III CAPITOLO

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- Presto Bea esci! Devo chiudere casa per andare a lavoro! - questa è mia mamma, che per la prima volta in vita sua deve spronarmi ad andare a scuola, ma povera me: sono stanca morta! Sta notte ho dormito malissimo, per fortuna siamo solo al terzo giorno di scuola e non ci sono verifiche.

Salgo sulla metro e dopo un po' noto che sul mio vagone ci sono gli stessi ragazzi dell'altro giorno. Con loro c'è anche una ragazza, capelli lunghi e dotati di shatush, canottiera nera dalle spalline in pizzo e leggings. Al completare il tutto Vans rosse.

Il suo volto abbastanza bello è coperto da una quantità spropositata di terra o fondotinta e i suoi occhi sono cerchiati da spesse linee di eyeliner.

Tutti la guardano come se fosse la loro ragione di vita, ma, anche se devo ammettere che è davvero molto carina, ciò non basta a convincermi sulla sua bellezza a 360 gradi. Non credo che sarei disposta a diventare così per piacere a qualche ragazzo.

Arrivata a destinazione, mi metto a camminare verso scuola. La borsa a tracolla è piena di libri ed è davvero pesante, credo che da vecchia camminerò storta, ma non fa niente, ormai quel che è fatto è fatto.

Entro a scuola e sopporto tutte le ore di lezione. Ci dicono che faremo dei corsi in più per prepararci alle gare di matematica e di greco e che per quel che riguarda il corso in piscina i rappresentanti, ossia io e Lucia, una mia compagna, dovranno andare in Aula-Magna sabato per estrarre la classe con cui faremo coppia. Wow, il destino della classe è nelle mie mani.

Infine, esco da scuola, felice di non aver dovuto mentire per Sofia, e decido di chiamare la mia migliore amica.

- Ciao Bea, grazie per oggi. – dice subito.

- Ciao Sofie. Niente. Che fai nel pomeriggio?

- Devo uscire con gli altri, non ci sarà neanche Stefano quindi sarà una palla assurda, ma non posso non andare. Ci vediamo domani! - che palle. Mi ha scaricata!

- Okay... Ciao.

Stacco e me ne torno a casa. È una bella giornata, per domani non ci sono compiti, e ho voglia di uscire.

Prendo il computer e cerco qualche film da poter vedere e subito coglie il mio sguardo un annuncio: in occasione speciale verrà ritrasmesso Pearl Harbor.

Io amo quel film, anche se mi fa sempre piangere! Scatto in piedi e mi dirigo al cinema. Quando mi ritrovo in metro, inizio a pensare che forse dovrei trasferirmi a vivere in stazione, ci passo un sacco di tempo!

Quando scendo dalla metro, arrivo al cinema con un bel po' di anticipo: sono contentissima. Mi piace arrivare presto per poter scegliere il posto migliore e poter, soprattutto, vedere tutte le pubblicità e i trailer.

- Uno per Pearl Harbor - dico alla cassiera.

- Sala Quattro – m'informa e seguo le indicazioni.

Entro nella sala e noto che all'infuori di un ragazzo non c'è ancora nessuno. È seduto in quattordicesima fila, la migliore, cavolo!

Vorrà dire che starò un po' più avanti oggi, dico tra me e me, ma quando vengo invasa dal profumo di Abercrombie e mi accorgo che quel ragazzo è Stefano quasi mi prende un infarto.

Cosa ci fa qui? Magari guarda il film, dice una fottutissima voce insolente dentro di me. Non mi deve vedere, ah, ma aspetta non preoccupiamoci. Non mi vedrà comunque.

Cammino come se niente fosse verso la dodicesima fila, ma, mentre sto per sedermi, vengo ancora una volta bloccata.

- Bea? Sei tu? – quella voce! E poi, mi ha chiamata Bea? Okay, oggi pioverà sangue.

YOU KNOW YOU LOVE ME (Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora