I CAPITOLO

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- Prossima fermata Vinzaglio, next station Vinzaglio - questo dice la voce metallica che risuona nella metropolitana e un gruppo di ragazzi sale sul vagone dove mi trovo.

Squadro ognuno di loro da capo a piedi; sono i classici vippini di Torino, quelli che tutti amano anche se nessuno ha il coraggio di dirlo.

Ognuno di loro indossa pantaloni stretti con risvoltini sopra scarpe Vans o All Stars, camicie diplomatiche bianche o maglie larghe, e berretto sopra un ciuffo esageratamente alto. Le loro orecchie sono piene di orecchini che brillano, ai colli di alcuni sono appese delle collane dorate e le mani sono spesse arricchite da parecchi anelli.

Lo scopo della loro vita è essere popolari, farsi vedere, ed è per questo che si vestono in quel modo, per questo sono così affascinanti, e, sicuramente, è anche per questo che sono bellissimi. Non ho mai conosciuto strettamente uno di loro, non sono la ragazza da vippini, ma credo che le dicerie sul loro conto siano errate, come lo sono sempre i pettegolezzi.

- Ehi Bea svegliati! Non ti basta sbavare dietro quelli della nostra scuola! Che poi, per l'amor del Cielo, sei ridicola! Quei ragazzi fanno SCHIFO, insomma se vuoi proprio esagerare trovateli zarri, insomma non pretendo che tu ti trovi un ragazzo bello come quelli che mi trovo io, perché tu sei tu, ma almeno non farmi vergognare ad andare in giro con te! - questa è Sofia, la mia migliore amica.

Lei odia i vippini, o per meglio dire le vippine, perché le rubano la scena, anche se secondo me pure lei fa parte di quella categoria senza saperlo. In fondo non basa anche lei la sua vita sulla popolarità?

Sofia è davvero una bella ragazza, alta, magra, lunghi capelli lisci e castani che ricadono sulla sua schiena, e uno stile nei vestiti molto particolare. A volte, purtroppo molto spesso, mi chiedo come possiamo essere amiche. Lei è così fantastica, popolare, è una stella! Io sono, beh, semplicemente io, la prima della classe che per questo nessuno vuole conoscere, quella anti-sportiva, quella che sta sempre chiusa in casa, quella che non viene mai invitata alle feste: in poche parole, Beatrice.

Oggi è il primo giorno del terzo anno al liceo classico Massimo D'Azeglio, spero che vada tutto per il meglio e sarei già contenta di arrivare a casa senza che qualcuno mi guardi storto, ma so che sarà difficile.

- Prossima fermata re Umberto, next station re Umberto - mi avverte Rosy. È così che ho deciso di chiamare la voce metallica. Un motivo non c'è, anche se forse è perché da piccola avevo un simpatico robot che diceva sempre 'ci-a-o R-o-s-y-y' e ho deciso di unire le due cose.

Prima di scendere dò un'ultima occhiata a quei ragazzi e sospiro. Cosa mi manca per essere come loro?

- Presto Bea spicciati che mi aspettano! - mi incita Sofia mentre saliamo le scale.

Oggi mi sono vestita abbastanza bene: pantaloni neri e più attillati del solito, camicetta bianca e chignon. Non sono una modella, ma in fondo non sono brutta, solo che nessuno mi ha mai vista davvero, neanche la mia migliore amica. A volte penso che in fondo la colpa sia principalmente mia, sono io che non mi espongo più di tanto, forse perché ho paura di farmi solo del male.

Arriviamo davanti a scuola e tutti accolgono Sofia con urla e grida e mi porgono un sorriso. Devono tenermi buona per i compiti in classe e a casa, questo mi dà davvero fastidio, ma, se non facessi così, non potrei avere neanche quei pochi amici che ho.

Tra tutta la gente falsa, finalmente viene a salutarmi Riccardo, il mio migliore amico. Lui è un secchione come me, per questo andiamo d'accordo e per questo ci prendono tutti in giro, ma non fa niente. Penso che la nostra amicizia sia più importante, e nei momenti di massima autostima credo che forse gli altri siano solamente invidiosi. Sì, invidiosi del fatto che siamo intelligenti, che riusciamo ad avere amici, anche se pochi, per quello che siamo davvero e non grazie a una falsa immagine che creiamo di noi.

YOU KNOW YOU LOVE ME (Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora