7. Pensieri e pugni

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                           Andrei

< Ti ho detto che sto bene, And > continua a dirmi Adriano mentre gli premo una pezza bagnata sul labbro sanguinante. Siamo seduti sul divano e nella mia mente non fa che riapparire il momento in cui Manuel lo manda al tappeto. Dovrei essere felice o arrabbiato ma qualcosa mi dice che nessuno di queste due è l'emozione giusta. Ma perché lo avrà fatto?
Forse è geloso... gli importa di me. Ma per esserne sicoro devo vederlo e parlare con lui!
" ahh! " d'un tratto Adri toglie un grido strozzato; sono così sovrappensiero che non mi sono accorto di premere troppo forte sul labbro. Blocca il mio braccio con la sua mano e l'abbassa, per poi avvicinarsi con il viso al mio. Lo sta per rifare, un'altra volta. Sento il suo respiro soffiarmi sulle labbra socchiuse cercando di stuzzicarmi. Immediatamente lo rifiuto facendolo indietreggiare mettendogli una mano sul petto. Gli si forma un sorriso deluso, forzato.
< Non ti interesso più eh? > dice girando la testa di lato. Abbasso anche io la testa cominciando nervosamente a stringermi le mani.
< E c'entra quel ragazzo > continua.
Non rispondo. Sto in silenzio.
Si alza in piedi sbuffando, dicendo: < Un viaggio inutile a quanto pare >
Di scatto mi viene in mente che non ha ancora risposto alla mia domanda. <E perché sei venuto, cosa ci fai qui?>
Si gira a guardarmi con un espressione lasciva come se avessi appena chiesto una cosa stupida. Nei suoi occhi si percepisce solo tristezza. <quale altro motivo avrei di venire qui se non per te? > dice quasi esasperato alzando le mani verso l'alto. Non capisco, noi ci siamo lasciati mesi fa, ma non faccio in tempo a ribattere che continua.
<Si proprio così: tu! In questi mesi non sono riuscito a dimenticarti; è da quando ci siamo conosciuti che sto mettendo soldi da parte per venire un week end da te. E quando ci siamo lasciati, io ho continuato perché sarei venuto da te e ti avrei riconquistato, ti avrei ripreso sotto la mia ala protettrice. Ma a quanto pare questo è stato solo un sogno ad occhi aperti accaduto nella mia fantasia. Ormai non esisterà più un 'noi' e dovevo capirlo già da quando non ci scrivevamo più, se non di rado; e quei messaggi erano anche freddi per giunta. > conclude.
Ma io che colpa ne ho?! Do sfogo ai miei pensieri.
<Beh mi dispiace> dico con tono malinconico ricevendo un'occhiata arrabbiata da lui; e questo mi fa letteralmente incazzare e agitare. L'unica cosa che riesco a pensare e che voglio parlare con Manuel.
< Senti! Nessuno ti ha detto di venire qui! E se vuoi scusarmi, ora ho una cosa da fare. Sei pregato di andartene> cerco di sembrare più calmo possibile. Mi alzo dal divano e gli passo accanto prendendo le chiavi di casa che ho lasciato sul tavolino ma all'improvviso qualcosa mi colpisce alla testa. Le palpebre diventano pesanti fino a chiudersi del tutto, e cado a terra a peso morto perdendo i sensi.

                        Manuel

Esco da casa di Andrei con il respiro affannato. Ho appena tirato un pugno in faccia ad uno sconosciuto, che magari può essere anche un suo familiare e io ho fraiteso tutto.
Ma da quando si baciano i familiari?! Salgo sulla macchina e sfreccio lontano da lì. Non so neppure io perché l'ho fatto ma quando ho visto quella scena, lo stomanco ha cominciato a girarsi e rigirarsi. Gelosia, questa parola mi ronzola nella testa, e non riesco a mandarla via. Non so come ho fatto ma ho guidato fino a casa di Thomas, ma forse parlare con lui mi può aiutare. Quando scendo dalla macchina, eccolo che esce da casa sua. Quando mi vede la sua espressione spensierata diventa preoccupata. Si avvicina di corsa all'auto e mi chiede se sto bene. Per chiedermi una cosa del genere vuol dire che ho un'espressione da spavento. Gli faccio segno per salire in macchina e senza fiatare lo esegue alla lettera. Metto in moto l'auto e guido fino al parco abbandinato fuori città. Da piccolo, quando vivevo con i miei nonni nella loro fattoria, mi ci portavano spesso a giocare. All'improvviso un ricordo, una sagoma tutta sfocata di un bambino mi attraversa la mente.

Un bambino. Un bambino dai capelli biondi stava correndo da una parte all'altra per tutto il parco.
Rideva.
Rideva incosciente. 
Rideva in continuazione. Senza un motivo.
Ad un tratto cadde, sbucciandosi il ginocchio, e mi avvicinai a lui preoccupato.
Ora piangeva. Piangeva e singhiozzava.
Si aggrappò a me e, fra le lacrime ripeteva il mio nome.

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