3. Jack

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<Allora, è da un intero anno che non ci vediamo. Come te la passi?!> dice mio cugino Jack con quel suo sorrisetto da ebete quando entriamo nella mia stanza.
Non capisco cosa ci faccia qui. Dovrebbe essere all'università lontana da qui.
<Cosa fai qui? Non dovresti ess-> non mi fa finire la frase che mi si avvicina, sbattendomi con la schiena al muro infilandomi rapidamente la sua mano sotto la mia maglia. Mi guarda con aria maliziosa proprio come un anno fa, quello sguardo che non posso dimenticare.

Era un pomeriggio afoso, eravamo in pieno luglio ed io e lui eravamo soli in casa. Lui era venuto a stare da noi per qualche giorno; entrambi a petto nudo sul mio letto, intendi a guardare la televisione, cominciò a guardarmi. Gli dissi di smetterla che mi dava fastidio ma lui continuava. Così mi girai su un fianco rivolto verso di lui intento a fare il suo stesso gioco. Fece passare un suo dito sulle sue labbra ed io ero lì a guardarlo impassibile, ignaro delle sue intenzioni.
Prese la mia mano e l'avvicinò alla sua bocca per poi introdursi dentro il mio indice. Faceva sguazzare il mio dito nella sua bocca calda, con la sua lingua attorno ad essi. Introdusse anche l'altro dito adiacente succhiandolo e simulando anche qualche gemito e, questo bastò a farmi eccitare. 
Tirò fuori le dita, erano piene della sua saliva calda e fece per metterli nella mia di bocca, ma mi spostai, non volevo. Lasciò andare la mia mano e si avvicinò in modo sensuale. Alzò leggermente la testa fin ad arrivare al mio orecchio. <TI stai eccitando vero?!> mi sussurrò, con un sospiro lieve e calmo. Prese a mordermi il lobo gettandosi a peso morto su di me. Cercai di liberarmi ma lui era molto più forte e più pesante. Si scostò da sopra di me iniziando a tastarmi lì sotto. Ci infilò la mano strizzandomi i testicoli. Gemetti a quel dolore che gli fece lasciare la presa.
Mi sfilò i pantaloncini e mi abbassò i boxer facendo uscirne la mia grossa erezione. La prese saldamente nelle mani sfregandola con velocità. Si appoggiò con le sue labbra semi aperte sulla punta del mio membro. In un attimo lo prese tutto in gola. Mi fece venire in un attimo sborrandogli in bocca, ingoiando tutto per giunta! Si staccò dal mio membro e prese a leccarsi le dita macchiate del mio liquido guardandomi e facendomi un sorrisetto inquietante. Si passò una mano nei capelli e si mise a cavalcioni su di me avvicinando il suo pacco alle mie labbra. Mi voltai dall'altra parte ma lui mi prese con forza la testa e me lo sbattè in faccia. Non volevo assolutamente avere il suo pene nella mia bocca.
All'improvviso sentimmo la porta di casa sbattere e subito dopo la voce di mia madre che diceva che era tornata. Per fortuna mi lasciò andare rimettendosi il suo " coso " dentro ai suoi pantaloni. Il giorno dopo se ne andò dai suoi genitori e così non si parlò mai più di ciò. Ma quella scena mi tormentò anche per i giorni seguenti.

Le sue mani mi circondano i fianchi attirandomi a lui. Avvicina il suo viso al mio collo aspirando col naso.
< Cazzo hai un odore magnifico... > dice con quel tono di voce alquanto  raccapricciante.
< ti mangerei. > aggiunge morendomi. Sentiamo dei passi provenire da dietro la porta e, in un lampo, si sposta da me sedendosi sul letto e lasciandomi con la maglietta mezza alzata lì in piedi. < Hey... io devo tornare a lavoro. > ci avverte frettolosa mia madre spalancando la porta. Ci saluta e se ne va e per un attimo mi sono dimenticato che sarei stato da solo con Jack fino a stasera. Mi giro a guardarlo lentamente cercando di non pensare a cosa mi potrebbe fare. Lui è ancora seduto a fissarmi facendo una risatina.
< Cavolo che faccia che hai. Hai paura di me per caso? >chiede con un soghigno.
Non gli rispondo e scendo giù in cucina a passo svelto. Prendo un bicchiere e mi ci verso dell'acqua frasca; sono tutto sudato per l'agitazione. Ad un tratto sbuca dall'angolo facendomi sobbalzare mettendosi a ridere alla mia reazione. Lo ignoro passandogli accanto ma mi blocca da un braccio sussurandomi: < non credi che dovremmo finire quello che avevamo iniziato l'ultima volta?> Mi stacco dalla presa arrossendo leggermente ricordando quell'accaduto. Vado in salotto a guardare la televisione sedendomi sul divano. Lui mi segue mettendosi vicino a me ed appoggiando la sua mano sulla mia gamba. Gliela tolgo immediatamente con uno sbuffo; mi giro per guardarlo e si scaraventa sulle mie labbra. Cerco di staccarmi da lui ma con una mano mi prende i polsi portandoli sopra la mia testa, facendomi scivolare il telecomando dalle mani. Lecca le miei labbra con la lingua volendo introdurla dentro. Fa scivolare l'altra mano libera nei miei boxer schiacciando leggermente il contenuto. Non posso far altro che aprire la bocca e ansimare. Approfittando di ciò fa scivolare la sua lingua nella mia bocca facendo unirla con la mia. Più cerco di resistergli e più mi fa capire che otterrà lo stesso quello che vuole.
Pian piano rilasso i muscoli e gli afferro i fianchi con le gambe. Lui molla la presa ai polsi lasciandomeli liberi, così da poter intrecciare le miei dita nei suoi capelli. Sì stacca dalle mie labbra, mi alza la maglietta e comincia a darmi baci sul petto arrivando al mio pacco. Tira giù la zip dei miei jeans e me li scende fino alle caviglie. Stuzzica la punta del mio membro da sopra il boxer per poi farne uscire solo metà da essi. Lo circonda con la lingua prendendolo man mano nella bocca. Succhia forte facendomi gemere rumorosamente. D'un tratto mi viene in mente Manuel e quello che è successo stamattina.
Avrei voluto che ci fosse stato lui lì. Delle lacrime cominciano a rigarmi il viso e mi porto un braccio sulla faccia comprendomi all'altezza degli occhi.
< Hey, hey... perché stai piangendo?> dice preoccupato alzando il capo e fissandomi.
Vedendo che non riceve nessuna risposta continua. < Se è per questo, ti chiedo scusa ma non piangere ti prego>
Si distacca da me, mi prende dal braccio e mi tira a sedere. Con le lacrime agli occhi cerco di riaggiustarmi.
<hey Andrei, rispondimi. > mi prende il viso tra le mani constringendomi a guardarlo. E tra un singhiozzo e l'altro cerco di spiegarli quello che era successo, anche se non so davvero il perché l'abbia fatto. Forse disperazione.
<Cazzo. Scusami, scusami per quello che ti stavo facendo... non pensavo che ti fosse successa una cosa simile.> Mi prende e mi abbraccia. Come può essersi rivolta così la situazione in un attimo?!
< Andrei, uno come quello va lasciato perdere. E fidati, se te lo dico io, che ho passato una relazione cominciata proprio così, allora è vero. >
Lo fisso. Ha cambiato completamente atteggiamento.
< Ti confesso una cosa: quando la scorsa estate ti ho fatto qualla cosa, che non avrei dovuto fare, era stata per colpa del mio, ormai, ex ragazzo che mi aveva lasciato via messaggio il giorno prima. Non ci avevo visto più ed avevo bisogno di qualcosa di folle. E in quel momento non so, dovevo sfogarmi ed è finita come già sai. Ti chiedo scusa, davvero >
Mi rivolge un sorriso forzato ma, ciò non spiega del perché lo stava rifacendo. Glielo sto per chiedere ma mi precede dicendo: < E se ti stai chiedendo del perché l'abbia rifatto... beh volevo solo stuzzicarti. Non sarei andato più di lì, giuro>
Annuisco prendendo il telecomando da terra e cambiando canale cercando qualcosa di divertente per smorzare quell'atmosfera. Non so se davvero si sarebbe fermato lì, ma poco importa ora. La mia testa è da tutt'altra parte.

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