Capitolo 9

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Alice aveva fatto girare la voce. Ora tutti in classe sapevano della mia incertezza, del fatto che probabilmente fossi omosessuale. Ben presto tutta la scuola l'avrebbe saputo e così tante altre persone. Pensavo di colpirmi, avevano trovato quella che poteva essere la debolezza di qualcuno, così avrebbero potuto per un attimo smettere di pensare alle loro, di debolezze.
E così, come in una parabola, ero nel momento della discesa più totale nella mia vita. Temevo di toccare davvero il fondo. Allora cercavo conforto da Matteo, indirettamente. Non potevo parlarne con lui, ma in generale parlare con lui mi faceva stare bene.
Ero diventato ossessionato. Ogni giorno che non ci sentivamo per me era una sofferenza. Non parlavo più con Alice e quando i nostri sguardi si incrociavano, ci giravamo dall'altra parte. In classe nessuno più mi guardava come prima.
La notte era il momento peggiore della giornata. Nel silenzio della sera, i pensieri fanno più rumore. Non riuscivo a smettere di pensare e soffrire. Allora piangevo, riempivo il cuscino di lacrime, perché se avessi tenuto ancora a lungo il dolore in me, sarei esploso. Non potevo cercare conforto in nessuno. Mi sentivo abbandonato, totalmente.

Un giorno, un giorno di inizio maggio, facemmo un'assemblea di classe. Per me era una buona occasione per mettermi in disparte e non parlare con nessuno. Era un modo per distrarmi ascoltando le voci da gallina dei miei compagni che litigavano tra loro perché era necessario decidere dove fare la festa di fine anno. Che grandi questioni.
Ad un certo punto, incredibilmente, Andrea, uno dei miei compagni, con cui non avevo praticamente mai parlato, mai una volta sin dalla prima, si sedette vicino a me. Pensavo che l'avesse fatto semplicemente per ascoltare meglio. Ma poco dopo si girò verso di me. Non parlò subito ma mi fissò per almeno un secondo, che a me parve un'eternità, come se stesse cercando le parole più adatte da dire, su cui probabilmente stava ragionando da ore. Suonò la campanella e, prima di alzarsi di fretta per andarsene, mi disse "Ricordati che non sei solo".

Ricordati che non sei soloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora