15. Un'uscita tra amici

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                               Louis

Quel pomeriggio andai da Walter in biblioteca. Stranamente non c'era per niente gente, anzi spostarsi tra uno scaffale e l'altro era ben scorrevole.
Non vedevo l'ora di vederlo e parlarci. In giro non si vedeva, e di andare a chiedere alla signora dietro al bancone mi sminuiva.
Girai allo sbaraglio tra ripiani e mensole, ovviamente piene di libri di tutti i generi.
Mi stavo ormai annoiado e pensavo che oggi non fosse di turno ma, quando qualcuno mi tese le mani sugli occhi sobbalzai. Per qualche strano motivo sorrisi e poi cominciai a tastare la faccia di quello che doveva essere proprio Walter.
Quando per sbaglio gli infilai un dito nel naso e sentì un lamento, mi girai con il sorriso già sulle labbra.
Ma quando mi fui voltato, non vidi la montagna di capelli di Walter davanti a me, e neppure le sue labbra carnose, bensì si trattava solo di mio cugino Thomas.
<Che ci fai qui?> gli chiesi incredulo.
Si passò una mano nei capelli mori.
<Sono passato a prendere un libro di storia per l'ultimo esame prima delle vacanze natalizie> si giustificò molto chiaro.
Annuii, non avendo nessun altra cosa da dire.
Purtroppo nella famiglia di mio padre erano tutti contro di lui perché aveva sposato mia madre. Una famiglia piena di grandi lavori, come avvocato, medico e amministratori, sposarsi con una donna che proveniva da una famiglia di contadini e muratori era una violazione, un'empietà.
Per quanto papà riuscì a diventare un imprenditore commerciale, solo per volere di mio nonno, una volta successo la catastrofe di aver portato una povera plebea in famiglia, lo avevano estraniato dal nucleo familiare. E da quello che sapevo, dopo l'accaduto, prese la sua roba, Stefany, ovvero mia madre, e se ne andarono via.
Dopo il loro quattordicesimo anno di matrimonio nacqui finalmente io, ma quello che ne venì fu solo dolore.
Anche dopo quella tragedia, il perdere una maglie, la donna a cui aveva dato anima e corpo, la sua famiglia non si fece né vedere e né sentire.
Erano troppo attaccati alla reputazione che poteva intaccare il loro nome, per preoccuparsi di perdere un figlio.
Pensandoci ora, meglio così. Delle persone del genere era meglio perderle.
Thomas però, non era affatto in quel modo. In un certo senso mi ricordava proprio mio padre.
Ma sia io che lui, ci trovavamo molto spesso in imbarazzo quando chiaccheravamo. Forse era paura, non sia mai che ci beccavano a parlare. Entrambi i nostri genitori ci avevo intimato di non dover avere nulla a che fare con le rispettive famiglie, ma noi che c'entravamo?!
Dopo un po' Thomas mi salutò, e se ne andò via con un libro gigante sotto il braccio.
Mi fermai a pensare ancora, mentre lo vidi uscire dalla porta della biblioteca.
Ma prima che mi ci immersi completamente, qualcuno dietro di me fece la stessa cosa che aveva fatto prima mio cugino. Mi irrigidì all'istante. Sembrava essere diventato una moda apparire dietro le mie spalle e oscurarmi gli occhi. Ma quando vide che non facevo nessun movimento, mi lasciò andare il viso.
<Hei, scusa non volevo infastidirti.> disse Walter apparendomi davanti. Lo vidi con un'espressione incerta.
<No, no assolutamente>, gli rivolsi un sorriso, <ero solo pensieroso>
In quel momento fece un espressione da detective, mise due dita sotto al mento e si avvicinò al mio viso. Lo avevo a pochi millimetri di distanza. I suoi occhi indagavano nei miei. Deglutii.
<Cerca di non farlo molto. Guarda>, mi puntò un dito sulla fronte, <ti sono uscite delle rughe enormi!> concluse ridendo.
Subito mi tirai indietro arrossendo lievemente sulle guance, mentre mi massaggiavo la tempia nervoso.
<Allora, come ti senti?> chiese mentre si spostava dietro un altro scaffale.
Sto una meraviglia ora che ti ho visto. Mi hai tolto ogni traccia di malanno e di malumore.
<Come al solito> risposi, però.
Lui annuì, senza ribattere.
Cadde all'improvviso il silenzio e io non ero per niente bravo a tenere su una conversazione.
<Grazie per il libro, comunque> dissi la prima cosa che mi venne in mente.
Gli si formò un lieve tratto sulle labbra. <Di nulla>
Continuava a mettere a posto libri su libri. Seppure sarei stato volentieri lì a guardarlo, mi sembrava una cosa troppo invadente.
Feci per andarmene quando, con una presa al mio braccio, mi fece voltare.
<Ti va di uscire stasera?>
Spalancai gli occhi per la sorpresa.
<Nulla di personale. Mi sei simpatico e mi sento ancora a disagio per la botta che ti ho fatto prendere> aggiunse, ma sembrava più una giustificazione.
<Certo...> risposi un po' incredulo.
<Bene>, inclinò un po' la testa per guardarmi meglio, <Otto e mezzo sotto casa tua?> chiese con un tono molto delicato.
Annuii, ancora scettico.

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