L'appuntamento con il Sommo Sacerdote del Villaggio Arcano era per la ventiduesima ora, alle Cascate della Purificazione.
Raggiungemmo il luogo nella nostra forma divina.
Chissà se gli Uomini delle Macchine avrebbero messo da parte il loro scetticismo vedendo tre giganteschi cani-lupo color oro chiaro con fiamme sulle zampe correre per le foreste che loro avevano abbandonato dal giorno in cui avevano limitato la loro esistenza all'interno di quelle alte mura di cemento.
Arrivammo alle Cascate della Purificazione. Un'immenso lavoro di mosaici circondava lo specchio d'acqua - rispettando la sua forma naturale - dove si riversavano le due cascate gemelle. Un piccolo palazzo di marmo bianco fungeva da rifugio per i viandanti e due grandissime e lunghissime scale risalivano le cascate e conducevano alla gigantesca statua della Madre: una bella quanto semplice donna velata con il ventre gravido.
Con mia grande sorpresa mi accorsi subito che non eravamo gli unici Espirit ad essere stati convocati.
C'era Oarmo, il Signore dell'Oceano, con due dei suoi figli: il nerboruto e taciturno Omahs, sua emanazione, e Oharbise, che era invece una Sciamana Guerriera. Aveva sempre l'aria da dura e aveva anche dei muscoli tipici di chi si allena parecchio, ma si era fatta bella, davvero. Ed il suo nome si era rivelato profetico: i suoi capelli ricordavano le alghe marroni che spesso vengono portate a riva dalle onde.
C'era Isléthiaruhn, l'Imperatore dei Ghiacci con la sua bellissima figlia Isléthia, che non vedevo davvero da una eternità. Islétia era stata l'unica su cui avevo fantasticato durante i miei secoli di adolescenza... e francamente, nel rivederla, quelle fantasie fecero ritorno.
Tornammo in forma antropomorfa. Le armature rosse che sempre venivano indossate in occasioni formali come questa, erano come dei grandi schizzi di sangue su quello scenario bianco.<<Fuaruhn!>> mi sentii chiamare da un voce che ricordava un arpeggio di violino.
<<Draconìta!>> esclamai.
La sedicesima figlia di Ariigonde, la Dominatrice dei Venti, aveva un anno in più di Fua, ma non un centimetro in più: il suo cespuglio incolto di capelli castani mi arrivava all'altezza dello stomaco.
L'abbracciai con fare fraterno e Fuarian mi imitò subito dopo. Con lei niente fantasie, era davvero... troppo bassa per me.
Sua madre stava dritta con la schiena nella sua solita espressione severa, e girò appena la testa quando sua figlia la informò della nostra presenza.
Ariigonde, mio padre ed Oarmo avevano i capelli bianchi, segno che erano Espirit pluri millenari. Isléthiaruhn li aveva bianchi dalla nascita, ma non faceva eccezione, aveva superato i mille anche lui... e presto sarebbe toccato a me, lo sapevo.
I miei capelli color oro stavano via via diventando d'argento, e ben presto sarebbero diventati di platino.
Gli Espirit della Terra e del Tuono non si fecero vedere.
I primi erano famosi per la loro timidezza quanto per il loro nanismo e quello del Tuono, mandò a presenziare alla riunione solo i suoi due gemelli prediletti... Sciamani Guerrieri, oltretutto.
Entrambi avevano i capelli corvini legati in lunghe trecce ed erano vestiti con abiti in oro e indossavano gioielli dello stesso metallo. Essendo gemelli erano chiaramente simili, ma solo se li osservavi allungo: lui aveva dei tratti duri e marcati, lei stupendi e mistici, tipici delle lontane terre desertiche da cui proveniva la loro madre umana.
Il Sommo Sacerdote salì la breve scalinata che separava il terreno dal pavimento di mosaici e ci raggiunse.
Strabuzzai gli occhi quando lo vidi.
Aveva conservato il suo metro e ottanta, ma i suoi capelli si erano fatti bianchi così come la barba, che aveva fatto crescere fino al bacino.Matrè! Esclamai nella mia mente. Ma da quanto tempo è che non metto il naso fuori dal Vulcano? Cinquant'anni?
Draconìta sembrò leggermi nel pensiero o forse ciò che avevo pensato mi era anche un po' sfuggito dalle labbra, perché mi si accostò.
<<Sono cambiate tante cose... >> disse << ...ma in peggio>>.
La guardai con un sopracciglio alzato. Ora ero curioso.
<<Miei signori, vi ringrazio per aver risposto così prontamente al mio appello e per avermi raggiunto qui... quello che avviene all'interno delle Mura della Città è alquanto sconcertante e orrendo. Abbiamo perso molti fratelli e sorelle, e chi è sopravvissuto ed è riuscito a fare ritorno al Villaggio ha raccontato cose che non si sentivano dai tempi della Regina Oscura... >>.
Rabbrividì a quelle parole. Conoscevo la storia, la conoscevamo tutti. L'Umanità era stata quasi annientata da quel decennio maledetto e gli Espirit avevano iniziato ad allontanarsi dagli esseri umani proprio in quell'occasione. I miei fratelli maggiori erano morti in quella guerra.
<< ...non vi chiederei aiuto se non fossi costretto. Molti vorrebbero andare a cercare i loro cari imprigionati, ma ognuno di loro sa bene che tornare lì significherebbe morire>>.
Mio padre prese la parola.
<<Non dovete aggiungere altro, e chiaro che siete in difficoltà e noi vi aiuteremo>>.
Gli altri Espirit annuirono prontamente.
<<Voi avete cura dei nostri elementi e regni, noi vi proteggiamo>> aggiunse Islèthiaruhn.
<<Andrò nella Città e cercherò di scoprire quanto più possibile>> disse mio padre al Sommo Sacerdote.
Quest'ultimo lo ringraziò con calore.
<<Padre... >> lo chiamai. Tutti si voltarono a guardarmi. Ressi i loro sguardi. <<Permettetemi di andare al vostro posto, non fatevi carico di un simile fardello, siete il capo della nostra stirpe>>.
Mio padre fece un sorriso amaro.
<<E tu sei mio figlio, Fuaruhn. Il mio primogenito - tuo defunto fratello - mi disse la stessa frase tanto tempo fa e non fece ritorno>> disse con dolore.
Comprendevo mio padre, ma avevo la testa dura e avevo studiato l'arte della conversazione.
<<Ma io non vado a combattere, padre. Devo solo indagare... >>.
<<Ed io andrò con lui!>> esclamò Fuarian, mettendomi una mano sulla spalla.
Lo guardai storto per un attimo e fui sul punto di replicare. Non avevo bisogno di una balia, sapevo cavarmela da solo... ma forse il fatto di essere in due avrebbe tranquillizzato mio padre e lo avrebbe fatto cedere sul darci il permesso ad entrare nella Città; ed io avrei potuto togliermi questi piccoli punti interrogativi sul conto degli umani dalla testa.
Mio padre sembrò rassegnato.<<E sia... voi due andrete nella Città ed indagherete sugli Arcani prigionieri, e anche sui piani futuri del Governatore, se ne avrete occasione>>.
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Prologues of Arcani - Il cavaliere rosso
Science FictionSulla Terra l'Umanità è arrivata a dividersi in due: da una parte, gli Uomini delle Macchine che, seguendo le predizioni di un giovane iniziano a vedere nell'Alieno la manifestazione terrena della Madre, la dea la cui venuta è attesa da tutti, anche...