Capitolo 6 - Una lezione

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Seguii mio fratello all'interno della minuscola stanzetta che serviva per spostarsi da un piano all'altro.
Fuarian camminava così velocemente da sembrare quasi che stesse fuggendo.
Premette con molta sicurezza il tasto più in basso di tutti, quello in cui un trattino precedeva il numero uno, e non proferì parola.
Non appena le ante di metallo sparirono nelle pareti Fuarian si precipitò all'esterno, e anche io.
Anche se ne avevo capito la funzione di quella stanzetta continuava a farmi sentire in trappola.
Eravamo tornati al magazzino con la lettera "P".
Mio fratello ed io entrammo nella macchina che ci aveva trasportato fin qui e la Madre la mosse in modo tale da uscire dal rettangolo bianco senza urtare le macchine affianco.
Uscimmo fuori dal magazzino e ripercorremmo a ritroso tutta la strada fatta all'andata. Fuarian riprese a seguire le istruzioni della Madre nel guidare il veicolo, ma questa volta il suo viso era teso. I suoi occhi scattavano da una parte all'altra e gli angoli della sua bocca si tiravano nervosi in ringhi e smorfie di disgusto.
Ipotizzai che avesse ascoltato quello che io e quella ragazza, Arianna, avevamo detto e che alla pari di me ne fosse indignato, perciò tornai a guardare fuori dal... oh cielo, come si chiamava? Finestrino? Mah...
C'era meno gente in giro e meno luci accese, ma non meno macchine.
Non vidi altri robot... e ne fui felice.
Uscimmo dalla Città, ma Fuarian guidò la macchina ancora per un bel pezzo prima di poterla fermare e darle fuoco vicino al punto in cui l'avevamo rubata.
Fatto questo, eravamo sufficientemente lontani per poter tornare ad essere noi.
I vestiti umani esplosero, incapaci di contenere la nostra mole moltiplicata. La pelle venne sostituita dal pelo color oro chiaro e gli arti umani divennero zampe canine circondate da fiamme.
Fuarian corse così velocemente da arrivare al Vulcano una ventina di secondi prima di me.
Avevo creduto che volesse fare a gara come quando avevamo cent'anni, ma quando tornò alla forma antropomorfa ed entrò nel Vulcano senza voltarsi a guardarmi e senza sfottermi perché ero arrivato secondo capii di aver frainteso tutto: Fuarian era arrabbiato con me.
Stava andando diretto da nostro padre e l'istinto mi diceva che dovevo fermarlo e parlargli prima che lo raggiungesse.

<<Fuarian?>> lo chiamai, ma lui continuava a coprire la distanza che lo separava dalla Sala del Trono a grandi passi. <<Fuarian, mi spieghi che cos'hai?>> chiesi, e con un passo più lungo lo raggiunsi e lo presi per un braccio.
Mio fratello cercò di divincolarsi dalla mia presa borbottando un "lasciami" senza guardarmi in faccia, l'espressione del suo viso era dura come raramente avevo visto.

<<Fuarian!>> lo richiamai con voce grossa.

<<Non mi piace>> disse.

<<Neanche a me, te lo garantisco. Quello che sta' succedendo alla Città è inaccettabile: gli umani vanno fermati!>>.

<<Tsk... >> si fece sfuggire << ...non stavo parlando di quello!>>.

<<E allora di cosa?>>.

Fuarian continuava a guardare per terra, il suo braccio ancora nella mia mano.

<<Fuarian, guardami in faccia e parla, siamo fratelli>>.

A quella parola cedette e fece come gli avevo chiesto.

<<Quella umana>> disse in un soffio.

Corrugai la fronte. <<Arianna?>> chiesi.

Lui alzò gli occhi al cielo.

<<Fuarian!>> ringhiai per riprenderlo di quel gesto.

<<Hai già memorizzato il suo nome?>>.

<<Ci ho parlato...>>.

<<Per quanto? Tre minuti?>>.

Prologues of Arcani - Il cavaliere rossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora