Capitolo 1 - Il figlio del Fuoco

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Il mio fratellino si preparava ad attaccarmi... tenendo la lancia in posizione di difesa.
Mi sfuggì un risolino.

<<Perché ridi, Fuarhun?>> chiese con voce acuta.

Ancora non riusciva a mascherare la sua agitazione quando combatteva.
Scossi la testa senza rispondere.

Mai istruire il tuo avversario, mi aveva insegnato mio padre. Anche se l'avversario in questione è uno dei tuoi fratelli e il vostro è solo un addestramento.

Fua balzò in avanti, ancora con la lancia stretta al petto.
Schivai il colpo all'ultimo momento e piantai la lancia a terra, a pochi centimetri dai suoi piedi.
Il mio fratellino ruzzolò a terra inciampando nel groviglio creatosi dall'incrocio delle nostre lance.

<<Ah ah ah ah... a quanto siete arrivati?>> chiese Fuarian. Era più grande di Fua, ma più piccolo di me.

<<56 a 3 per me>> risposi.

Fuarian, seduto sulla staccionata con le braccia muscolose incrociate davanti al petto, fischiò. <<Cavoli, Fuarhun! Sei imbattibile>>.

Non capii se era una domanda o un'affermazione, perciò sorrisi discretamente.

Mai lodarsi, mai umiliarsi. Ricordavo le lezioni di mio padre a menadito benché fossero passati secoli dai giorni in cui lui era qui al mio posto, nel nostro cortile, ed io al posto dei miei fratelli ad apprendere l'arte della lancia.
Fua aveva 115 anni, ma non riusciva a portare a casa neanche 10 vittorie durante le ore che quotidianamente dedicavamo al combattimento, mentre io ad 116 anni pareggiavo con mio padre con un perfetto 50 e 50.
Chissà se in un anno poteva migliorarsi al tal punto...

<<Argh!>> gridai, mentre la parte senza punta della lancia di Fua mi si conficcava nello stomaco.
Lasciai la presa intorno alla mia lancia e mi abbracciai il busto.

<<Quattro!>> gridò lui esultante, lanciando via la sua lancia e alzando i pugni al cielo.

<<Ah ah... >> feci sarcastico. << ...bel colpo, fratellino!>>.

<<Mai distrarsi!>> recitò Fua, abbassando la voce nel tentativo di imitare nostro padre.

Socchiusi gli occhi e accusai il colpo. Aveva ragione.

<<Sì... >> dissi a gran voce per poi lanciarmi verso di lui.
Con un movimento fulmineo presi il suo esile polso e glielo portai dietro alla schiena << ...ma lanciare via la propria arma è una pessima idea!>>.
Fua tentò di afferrarmi con la mano libera, ma io ero già dietro di lui.
Presi anche l'altra mano e dato che teneva le gambe larghe usai un piede per sollevarne uno dei suoi.
Una sola gamba non bastava a sorreggerlo, specie con il mio corpo che premeva contro il sul suo.
Lo schiacciai a terra.

<<Va' bene! Va' bene! Hai vinto tu!>>.

<<57 a 4... e il tempo è finito!>> dissi.

Le nostre ombre non si proiettavano quasi più sul terreno di cenere di pomice del cortile, il Sole doveva aver raggiunto lo Zenit o era vicino a farlo, dovevo andare.

Fua, come al solito, protestò.
Ero il suo fratello maggiore preferito e se fosse dipeso da lui non avremmo fatto altro che allenarci nel cortile dalla mattina alla sera.
Beh, lui poteva anche restare ad allenarsi ancora un po' dato che le lezioni teoriche gli spettavano solo di pomeriggio... beata gioventù!
Ma io no...
Raramente riuscivo ad avere un paio di ore per me prima di mezzogiorno ed ora, grazie a Fua, neanche più quelle!
Ma quando mi guardava con quegli occhioni ambrati non sapevo dirgli di no...
Presi la sua lancia e la mia e le lanciai entrambe a Fuarian che le afferrò al volo.
Afferrai il mio mantello nero sulla staccionata e rientrai nel Vulcano, mio padre mi stava aspettando.
Fuarine, il Sovrano del Fuoco, era un Espirit millenario dall'animo pacato e comprensivo, raramente lo avevo visto arrabbiarsi.
D'altronde non si gioca con il fuoco, lo sanno anche i bambini... e che siano umani o Espirit non fa differenza.
Capelli color oro, occhi ambrati, pelle chiara... i connotati tipici della nostra stirpe.
Io, Fua e Fuarian eravamo sue emanazioni, ossia eravamo nati da lui senza una madre che ci partorisse, e avevamo ereditato totalmente questi connotati, ma mio padre aveva avuto delle consorti umane nei secoli ed i figli che ne erano nati avevano mischiato i suoi tratti con quelli delle donne che le avevano dati alla luce... creando delle combinazioni davvero particolari e bellissime.
Alcuni di questi miei fratelli, chiamati Sciamani Guerrieri, mi passarono accanto mentre mi apprestavo a raggiunger mio padre nella Sala del Trono.
Alcuni avevano qualche centinaia di anni altri solo una ventina e a stento si reggevano sui loro piedi. Una piccolina dai capelli color rame muoveva i suoi primi passi per il corridoio, seguita dall'occhio vigile di sua madre che era diventa immortale bevendo il sangue di mio padre durante la cerimonia nuziale.
Non appena mi vide iniziò a venirmi incontro, ma barcollò e si aggrappò al mio mantello un attimo prima di finire a terra.
La presi per le ascelle e la misi in piedi dandole un bacio sulla guancia, ma non avevo tempo per giocare.
Lei sorrise a quel gesto, per nulla spaventata dalla quasi caduta e tornò sgambettando verso sua madre.
Sorrisi alla donna, mi alzai e tornai a percorre il corridoio.
Quando varcai la soglia della Sala del Trono mio padre era in piedi, accanto alla preziosa seduta fatta di lava raffredda e venature di rubino.
Il Vulcano aveva cessato la sua attività per volere di mio padre quando aveva deciso di farne la sua dimora.
Io non ero ancora nato, perciò parliamo di più di un millennio fa...
Eppure quella lavorazione dava l'impressione che ci fosse ancora della lava fusa che ribolliva all'interno del trono.
Mio padre teneva in mano una lettera e la leggeva con un sguardo duro e attento.

<<Che cos'è?>> chiesi.

<<Una lettera di aiuto da parte del Sommo Sacerdote del Villaggio Arcano. A quanto pare nella Città si respira follia più che ossigeno>>.

<<Follia?>>.

<<Un ragazzo sostiene che l'Alieno sia la Madre. Il Sacerdote chiede conferma a tutti gli Espirit per decidere sul da farsi... >>.

Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere.

<<La Madre non è ancora venuta sulla Terra, se lo fosse, noi li avremmo avvisati!>>.

<<Ti ricordo che nella Città nessuno crede alla nostra esistenza, Fuaruhn... >> replicò subito lui, con voce grave.

<<Non rammentavo... >> ammisi candidamente.

Mio padre teneva una mano sul trono, come a rivendicarne la proprietà in mia presenza.
Non aveva ancora deciso chi di noi dovesse succedergli, anche se sapevo di essere il candidato più probabile di tutti.
Ero il migliore dei miei fratelli, e anche il più anziano rimasto in vita. Mio padre aveva perso tre figli e il quarto era morto assieme alla sua madre umana prima di venire alla luce, io ero il quinto.
Ma gli Espirit hanno sempre avuto dei criteri diversi dagli umani per i diritti di successione.
Mi riscossi dai miei pensieri.

<<Per via della lettera volevate vedermi?>>.

<<Sì... e in verità avevo chiesto anche di Fuarian, ma va' bene lo stesso: ci penserai tu ad avvisare tuo fratello>> rispose lui, con chiudendo la lettera.

<<Avvisare di cosa?>>.

<<Stasera incontreremo il Sommo Sacerdote, tu e tuo fratello verrete con me>>.

Prologues of Arcani - Il cavaliere rossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora