unico motivo delle nostre uscite. Per il resto, io e Francis rimanemmo tutto il tempo a casa da soli con il piccolo Dean a fare da baby-sitter.

Quegli attimi, però, per quanto alle volte risultassero monotoni, mi aiutarono a comprendere aspetti della personalità del ragazzo che in altre circostanze non avrei capito. Il contatto ravvicinato con lui mi aveva resa più consapevole al riguardo delle sue abitudini, dei suoi gesti, delle espressioni utilizzate da lui quando era arrabbiato, triste o felice.

Inoltre, quelle occasioni mi avevano dato modo di comprendere il mio legame con Francis, anche se alle volte stentavo a realizzare il motivo per cui esso si fosse approfondito a tal punto che io, per lui, quasi non avevo più segreti. Lui, benché non gliele avessi confessate, sembrava conoscere tutte le mie paure.

Quegli stessi timori di cui ci ritrovammo a parlare alcuni giorni prima dell'inizio del nostro addestramento, assieme alle nostre preoccupazioni e, soprattutto, a quello che ci attirava di più. Facevamo più congetture possibili su cosa si sarebbe basato il nostro programma e, spesso, insistevamo perché Frederick si lasciasse andare, ma lui teneva la bocca chiusa. La nostra curiosità, alle volte, sembrava perfino divertirlo.

«Voi due non mollate per niente, eh?» ci punzecchiò Frederick un pomeriggio.

«Ma noi vogliamo sapere!» gli rispondemmo in coro io e Francis.

«Ogni cosa a tempo debito, ragazzi. Solo, un consiglio: all'inizio non aspettatevi granché dalla teoria. È dell'addestramento pratico che dovete preoccuparvi.»

«Perché?» chiesi preoccupata.

«Dovete essere molto agili, veloci e forti. Scoprirete fra un po' cosa succede alle persone che non posseggono queste tre abilità. Quindi, non posso fare altro che chiedervi di mettercela tutta.»

«Per Silene non dovrebbe essere un problema. Negli ultimi giorni l'ho vista fare cose straordinarie» mi elogiò Francis.

«In realtà non era nulla di particolare» replicai, scrollando le spalle. «Sfuggire agli uomini di papà richiedeva tutte e tre queste cose, quindi... Comunque anche tu non scherzi, Francis. Te la cavi proprio bene!»

«Non fare la modesta, Silene» mi redarguì lui, muovendo l'indice della sua mano da destra verso sinistra. «Sei brava. Non c'è bisogno di nasconderlo.»

«Va bene» sospirai con aria rassegnata. Convincere Francis del contrario sarebbe stato inutile.

Gli occhi di Frederick si illuminarono nell'osservare quella scena e disse: «Credo che per voi sia ora di tornare a casa. Domani avete scuola e dovete essere preparati.»

Annuimmo, lo salutammo e infine ci dirigemmo verso casa sua.

Ad attenderci sull'uscio della porta del suo appartamento, con il suo grembiule a fiori, c'era Sophie. Non appena ci vide, ci esortò, con un gesto repentino, subito a entrare e ad accomodarci a tavola, in quanto la cena era già pronta per essere servita.

LEGENDS - I guerrieri (DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora