IV

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"Tua nonna ci ucciderà!" fu quello a svegliarmi quella mattina.

La voce roca ed ancora assonnata di Harry, che saltava da una parte all'altra della stanza in cerca dei suoi vestiti.

Stanco come ero, non mi preoccupai nemmeno di vergognarmi o di provare un minimo di pudore per la situazione. Semplicemente, mi stropicciai gli occhi e mi stiracchiai sul letto, gettando la testa confusamente anche sul suo cuscino.

Era tutto un misto di odori, alcool e forse del suo profumo.

Ma comunque, a me non importava affatto della nonna, preferivo starmene in quel letto comodo, attorcigliarmi il lenzuolo alle gambe e rimanerci fino alla sera.

"Alzati Louis!".

Ma ovviamente i miei piani vennero rovinati da un Harry agitato, che mi strappò il lenzuolo di dosso e mi tirò camicia e pantalone.

Mi presi solo un secondo per guardarlo, ricordandomi della sera prima. C'era stato un bacio? No, sì? Non ne avevo idea, in ogni caso ad Harry non sembrava interessare. Era palesemente preoccupato dalla reazione della nonna nel non essere ritornati in casa.

"Coraggio, dobbiamo andare, è tardissimo" mi pregò, guardandomi con quei due grandi occhioni verdi.

Aveva i capelli tutti in disordine, delle evidenti occhiaie sotto gli occhi - cosa che non gli avevo mai visto da quando ero arrivato e cavolo!, quel ragazzo si alzava sempre alle cinque del mattino - ed il viso cereo.

"Tardi per cosa? Che ore sono?" borbottai, cercando di tirarmi su. Notai immediatamente il mondo girarmi attorno e decisi di tornare alla mia postazione principale.

Harry buffò infastidito, facendo una smorfia spazientita quando mi rivide tornare a letto. "E' tardi, alzati e basta" mi ammonì, puntandomi addosso un dito.

A quel punto, non potei che riprovarci, la sua urgenza sembrava davvero tanta; era preoccupato.

Provai a non lasciarmi prendere dalla nausea e mi infilai - con molta lentezza - la camicia, accorgendomi di macchie anomale sul tessuto. Gemetti internamente, perché ero certo che non sarebbero andate via così facilmente.

Harry si passò una mano fra i capelli distrattamente, mentre io provavo a far passare i pantaloni da gamba a gamba; improvvisamente troppo stretti. Mi lamentai un paio di minuti di troppo, fino a che non riuscii a rimettere anche le scarpe.

"Finalmente" borbottò, quasi infastidito. Ridacchiai nel vederlo così teso, seguendolo con passo tranquillo.

Non attraversammo nemmeno il locale, ma uscimmo da una seconda porta. Il pick-up, nell'accendersi, fece un brutto rumore che fece preoccupare entrambi. Ma fortunatamente, si accese e ci permise di rifare la strada verso casa.

"Puzzi di alcool" gli feci notare, "se dovessero fermarci, ti toglierebbero la patente". Non avevo idea del perché avessi intenzione di fare conversazione, ma probabilmente era stata la notte a rendermi così socievole ed audace.

Harry non disse nulla per un paio di secondi, alla fine ridacchiò sotto ai baffi. "Sarà meglio sbrigarci a tornare a casa allora" dichiarò, premendo più forte il piede sul pedale dell'acceleratore.

Sbuffai, evitando di fargli notare che superare i limiti di velocità non ci avrebbe dato un vantaggio, più che altro avrebbe contribuito a metterci in mostra maggiormente.

Mi appoggiai al sedile e rimasi immobile, osservando quella strana Tennessee di giorno, caotica come la sera precedente e non proprio attraente come la mia Chicago.

Il viaggio fu piuttosto silenzioso e tranquillo, tanto che mi venne voglia di chiudere gli occhi e rimettermi a dormire; peccato che Harry avesse deciso di no, spezzando la quiete mettendo su la radio con della musica Country al seguito.

The Longest RideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora