Capitolo V - Sangue e carne

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In realtà, fui tramutato in sasso dallo sguardo smanioso del macilento vampiro che avevo scorto ore prima mentre vagabondavo per le strade.

I suoi occhi traboccavano ottusa ferocia e apriva e chiudeva le mani spasmodicamente, come fosse uno strano metodo di training autogeno per mantenere un barlume di calma.

Teneva la testa incassata tra le spalle ossute e mi fissava in cagnesco.

Entrambi eravamo lì per un motivo. La sete che annichiliva tutte le nostre funzioni mentali e ci riduceva a bestie pronte a scannarci pur di non perdere il privilegio di nutrirci.

E questo eravamo in procinto di fare, o meglio, io lo ero.

Quel figlio di una cagna storpia aveva il cranio pieno solo di vecchie scatole polverose, e intravista la mia fissità si gettò sulla donna così rapidamente, da farmi rimanere a bocca aperta come uno zotico bifolco difronte ad un trucco da circo delle pulci.

Quando mi strappai dalla faccia quell'orribile espressione, il miserabile afferrava la donna per il collo della pelliccia e la scaraventava a terra.

Mi mossi.

Lesto come una raffica di vento, fui sul volgare parassita e cercai di disancorarlo dal corpo della donna, ma quello si era abbarbicato come edera e mordeva l'aria cercando di affondare i suoi denti corrotti nelle mie carni.

Era forte, lo avevo sottovalutato e questo mi sarebbe potuto costare caro, ciò nonostante continuai a lottare e ora sembravamo tre ingordi beoni intenti a far festa ruzzolandoci in terra, incapaci persino di accoppiarci decentemente.

La donna intanto non riusciva neppure a gridare per chiedere aiuto, schiacciata sotto il nostro peso roteava gli occhi resi bovini dalla paura, ed io ero quasi certo che alla fine sarebbe finita morta e stecchita per asfissia e tanti saluti a tutti.

Ringhiai di frustrazione a quel pensiero e fui preso da una smania inconsulta che mi spinse ad affondare i denti nella spalla del mio rivale.

Questo, preso alla sprovvista, ululò di dolore e sorpresa ma invece di rispondere alla mia offesa per tutta risposta afferrò malamente la donna per i capelli e le girò brutalmente la testa di lato poi affondò denti, bocca e faccia nella gola della poveretta.

Lei sbarrò occhi e bocca ma non emise suono ed io capì che mi stavo giocando la cena.

Decisi così alla fine di farmi famelico compagno di banchetto, smontai dalla groppa dell'orribile vampiro e afferrato un braccio della vittima incollai la bocca al suo polso, lacerai la carne e mi lasciai affogare nelle vene della povera donna.

Succhiavamo entrambi con foga e brama, come due ragazzini succhierebbero dalle loro rispettive cannucce tuffate in un unico bicchiere di frappè.

Ognuno cercava di arraffare quanto più sangue possibile; succhiammo fin quando non avvertimmo il cuore di lei farsi fiacco. Le avevamo svuotato le vene con tanta veemenza, che fui sicuro di avvertire dal fondo del suo cuore quel tremendo rumore di risucchio che si produce quando si succhia solo aria,  decisi di scollarmi da lei.

Caddi sulle natiche e faticai a respirare per qualche minuto, stavo pagando la mia ingordigia.

Lui restava avvinto alla sua preda e ancora suggeva le povere arterie ormai aride; doveva sapere quanto fosse pericoloso attardarsi così tanto su un corpo, diamine dovevano avergli insegnato a lasciare la presa quando il cuore iniziava ad inciampare pericolosamente, oppure no?

E in quei momenti desiderai che egli ne fosse ignaro e agognai di vederlo trangugiare il salmastro sangue grumoso ormai morto che avrebbe appestato il suo sangue uccidendolo.

Quasi trattenni il fiato mentre lo sentivo ingurgitare rumorosamente le ultime sorsate di sangue, e mi ritrovai ad incrociare le dita come uno scaramantico mortale, sperando di vederlo crollare a terra morto.

E invece quello all'ultimo istante si scollò dalla sua vittima, volò all'indietro e finì con la schiena a terra, come fosse stato sputato via; rantolava furiosamente e si agitava come se avesse il corpo pieno di pulci mordaci, io lo fissavo come uno stupido, dondolando velocemente la testa nel seguire i suoi sussulti inconsulti, chiedendomi se quello fosse il macabro balletto che accompagnava la morte di un vampiro troppo ingordo.


I vecchi dentro - ConcorsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora