Capitolo IV - Preda da strada

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Trascinato nella notte, sotto un cielo che sembrava aver voltato lo sguardo da un'altra parte, infine alle mie nari giunse il dolce odore di pelle calda.

Ormai quasi muovendomi a quattro zampe, fendevo l'oscurità come un lordo ratto. Il profumo era sempre più intenso e ben presto, fui certo che si trattava di una donna.

Il mio appetito era feroce e temevo che la creatura non sarebbe bastata a placare il mio bisogno di sangue, avrei voluto lasciarla andare, non privarla della sua vita ma, queste erano miserabili considerazioni dello stesso valore dei pochi spiccioli che tenevo nelle mie tasche e comunque ero ormai alle sue spalle.

Inclinai il capo verso la spalla sinistra e stetti un istante a guardarla.

Se ne stava sotto un lampione, indosso aveva una pelliccia sgualcita e alla quale mancava del pelo, come fosse di una bestia ormai vecchia e malata.

La donna aveva capelli corti e arruffati, di quel blando biondo sciatto da tinta dozzinale, eppure dondolava i fianchi abilmente, mentre cercava di adescare il nulla notturno.

Poi si fermò, forse avvertendo la mia presenza inquieta e lentamente prese a voltarsi.

Quando il suo collo si fu torto abbastanza da permetterle di vedermi, i suoi occhi si fecero grandi e colmi di inquietudine.

Leggevo sul suo viso tutta la strada che c'era nel suo passato, tutte le notti insonni trascorse sotto un lampione solitario, gli uomini che avevano pagato per la sua compagnia e le centinaia di volte in cui aveva creduto che sarebbe morta per mano di questo o quello.

Era tutto li, in quei due grossi occhi mal truccati e mortalmente stanchi.

Mi ero tenuto a debita distanza dall'alone di luce che illuminava la donna, questo mi permise di osservarla e lasciare che lei non comprendesse fino in fondo ciò che stava vedendo. La mia capacità di provare pietà era rotolata fin dentro le scarpe e dà lì, pur ridotta alle dimensioni di un sassolino, si adoperava testarda per recarmi fastidio.

Mi obbligava a vederla.

A vederla nella sua nuda realtà. Cercando di convincermi a lasciar perdere e a cercare da un'altra parte qualcosa con cui placare i miei bisogni.

Ma...ero troppo affamato e fui repentinamente colpito da una cecità mentale che mi lasciava intravedere solo il boccone caldo che mi attendeva sotto la luce smorta del lampione.

Decisi su due piedi che avrei saltato i preliminari con la mia sconosciuta signora e mi sarei lanciato sulla sua gola senza indugi, e così feci ma... rimasi pietrificato quando mancavano poche falcate per ghermirla; divenni sasso, come se lei avesse estratto di colpo dall'interno della sua borsetta la testa mozzata della gorgone.


I vecchi dentro - ConcorsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora