Capitolo X - Favori che devono essere resi

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Una mano calò pesantemente sulla mia spalla, tanto che mi piegai di lato non reggendo al colpo improvviso. Venni risucchiato a ritroso, strappato da quel tempo lontano e da quei temibili ricordi e fui risputato nel presente.

Mentre mi voltavo ancora frastornato da quella vivida rivisitazione del mio passato, sapevo che a riportarmi indietro non era stato il tocco di uno sciagurato ruba galline, ma di qualcuno al quale dovevo qualcosa.

La notte giovane si lasciava sfilare gli ultimi scampoli di luce ed io, in quegli ultimi bagliori riconobbi il viso dell'uomo che mi era ora difronte; sospirai mesto mentre mi accorgevo tardivamente che il suono del violino era ormai svanito chissà dove e lui, con un'espressione simile ad una lapide di pietra mi diceva:

" E'tempo che tu mi renda il favore".

La luce diurna si era infine spenta, consumandosi rapidamente come un fiammifero, mentre la terra umida iniziava ad esalare lunghi sospiri di vapore. L'uomo non aveva atteso risposta alcuna uscire dalla mia bocca, mi aveva fissato con i suoi occhi gelidi. Poi voltatemi le spalle, si era immerso nella notte brumosa facendosi luce con una stentorea lampada ad olio.

Lo seguivo misurando i passi e quasi trattenendo il respiro, occhieggiando il buio cimitero che si snodava intorno a noi trasformatosi in un dedalo pericoloso, fitto di lapidi morse dal tempo e da statue incappucciate intente a guardarti di sottecchi. Ma anche talvolta di buche fresche scavate di giorno e lasciate malauguratamente aperte e pronte ad inghiottire qualche sciocco moccioso in cerca di avventure.

Mentre elucubravo sui rischi dell'andarsene a zonzo per cimiteri durante la notte, mi parve per un istante di sorprendere sospeso nell'aria un lamento. Mi fermai immediatamente e lanciai i miei finissimi sensi all'inseguimento di quel sinistro rumore.

Anche la mia guida silenziosa si era fermata, doveva aver percepito anch'egli quel lamento nell'aria, lo vidi poi scuotere leggermente il capo in chiaro segno di diniego, capii che forse quel rumore non gli era poi tanto estraneo, forse sapeva addirittura chi era a produrlo ma questo anziché rassicurarmi mi procurò invece uno strano annodamento nelle viscere. Mi resi conto di essere in movimento verso qualcosa che mi avrebbe costretto a rimandare i miei propositi di autocommiserazione e in quel momento mi domandai seriamente perché non portavo mai a termine quello che da anni ormai ciclicamente mi riproponevo, uccidermi.



I vecchi dentro - ConcorsoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora