6. Visita inaspettata

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Entro in casa tutto agitato con del rossore sulle guance. Vado in camera mia cominciando a spogliarmi, intendo a fare una doccia. Sfilo la maglia e me la premo sul viso: ha il suo profumo. Prima di togliermi i pantaloni, prendo il cellulare dentro la tasca e nel farlo cade un pezzetto di carta bianca a terra. Lo prendo e lo apro vedendo che riporta un numero di telefono e sotto un cuore. Non ci vuole certo un genio per capire di chi è. Deve avermelo messo quando mi ha fatto cadere in uno stato di dormiveglia mentre mi accarezzava i capelli. Se solo ci ripenso... Vorrei tanto che lo rifacesse.
Prendo il cellulare, salvo il numero e gli mando un messaggio, ma cosa ?! Mh.. non mi viene niente in mente. Magari qualcosa di provocante...
- Mh... ho trovato questo numero, mi chiedo chi tu sia..
Premo invio. Aspetto due minuti ma non ricevo risposta. Vado in bagno, entro nella cabina della doccia e apro il getto d'acqua calda posizionandomisotto di essi; mentre l'acqua mi scivola sulla pelle, penso a lui, a come mi ha toccato, a come solo lui sa farmi cambiare d'umore con un solo gesto, parola. Il vapore comincia a formarsi e le pareti si umidificano proprio come prima nella macchina. Ma in quel caso erano i nostri corpi accaldati, i nostri respiri affannati ed eccitati a farli appannare. Dopo qualche minuto esco dalla doccia e, con tutto il vapore e come se intravedessi la sagoma di Manuel. È una cosa un po' inquietante a pensarci bene. Prendo una tovaglia e torno in camera controllando il cellulare, sussultando nel vedere un suo messaggio.
- Oh... pensavo di averti dato abbastanza spunti per ricordarti di me.
Mi mordo il labbro inferiore istintivamente.
- Beh forse ne avrò persi qualcuno
- Allora dobbiamo assolutamente rimediare..
- Quando vuoi!
Aggiungo un emoticon perversa e lo invio. Passano alcuni minuti e non ricevo nessuna risposta e comincio a farmi delle paranoie. Ad un tratto suonano al campanello, insistentemente per giunta. Dalla mente mi viene un pensiero lasciavo su chi potesse essere.
Esco dalla mia camera, incurante di avere solo una tovaglia alla vita, con il battito leggermente accelerato. Potrebbe essere veramente lui. Appoggio la mano sulla maniglia fredda e brividi di eccitazone mi salgono lungo la schiena; nella mia mente ci sono pensieri di esitazione. Apro lentamente facendo un passo indietro sentendo lo scricchiolio che fa. Metto la testa di lato e rimango allibito dalla figura che vedo sull'anda della porta: una folta cresta azzurra, occhi scuri, fisico slanciato e quel piercing al labbro; cosa ci fa qui il mio ex ragazzo Adriano? Anzi non so se posso chiamarlo proprio 'ex' visto che
era una relazione a distanza e io non ci ho mai creduto fino in fondo, e infatti...
Mi guarda con quegli occhi scuri, proprio quelli con cui mi aveva risucchiato come un buco nero ammaliandomi con solo delle foto; non abbiamo mai avuto la possibilità o l'occasione di incontrarci e questa è stata una delle cause principali della nostra rottura; sono passati sei mesi credo. Lui è del Friuli mentre io di un piccolo paesino sotto Napoli. Una relazione durata all'incirca cinque mesi. Ero davvero preso da lui. Ogni volta che stavo giù di corda mi chiamava senza perdere un solo secondo e non riattacava fin quando non riusciva a farmi ridere o spuntare un sorriso. Ad un tratto i miei pensieri vengono interrotti da due braccia che mi cingono dalle spalle. Come già immaginavo lui è molto più alto di me, infatti il mio viso è premuto contro il suo torace mentre il suo mento è appoggiato sulla mia fronte. Non so proprio come dovrei comportarmi; dovrei essere felice ma invece non lo sono per nulla, anzi è come se fossi deluso... Deluso di voler qualcun'altro al posto suo. Si stacca da me arrossito in volto mentre continua a guardarmi e squadrarmi e poi capisco del perché: ho solo una piccola tovaglia la mia nudità. Avvampo in viso per questa situazione e mi dirigo immediatamente nella mia stanza a mettermi qualcosa. Distrattamente vedo la lucetta del mio cellulare lampeggiare, che segna l'arrivo di un messaggio ma, non è il momento adatto per messagiare, ho qualcosa di più importante al momento. Metto in fretta un boxer e i primi indumenti che trovo. Quando torno di là, lo trovo dove lho lasciato, mentre con la testa è intento a guardarsi intorno. Mi avvicino un po' e gli faccio segno di entrare. <Allora... cosa ci fai qui? > dico, cercando di non balbettare. Sul volto per qualche istante gli si dipinge un sorriso lasciavo che accordato a quegli occhi ti potrebbero mandare in estasi peggio della droga. <non sei felice di vedermi? > chiefe.
< No, non ho detto questo. Solo che... Insomma non è che abiti qui dietro l'angolo> D'un tratto mi ferma e si avvicina passando un suo braccio dietro la mia schiena e poggiano il suo busto sul mio petto in modo da farmi ondeggiare all'indietro. I miei occhi e i suoi sono persi gli uni con gli altri; io nei suoi scuri, risucchiato in un buco nero, mentre lui affogato nei miei azzirrini, un mare in procinto di una tempesta. Le sue labbra si avvicinano in modo troppo sensuali per potermi rifiutare. Ed ecco che, delicatamente appoggia le sue labbra sulle mie; labbra che tempo fa avrei ucciso pur di averle; quante notti passate a sognarle e finire in un pianto. Ma adesso che le ho, non ho tutta questa voglia. Rimaniamo così per un tempo che sembra una tortura, non voglio stare così ancora. Appoggio le mani sul suo torace e lo spingo indietro tanto da staccarsi dal bacio. Toglie anche la mano da dietro la schiena e mi rimetto in posizione normale mentre, distrattamente e come se avvertissi una terza presenza. Con la coda dell'occhio noto una figura fra l'uscio della porta e il soggiorno. Mi volto e vedo con orrore il viso di Manuel intento a stringere i pugni e guardare la scena.

                          Manuel

- Quando vuoi!
Leggo quel messaggio un centinaio di volte prima di accorgermi che ho il cuore in gola dalle mille palpitazioni. Non riesco a dare una spiegazione a quello che sto provando. Ma la causa è di un certo ragazzino biondo in grado di mandarmi in confusione con un solo sguardo. Vorrei stargli lontano, ma quando è vicino è come se mi trasformassi in un'altra persona, e a volte ho paura che questo lato di me si scontri con l'altro. Ed è successo una volta: il mattino seguente della festa di Thomas quando mi aveva chiamato Rebecca la mia, ormai, ex ragazza.
<Perché l hai fatto con me se sei fidanzato >mi aveva chiesto. Non sapevo che cosa dire... avrei potuto dire semplicemente che mi andava e me ne sarei lavato le mani ma, vedendolo così affranto, deluso mi si formò un buco al centro dello stomaco non riuscendo quasi a respirare. Così senza dire niente con il capo chino me ne andai. Quella stessa mattina lasciai Rebecca senza un valido motivo per giunta; oppure sotto sotto c'era ma non volevo capire quale. Mi è già capitato di provare qualche attrazione per un ragazzo ma non mi sono mai spinto oltre ai baci o cose così, mentre con lui è stato tutto diverso. Quando lo facciamo, e come se il mio corpo si muovesse da solo sapendo già cosa fare; e lo desidero sempre di più. Prendo il cellulare e finalmente decido di scrivergli una risposta:
- arrivo!
Aspetto qualche minuto ma non ricevo nessuna risposta così prendo la giacca che ho lanciato precedentemente sulla sedia, e mi precipito giù nel cortile sulla mia macchina. Il mio cuore sta letteralmente impazzendo; continua a strimpellare da una parte all'altra. Inserisco la chiave, tolgo il freno a mano e schiaccio sull'acceleratore. Dopo una decina di minuti sono già sotto nel suo viale, ma ancora nella macchina. Qualcosa mi sta bloccando. Intravedo Andrei a petto nudo che fa entrare uno strano tizio dalla folta capigliatura blu. Chi cazzo è?! Scendo dalla macchina più lentamente possibile e mi dirigo riluttante alla porta. Le paranoie cominciano a girarmi per la testa; a quanto pare questa cosa mi rende un tantino geloso.
La porta è socchiusa e sento le loro due voci, anche se bassissime. La spalanco quando basta per potermici infilare e resto inorridito nel vedere Andrei piegato all'indietro mentre il ragazzo dai capelli blu è attaccato alla sua faccia. Stringo istintivamente i pugni e la rabbia si unisce al dispiacere. Abbasso la testa cercando di non vedere la scena ma finisco per guardarli di sottecchi. Andrei si accorge di me e in viso gli si forma un espressione che non riesco a decifrare; ci si legge la delusione e come questo tradimento lo ferisce. Ho una voglia matta di andare da quel ragazzo e tirargli un pugno in faccia. Ma all'improvviso mi rendo conto di non aver un motivo valido, ma la mia gelosia è molto più forte. Instintivamente le mie nocche si ritrovano sulla sua mascella; indietreggia di colpo, sputando del sangue che fuoriesce dalle sue labbra. Andrei ha un'espressione in volto orribile, inorridito. Pian piano la rabbia cede il posto ad uno stato di confusione. Senza dire niente vado via mettendomi di fretta in macchina e allontanandomi più che posso.

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