17. Natale pt 1

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                            Andrei

Era la mattina della vigilia di Natale, e stavo già avendo una discussione molto animata con mia madre. Si era impuntata sul non farmi dormire quella notte a casa di uno sconosciuto, per loro.
La prima cosa che avrei voluto dirgli era che, quello sconosciuto, era men che meno il fidanzato di suo figlio.
<Ho diciassette anni! Non sono mica un bambino. E in più ci sarà anche Sofia.>, sbraitai in collera, <Siamo solo quattro amici che festeggiano! Non ci vedo nulla di male>
Senza dire niente prese le chiavi dell'auto sul tavolo e se ne uscì via. E ne fui davvero felice di quella sua reazione. Negli ultimi anni non aveva avuto un briciolo di umanità nel chiedermi qualcosa, un come stai, un come va la scuola; niente di niente. Ed ora doveva iniziare ad accorgersi di me? Proprio ora che stavo riuscendo a crearmi una vita un po' più decente?
Mi dispiaceva per lei ma il tempo era ormai scaduto. Di certo non ero stato io a sbattere la porta in faccia ad un figlio quando aveva bisogno della propria madre; non ero stato io a urlare al proprio figlio di cercarla il meno possibile, che lei aveva già troppe cose a cui badare; non ero stato io a mandare a monde il suo matrimonio. Eppure, ne avevo sofforto anche io senza meritarlo.
Trattenuto dai miei pensieri più latenti, tirornai in me grazie ad un pick del mio cellulare che tenevo fra tra le mani. Sbloccai la schermata di avvio e lessi il messaggio che mi era appena arrivato.

Da: Manuel
Non vedo l'ora che sia stasera!

Già, oggi era il giorno della vigilia di Natale, e la giornata non poteva cominciare meglio.

Uscii di volata dalla doccia e camminai svelto verso la stanza.
Dovevamo trovarci tutti lì alle sei e mezza per cucinare quello che poi avremmo mangiato la sera, ma erano le sette meno qualche minuto ed ero passato dall'essere calmo e avere tutto sotto controllo al prepararmi alla velocità di Flash.
Non sapevo neppure io come avessi fatto a ritrovarmi così, visto che non avevo fatto un bel niente tutto il tempo, avevo oziato come al solito.
Ma per fortuna c'era Manuel che mi veniva a prendere, e poi passavamo a prendere anche Sofia.
Mi misi i vestiti che avevo già precedentemente preparato sul letto: comincia rossa, jeans con un strappo semi circolare sul ginocchio destro e delle semplici scarpe da tennis.
Quando scesi giù per le scale, vidi mia mamma aspettarmi sull'anta della porta con qualcosa in mano.
Mi venne un sussulto al petto.
<Tieni. Queste sono delle patate ripiene, basta solo riscaldarle. Spero siano venute buone> disse porgendomi un vassoio.
A quanto pareva oggi stavo assistendo ad un miracolo pre-natale. Ma poi mi accorsi che non avevo tempo, e la salutai con un grazie.
Uscii fuori nel freddo congelandomi tutta la faccia. Corsi a passo svelto verso la macchina di Manuel dove, fortunatamente, era accesso il riscaldamento. Se solo avessi potuto, non sarei più sceso da quella macchina.
Si slanciò dal suo sedile per tentare di lasciarmi un bacio sulle labbra, ma lo ammonì in fretta.
<Ci potrebbe essere mia madre che ci guarda!> lo liquidai.
Sbuffando si mise la cintura e partì con la macchina. Prendemmo Sofi e infine ci indirizzammo verso la casa di Thomas.
La prima ed ultima volta che misi piede in quella casa fu a metà settembre e, pensandoci ora, era il posto da dove cominciò a nascere la mia storia con Manuel. Un po' mi imbarazzava quella cosa, e chissà se lui se la ricordava.
Arrivammo, e a darci un caloroso benvenuto fu proprio Thomas dicendo sarcasticamente: <Wow siete proprio in orario>
Sentii gli sguardi inbufaliti si Sofi e Manu scorrermi lungo la schiena, ma li ignorai con nonchalance.
Dall'androne di casa ci spostammo in un'altra stanza, dove si apriva un piccolo ma confortevole angolo da cucina. Vidi una piccola mensola vuota e ci appoggiai la teglia che avevo in mano.
<Che cos'è?> chiese Thom.
<Nulla di che, dovrebbero essere delle patate fatte da mia mamma>
<Spero non ci sia del veleno> mi sussurrò poi Sofi all'orecchio.
Io alzai le spalle e dissi un semplice  tutto può essere.
Come già volendosi dimostrare, io facevo abbastanza casini in cucina. Avevo rovesciato per sbaglio della farina e rotto male quattro uova. Manu e Thomas ridevano senza sosta alle mie figuracce, mentre Sofia mi intimava di andarmi a sedere se avevamo voglia di cenare più tardi. Quindi, dopo aver intinto accidentalmente la carne prima nel pan grattato e poi nell'uovo, decisi di finirla lì. Uscii dalla cucina e andai in bagno a lavarmi le mani.
Passai dal soggiorno e lì mi ricordai che, sempre alla festa di tre mesi fa, là era posizionata la pista da ballo. Anche se a guardarlo ora mi sembrava tutto molto più piccolo e stretto.
Cammimai oltre e salii le scale di sopra, per poi aprire la seconda porta che mi si parò davanti. E fortunatamente mi ricordavo bene.
Una volta finito e tolto dalle mie dita tutto ciò con cui mi ero sporcato, uscii  dal bagno.
Non ebbi nemmeno il tempo di aprire gli occhi che, improvvisamente, mi ritrovai catapultato nella stanza adiacente. La luce era spenta, ma sentii la porta chiudersi. In un primo momento fui assalito da un'ansia incolmabile, ma quando venni spinto al muro e baciato seppi già di chi si trattasse.
Spostai le braccia intorno al suo corpo, ma quando si sentì cingersi mi bloccò, le prese e me le alzò con forza in alto. Mi fece un po' male, tanto da uscirmi un gemito, però di rimando ricevetti solo un sorriso mentre la sua bocca era ancora sulla mia.
Le nostre lingue non persero tempo prima di toccarsi e scivolare una sull'altra. Poi, inaspettatamente, cominciò a colpirmi con il suo stesso bacino sul mio. La sua erezione era praticamente palpabile e, anche con i pantaloni, strusciava contro la mia ancora in fase di sviluppo.
Ma quando ormai fui preso da una scarica elettrica, piena di voglia, si staccò brusco e mi gettò sul letto dietro, con ancora la stanza inondata dal buio.
Mi misi già sdraiato a gambe un po' aperte, pensando che volesse passare allo stadio successivo, ma quando vidi la porta semiaperta capii che se n'era già volatilizzato. Quello stronzo voleva solo farmi venire voglia.
Scesi giù lentamente, come se non fosse successo niente.
In cucina erano tutti ancora intenti a cucinare, e guarda caso Manu era girato verso il lavandino. Ma quando incrociò il mio sguardo e gli ammiccai, sembrò non cogliere il segno. Era tutto strano, oppure fingeva così bene da ottenere il premio Oscar.

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