Capitolo 8 - Il piano

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I festeggiamenti per la mia ascesa al trono furono pomposi.
Litri di vini rossi e idromele riempirono le coppe dorate per tutta la notte.
Mele rosse, arance dello stesso colore e fragole furono servite su piattini dorati, intarsiate ad arte oppure tagliate a spicchi caramellate.
Come da tradizione, i miei fratelli fecero a gara nell'eseguire numeri con il fuoco: alcuni scelsero di mangiarlo per poi ributtarlo fuori in grandi fiammate aiutati dal vino, altri scelsero di fare i giocolieri con le fiaccole, tra cui Fuarian, mentre alcune sorelle scelsero di esibirsi in danze molto sensuali con candelabri in testa.
Fua, presentò un numero diverso da tutti gli altri: fece eseguire ai musicisti una musica misteriosa e tetra e chiese di spegnere tutte le luci tranne il falò che aveva acceso davanti a me; con l'aiuto di alcune erbe e rami saturi di salsedine fece cambiare al fuoco il proprio colore.
Blu, verde, viola.
Colori diversi dai soliti che caratterizzavano il nostro quotidiano, e per tutta l'esibizione - a differenza degli altri fratelli- si finse estraneo e incapace di domare le fiamme, cosa che invece stava dimostrando di saper fare benissimo.
Inoltre, quei trucchi erano una cosa che gli avevo insegnato io, decenni fa.
Compresi appieno il significato della sua esibizione: gli Espirit del Fuoco sanno domarlo dalle sue forme ai suoi colori, ma il Fuoco va' temuto, sempre. Con lui non si scherza.
Quando il falò si spense i brividi mi attraversarono la schiena.
Buio.
Non vedevo più nessuno dei presenti della sala.
Ero solo sul mio trono.
A poco a poco le luci si riaccesero, senza un ordine preciso, e la sala tornò illuminata come prima dell'esibizione.
Mi alzai e proclamai Fua vincitore: sarebbe stato il mio braccio destro per un interno decennio.
Mio padre e tutti gli altri applaudirono e al mio fratellino gli si imporporarono le guance.
Al termine della festa ci coricammo e la mattina dopo Fua si fece trovare vicino al trono, perfettamente pettinato e vestito con l'armatura rossa ed il mantello nero.

<<Siano lodati la Madre ed il Creatore, siamo mattinieri!>> esclamai.

<<Non te ne farò pentire, Fuaruhn!>>.

Lo guardai sorridendo, era proprio un fratellino. Voleva dimostrare a tutti che era cresciuto che potevamo fare affidamento su di lui.

<<Tu non mi devi dimostrare niente>> dissi e gli scompigliai i capelli.

Me ne pentii, quel gesto lo facevo per abitudine, ma cozzava parecchio con la conclusione a cui ero appena arrivato.
Rimisi subito a posto i ciuffi che avevo sconvolto e lo superai: lo avrei trattato da adulto per i prossimi dieci anni.

<<Bene... >> dissi, sedendomi sul trono. <<Che cosa ci aspetta oggi?>> gli chiesi.

Lui drizzo la schiena e alzò il mento.

<<Stabilire la punizione da infliggere agli Uomini delle Macchine!>>.

Un tuffo al cuore.
Ma perché? Ero stato il primo a dire che andavano puniti!

Arianna... Scossi la testa.

<<Signore?>> chiese Fua.

<<Tutto bene>> mentii. <<Nostro padre a proposto qualcosa prima di passarmi il testimone?>>.

<<Non esattamente>> fece lui con imbarazzo. <<Voleva rimandare Fuarian nella Città>>.

Perché proprio Fuarian? Gridai dentro di me.

<<Perché?>> chiesi, e la mia voce sembrò un ringhio.

<<P-per p-punire il Governatore, immagino>> rispose Fua, spaventato dalla mia reazione.

<<In che modo?>> incalzai, nonostante il fatto che - una parte di me -  diceva di finirla con quel tono, stavo solo terrorizzando il mio fratellino.

<<Questo non lo so, davvero. Non è stato stabilito>>.

Ci pensai solo un attimo.

Arianna, ripetei nella mia mente. Fuarian pensava di uccidere Arianna, per punire il Governatore... ma anche per salvare me.

Mi alzai.
Li conoscevo. Li conoscevo bene entrambi.
Fuarian aveva proposto il piano, ma mio padre si era rifiutato. Lui proteggeva sempre gli umani, li amava. Era l'Espirit con più mogli umane di tutti, era una cosa ben risaputa.

<<D-dove vai, frate... mio signore?>>.

<<A parlare con Fuarian, resta qui>>.

Trovai mio fratello in armeria.

<<FUARIAN!>> urlai, chiudendo la porta con un gesto secco.

Mio fratello sussultò. <<Sire!>>.

Lo raggiunsi a grandi passi.

<<Ho una domanda per te: che cosa contavi di fare una volta tornato nella Città?>>.

Lui guardò a terra.

<<Sei pregato di rispondermi subito, non ho tutto il giorno a disposizione per i tuoi silenzi!>>.

<<Ucciderla>> rispose guardandomi negli occhi.

Lo sapevo.

<<Il nostro obbiettivo è il Governatore, non lei>> dissi con voce ferma.

<<Lei è sua figlia, quale punizione migliore se non quella per il sangue? Se in quel l'uomo è rimasto qualcosa di umano, soffrirà così quanto ha fatto soffrire>> disse tutto di un fiato. <<E poi sai benissimo che c'è dell'altro!>>.

A quella frase non seppi trattenermi e alzai gli occhi al cielo.

<<Fuarian, basta con questa storia! Non so più come dirtelo: non c'è niente da cui tu debba salvarmi!>>.

<<Mi spiace, Fuaruhn, non riesco a crederti... >>.

Sembrava sincero.
Gli misi una mano sulla spalla e lo guardai allungo.

<<Te lo dimostrerò>> dissi.

In un istante, mi si era creato in mente un enorme piano per risolvere una volta per tutte questa situazione.

<<Come?>> chiese, corrugando la fronte.

<<La ucciderò io con le mie mani... e ti porterò una prova>>.

Prologues of Arcani - Il cavaliere rossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora