III

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La situazione era davvero comica: da un lato c'ero io dentro ai vestiti sgualciti di Harry e dall'altro lui ad osservarmi con le braccia incrociate al petto.

Non aveva smesso un minuto di ridere da quando mi aveva messo sulla testa quel suo stupido cappello da cowboy ma soprattutto, quando mi aveva portato di fronte la stalla.

La mia espressione contrita sembrava divertirlo davvero molto, e per un attimo pensai che forse valeva davvero la pena conciarmi in quel modo. Era stato davvero facile lasciarmi convincere a colazione e la nonna aveva addirittura azzardato un sorriso in mia direzione. Dopotutto Harry, non doveva avere tutti i torti.

"Facciamo così, andiamo a prendere le uova" rise ancora e mi trascinò con sé, stringendomi un polso fra le sue grandi mani.

Trattenni il respiro al suono alto e frastornante delle galline. Era davvero la cosa più fastidiosa del mondo, ma ad Harry non faceva nessun effetto.

"Che dovrei fare?" chiesi titubante quando aprì la porta del pollaio, mostrandomi una sfilza infinita di esseri starnazzanti da una parte all'altra. Per fortuna erano tenuti tutti dentro da un recinto, o sarei già fuggito a gambe levate.

"Prendere le uova, appunto" mi schernì divertito.

"Ehi- Aspetta!" gli urlai correndogli dietro. Lo vidi entrare dentro la gabbia dei leoni - ero terribilmente esagerato, ma avevo delle valide ragioni, quegli esseri sembravano guardarti famelici - e farmi cenno di fare lo stesso. "Puoi scordartelo" lo guardai male ed incrociai le braccia al petto con fare testardo.

Niente mi avrebbe smosso, non avrebbe potuto ricattarmi in nessun modo.

"Devi aiutarmi, coraggio. O vuoi spalare letame?" chiese. Il suo divertimento crebbe quando - probabilmente - sulla mia faccia doveva essere comparsa una delle espressioni più inorridite di cui ero capace. Istintivamente feci un passo avanti.

Meglio le galline o il letame?

Alla fine, incitato dal suo sorriso, mi feci avanti ed entrai.

Feci finta di non notare l'evidente suono crescente delle bestie e mi diressi al fianco del ragazzo, che aveva fra le mani un cesto.

"Non mi beccheranno vero? Magari non vogliono che le loro uova vengano prese e-" ma Harry bloccò il mio sproloquio con una risata.
Si calò al pavimento e raccolse un uovo depositato fra quella che supposi fosse paglia.

"Vieni, lì dentro ce ne saranno davvero tante" fece, indicandomi una conca su cui delle galline stavano beatamente appollaiate.

Lo vidi avvicinarsi e tirarmi con sé ma lo bloccai per un polso terrorizzato - senza smettere di tenere d'occhio il gallo, creatura piuttosto inquietante.

"Non vorrai mica disturbarle?" gli chiesi. Lui scosse la testa e sbatté le ciglia, lasciando spuntare quelle fossette adorabili sulle guance. Possibile che trovassi adorabili due buchi? Buchi, per la miseria!

"No, non io. Lo farai tu" e mi indicò con entusiasmo.

Rimasi sconcertato dalla sua stupida proposta, ma soprattutto dal suo essere sicuro e tranquillo sul fatto che le avrei davvero prese quelle dannate uova.

"Tu sei folle", sgranai gli occhi al continuo chiocciare, quegli occhietti piccoli e pericolosi a puntarmi con rabbia. "Penso vogliano mangiarmi" brontolai accigliandomi.

Harry rise gettando la testa indietro, facendo spaventare le galline che cominciarono a svolazzare da un lato e dall'altro della loro recinzione.
Mi parai il viso istintivamente e quando tolsi le mani notai l'espressione divertita del cowboy, che non aspettava altro se non che mi accovacciassi.

The Longest RideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora