11. Sogni, amori e incidenti

7K 170 13
                                    

Salve a tutti cari lettori. Prima di lasciarvi al capitolo vi devo dire delle cosette.
Wow questo è il primo messaggio che scrivo in questa storia, credo.
Ma andiamo a noi!
Volevo solo scusarmi se non ho più aggiornato da 3/4 mesi ma ho avuto problemi fisici e sentimentali, se così possiamo dire.
Però volevo informarvi che questa storia verrà continuata e che non è morta ahaha. Cercherò di scrivere capitoli più velocemente possibile per aggiornare in fretta, perché a me, per chi mi conosce, le idee non mancano, anzi! Ma purtroppo gli impegni me lo impediscono.
Quindi, in fine, grazie a tutti i lettori che continueranno a seguire  questa storia!

Pantaloni diviso maglietta uguale intimo.
Scarpe meno intimo uguale nudo.

Sembrava essere tutto un sogno, o un incubo: dipendeva da quale angolazione lo si guardava.
Dovevo ammettere che era molto eccitante quella situazione, ma il tradire Manuel non lo potevo sopportare; specialmente quando vidi l'anello al mio dito riflettere la luce che entrava dalla finestra.
<No. Non posso.>
Feci per sollevarmi, ma lui mi prese dalle braccia e mi buttò giù di nuovo.
<Ho l'obbligo di aiutarti con matematica, e a giudicare da come stai reagendo, questo è l'unico modo per farti entrare nella mente le formule.>
Cosa ne poteva sapere di come ero fatto? Quel tipo mi stava facendo perdere la pazienza. Mi divincolai, inutilmente.
Poggiò la mano sulla mia coscia e cominciò il suo tragitto fino ad arrivare ai miei testicoli. Iniziò a tastarli, e il mio membro non poté far altro che svegliarsi.
A quella metamorfosi, Louis si leccò il labbro superiore e senza perdere tempo abbassò famelico la bocca alla mia intimità. Non potevo lasciarglielo fare.
Chiusi gli occhi e, appena sentii qualcosa di viscido sulla punta del mio pene, li riaprii di scatto ritrovandomi in una stanza mezza buia.
Mi alzai di scatto, e finii per inciampare su qualcosa. E a quel  qualcosa gli uscì un gemito. Guardai indietro e vidi Louis intento a massagiarsi un fianco.
<Cavolo ma che fai? Mi hai preso per uno zerbino?!> disse lui.
<Scusa, non ti avevo visto...>
Cavolo, era stato davvero tutto un sogno.
Mi avvicinai alla scrivania e guardai l'orario al cellulare. Le sei e mezza del pomeriggio.
<Dormito male?> domandò ridendo.
Spiritoso. Gli lanciai un'occhiata severa.
Mi stropicciai gli occhi e sbadigliai. Subito dopo riguardai la schermata di blocco del telefono, e vidi un sacco di messaggi da parte di Manuel. Li aprii e li lessi.
Dove sei?
Ci sei ?
Stai con quel tipo?
Perché cavolo non rispondi?
Se stai facendo qualcosa con quel tipo lo uccido.
Anzi, uccido tutti e due.
Prima te e poi lui.
Okay, basta.
Sto arrivando.
Mi si sollevarono le labbra in una sorta di sorriso informe leggendo quei messaggi. Ma l'ultimo lo aveva mandato dieci minuti fa, il che voleva dire che sarebbe stato lì a breve.
Guardai ancora una volta Louis che era intento a riporre i libri nella sua cartella. Meno male, se ne stava andando.
<Bene, credo che sia l'ora che io vada.> disse aggiustandosi un ciuffetto di capelli.
Lo accompagnai alla porta d'entrata quando, subito dopo averla aperta, ne sbucò Manuel facendo sobbalzare Louis.
<Grazie per oggi Lou, poi ti faccio sapere per la prossima.. emh... lezione di recupero.>
Louis uscii e Manuel entrò, e i loro volti si incrociarano per qualche secondo. Ma erano totalmente diversi: quello di Manu era uno di quegli sguardi indagatori, dove cercava di metterti soggezione, e quello di Lou era disperso, a disagio.
Il povero Louis non fece in tempo a fare neppure un saluto che Manuel chiuse la porta con forza. 
Era al quanto arrabbiato.
Beh, forse averlo lasciato in quel modo stamattina non era stato molto carino; e forse neppure non  rispondere al cellulare per ore, con lui a pensare chissà cosa con me e Louis in una casa vuota.
Si, ero decisamente in un mare di guai.
Provai a girarmi velocemente per scappare dalle sue grinfie, ma le sue due braccia mi strinsero a sé in un secondo. Appoggiò il viso sulla mia spalla, strisciò il naso sul mio collo e aspirò a lungo.
<Che avete fatto fino ad ora?> chiese, accentuando l'ultima parola.
Sentivo la sua voce trattenuta dallo sbraitare.
<Matematica> risposi, evitando la parte del mio sonnellino.
Mi spinse a terra e, subito dopo, venne su di me. Alzò la parte superiore del busto sorregendosi con le braccia, vicino alla mia testa.
<Ti ha fatto qualcosa?>
Chiuse gli occhi e odorò i miei capelli.
Scossi la testa. Non avevo voce per parlare, una delle sue gambe era nell'incavo delle mie, e sapevo per certo che se aprivo bocca non ne sarebbe uscita una parola, ma ben altro.
Scese con il viso, dai capelli alle mie orecchie. Strusciò le labbra contro il lobo, e poi lo infilo dentro. La lingua così viscosa che inumidiva la parte inferiore dell'orecchio. Semiaprii le labbra e feci uscire alcuni ansimi proibiti. Le mie braccia si mossero da sole, e andarono a posizionarsi sulla sua schiena stringendolo e attirandolo ancora più giù. Sapevo già quell'era la mia punizione.

Scopami ora!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora