Avevo tristemente scoperto che Madison non era delle mie parti, ma solo di passaggio nella mia scuola, poichè viaggiava molto a causa del lavoro dei suoi. Le chiesi parecchi consigli sull'adattamento in posti nuovi, visto che lei era abituata ai cambiamenti.
Io e Madison trascorremmo la sua ultima settimana insieme, soprattutto a scuola,e fui molto dispiaciuta quando dovetti salutarla venerdì sera.
Finalmente avevo trovato qualcuno come me, qualcuno che mi ricordasse Chloe, ma ancora una volta mi ritrovai da sola.
Dopo l'equivoco imbarazzante, io e Dylan non avevamo più parlato,o meglio, lo avevo evitato per ben dieci giorni di fila anche se avevo notato che si era reso conto che qualcosa non andava. La mia tattica era molto semplice; mi nascondevo nel bagno delle ragazze ogni volta che la situazione mi pareva un po' critica, come sguardi scambiati troppo spesso o passi sempre più vicini al mio armadietto.
Scesi dal pullman, la cartella pesava molto di più del solito per colpa di quello stupido libro di matematica. mi fermai alla panchina della piazza, mi sedetti due secondi per prendere fiato e tirai fuori il mattone da 500 pagine che trattava di equazioni lineari e roba simile.
Mi rimisi le cuffiette e mi avviai verso casa. La musica mi trapanava le orecchie ma non mi importava, volevo solo che quei suoni e quelle parole mi distrassero dalla realtà, da Madison ma soprattutto da Dylan.
Il campanello suonò, e mi ritrovai alla porta proprio l'ultima persona che avrei voluto vedere. Dylan.
"Cosa ci fai qui?" dissi perplessa.
"Sono venuto qui visto che a scuola mi eviti, per sapere cosa sta succedendo"
"Niente, non sta succedendo niente" mentii.
"Non raccontarmi cazzate Skylie! Sono dieci giorni che mi eviti, non ti conviene comportarti cosi visto che sono l'unico amico che hai dopo mesi che ti sei trasferita ormai" mi disse in modo brusco.
Rimasi di sasso, appoggiata alla porta, mentre fissavo dispiaciuta il pavimento. Ero senza parole, non avevo mai visto Dylan cosi.
"Mi dispiace, davvero, non volevo dire quelle cose, io.."
"Non importa, in fondo hai ragione, non ho nessun amico" dissi prima che potesse finire la frase.
"Te lo giuro Skylie non volevo, è che io.. Insomma, faccio fatica a gestire la rabbia e volte dico cose che non penso veramente."
Abbassai la testa.
Il rumore di un garage che si apriva interruppe il silenzio.
"E' tuo padre?" chiese ansioso.
"No ma va lui lavora fino all'una di notte questa settimana!" risposi seccata.
"E allora chi è? Cioè se non è tuo padre, posso entrare senza probl.."
"No, no, no emh no non puoi perchè... Perchè è mia madre che è arrivata, quindi credo che dovresti andare" inventai sul momento.
" Tua madre?" mi chiese perplesso.
"Si" risposi con un groppo alla gola. non avevo mai mentito su mamma "E poi sta sera devo uscire quindi devo studiare adesso"
"Uscire? Ma con chi?" mi guardò storto.
" Affari miei, fai troppe domande" e gli diedi una spinta sul braccio per invitarlo ad andarsene in modo carino.
"Non dovresti uscire, c'è la luna piena" disse avviandosi verso la strada.
"Ma ti prego!" feci una smorfia e chiusi la porta.
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The sky in our eyes
FanficSkylie, 16 anni, a distanza di due anni dalla morte della madre, si trasferisce al sud con il padre per curare il nonno malato. L'inizio non è per niente semplice per la già etichettata "ragazza nuova". Ma quando Dylan Sprayberry, ragazzo dagli occh...