Capitolo 13 - Anime gemelle

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Dopo circa due settimane, i medici mi fecero finalmente tornare a casa. Il mio braccio ingessato aveva ancora bisogno di parecchio tempo per guarire del tutto, ma il resto del mio corpo si stava riprendendo bene. Harry chiese qualche settimana di ferie per starmi vicino durante questo mio periodo di convalescenza, nonostante avessi insistito sul fatto che non ce ne sarebbe stato bisogno.

In realtà non era esattamente così, fare qualsiasi cosa con un braccio solo era parecchio difficile e snervante; in più, per le costole fratturate, dovevo osservare un periodo di riposo, e non potevo fare granché, se non passare dal letto al divano e fare qualche breve passeggiata ogni tanto.

Ad ogni modo, il mio piccolo grande uomo era un amore, come sempre. Mi coccolava, mi serviva e riveriva come un principe, e i primi tempi mi dovette aiutare anche a lavarmi. Poi, devo ammetterlo, riuscimmo anche a fare l'amore nonostante le mie condizioni non fossero ottimali: faceva semplicemente tutto Harry, con quella dolcezza che possedeva. Mi sfiorava delicatamente il corpo, anche nei punti più sensibili; accompagnava ogni suo gesto leggero, guardandomi sempre negli occhi, chiedendomi se stessi bene, se avessi dolore da qualche parte.

Dio, quanto lo amavo.

Qualche volta mi impuntavo, volevo orgogliosamente fargli vedere che in realtà ero in grado di farle le cose, ma prontamente mi smentivo, ed Harry si divertiva a prendermi in giro, trattandomi come il suo bambino.

"No Lou. Faccio io.", "Aspetta che ti copro..", "Louis Tomlinson, siediti immediatamente e non affaticarti.", "Hai bisogno di riposare ora, amore..", erano solo alcune delle frasi che ogni giorno mi sentivo ripetere, peggio di una mammina. Però ammetto che ogni tanto mi piaceva che mi trattasse così. Ovviamente stavamo a casa mia, l'abitazione di Harry era andata in parte distrutta. Harry non voleva disturbare, avrebbe voluto cercarsi un altro appartamento in affitto, ma né io né mia madre accettammo discussioni: lui si sarebbe trasferito da noi, e mia mamma, quando non lavorava, lo aiutava a traslocare la sua roba. Le avevamo raccontato quasi tutto sull'aggressione, diciamo che avevamo giusto omesso qualche dettaglio..

Dopo pochi giorni, avevo deciso che fosse arrivato il momento di riaprire il discorso Nick con Harry. Entrambi avevamo evitato un po' l'argomento, solo per permetterci di riprendere la nostra serenità, per quanto non fosse facile. Così un giorno, sul divano, gli presi la mano e, sospirando, gli chiesi se gli andasse di raccontarmi.. Una volta per tutte. Lui mi guardò, rabbuiandosi appena, poi annuì ricambiando la stretta. Tentennando ogni tanto, cominciò a spiegare.

"In realtà non c'è granché da dire Lou.. Anche i miei ricordi sono annebbiati, non lucidi. Dopo che sei caduto, hai sbattuto la testa contro il letto e.. Beh, hai perso i sensi. Nick.. Nick ti strattonava e.. Le fiamme erano così alte che vi stavano divorando. Io.. Io non so bene cosa mi sia preso in quel momento.. So solo che.. Nei miei occhi c'eri solo tu. Tu avvolto dalle fiamme e.. E quel bastardo che ti tratteneva. Mi sono avventato su di lui e.. Non lo so, credo di averlo preso a pugni.." Abbassò lo sguardo. "Ero fuori di me. Ti ho preso in braccio e sono uscito da quell'inferno.. Le fiamme.. Stavano mangiando tutto. Tutto Lou. Anche Nick, che era lì in mezzo, semi-svenuto. Quando sono uscito.. Ho chiesto aiuto anche per lui.. Ma ormai non c'era più niente da fare."

Disse quelle ultime parole con tristezza, ma percepivo un certo distacco nel suo tono di voce. Harry non avrebbe fatto male ad una mosca, e nonostante quello che disse nei miei confronti mi rese felice, soffrivo un po' per lui: non avrei mai voluto che picchiasse qualcuno per me, che vedesse qualcuno morire, che in qualche modo "sporcasse" la sua anima così pura. Io potevo farlo, potevo accettarlo: mi ero sempre sentito legittimato in questo senso.. Perché io non ero come lui. Lui per me era un esempio, un fantastico essere umano da imitare. Da imitare e preservare da ogni male, da proteggere sotto una campana di vetro, così che nessuno potesse mai ferirlo. Lui era troppo buono per questo mondo così marcio.

IL MIO SOLO DESTINO ~ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora