Capitolo 7

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Marta, agosto, anno 2012

Il giorno successivo Marta si ritrovò subito dopo pranzo con Irene e Simona.
Le due donne si erano offerte di passarla a prendere a casa, ma si vergognava troppo per fargli vedere il posto in cui viveva. Il quartiere non era proprio uno dei più belli e sicuri, e dopo aver visto la casa - o forse avrebbe dovuto iniziare a chiamarla villa - dove viveva Irene, non se l'era sentita di mostrargli la sua catapecchia.
Si ritrovarono in centro, nella piazza con la fontana dei due innamorati. La chiamavano così perché la statua rappresentava due figure - una maschile e una femminile - che si stringevano l'una all'altra e alcune parti dei loro corpi erano un tutt'uno, come a far intendere che si stavano fondendo l'uno nell'altro, dato il peso e l'importanza del loro amore. Il nome dell'artista era sconosciuto, e questo aumentava l'interesse delle persone verso quella meraviglia.
A Marta piaceva tantissimo quella fontana, la trovava allo stesso tempo straziante e malinconica.
Si mise ad aspettare le due donne seduta su una panchina lì davanti, mentre osservava ciò che la circondava.
Data la sua fantasia aveva sempre trovato facile immaginarsi la vita delle persone che le passavano accanto.
Un bambino stava piangendo, le ginocchia leggermente sbucciate e un pallone da calcio tra le sue manine. Marta pensò a quando suo figlio avrebbe avuto quell'età, come sarebbe stato il loro rapporto, se il bimbo avrebbe continuato ad essere il suo principino.
Una coppia di anziani signori passeggiava mano nella mano, le voci basse e i sorrisi leggeri. Marta pensò a quanto fossero innamorati, e se lei avrebbe mai avuto la possibilità di invecchiare con la persona che avrebbe amato.
Proprio mentre era immersa nei suoi pensieri, due bellissime donne le si avvicinarono. La ragazza non se ne accorse finché Irene non le posò una mano sulla spalla.
"Ciao Marta!" I sorrisi illuminavano i volti giovani e felici. Sarò mai felice come loro? Poi si ricordò del momento in cui scoprì di essere incinta di Davide. Rivisse in pochi secondi quei mesi, che nonostante fossero stati difficili, furono anche tremendamente belli e delicati. Ripensò a quante volte si era chiesta se avesse dovuto interrompere la gravidanza, e in quel momento si pentì di quei suoi pensieri, perché Davide era la luce dei suoi occhi, l'unica sua ragione di vita.
"Salve ragazze" le salutò con un leggero abbraccio e poi si incamminarono, pronte per un'intensa giornata di compere. Non che Marta avesse potuto comprare qualcosa, ma almeno all'apparenza si sarebbe provata qualche vestito, poi avrebbe semplicemente detto che non gli piaceva.

Lorenzo aveva il giorno libero, e come in ogni giorno libero si annoiava. Quei pomeriggi gli ricordavano tremendamente la sua solitudine, il suo distacco dalla società e la cosa lo deprimeva, seppur non lo avrebbe mai ammesso apertamente. Dopo la morte di Mattia era stato difficile riprendersi e risollevarsi da quel dolore interiore che a volte ancora lo attaccava.
Girovagava per casa con una tazza di caffè in una mano e un libro nell'altra. I piedi scalzi a contatto con il parquet scuro, dei pantaloni neri di una vecchia tuta a cadere morbidi lungo le sue gambe. Il petto scoperto. Gli piaceva sentirsi libero quando era rifugiato da solo nell'intimità di casa sua.
Quel giorno Marta aveva appuntamento con sua sorella e Simona, e la cosa lo agitava un po'.
Se la donna avesse detto qualcosa di sbagliato o si fosse lasciata scappare qualche parola di troppo?
Sapeva che di lei poteva fidarsi, e nonostante per lui provare fiducia per qualcuno che non fosse se stesso gli risultasse difficile, ci stava provando.
Stava però per mandarle un messaggio quando il suo telefono gli vibrò tra le mani grandi. La scritta "Marco" illuminò lo schermo è fece alzare gli occhi al cielo all'uomo, divertito dalla situazione.
"Dimmi" rispose subito in modo burbero alla chiamata.
"Oh Ciao anche a te fratellino caro, io sto bene, tu? Grazie per averlo chiesto ed essere stato così gentile e socievole con tuo fratello maggiore. Al quale per giunta dovresti anche portare rispetto!" Tuonò divertito l'uomo dall'altra parte del telefono.
"Mhmh come vuoi" rispose Lorenzo. Se c'era una cosa che adorava era stuzzicare e far innervosire Marco, ed era una cosa che faceva da quando era ancora in fasce.
"Ti va di uscire?"
"Mi stai chiedendo un appuntmento, Marco?" Chiese Lorenzo provando a trattenere la risata che voleva vibrargli nel petto, "Sai che i miei gusti non corrispondono alla tua persona, vero? E non me la sento di affrontare un incesto."
"Hai finito?" Sbuffò Marco.
"Mh"
"Bene, allora? Andiamo da qualche parte? Simona è in giro con Irene e Marta e mi sto annoiando. Che ne dici di salvare il tuo fratellone?"
Lorenzo ci pensò un po', l'idea di uscire non lo entusiasmava per niente, e preferiva di gran lunga il suo libro e la tazza di caffè.
"Non è che ne abbia proprio tanta voglia, Mà.."
"E dài.." tentò di convincerlo lui.
"No, Marco."
"Perché?"
"Perché non ne ho voglia."
In realtà odiava i luoghi pubblici e l'idea di uscire con suo fratello, che era conosciuto da tutta la città e quindi, di conseguenza, essere costretto a passare del tempo con delle persone che sicuramente non avrebbe sopportato, gli dava la nausea.
"Il tuo livello di essere asociale è peggiorato drasticamente."
"Mhmh."
Non aveva più voglia di parlarne.
"Oh Signore Lorenzo! Si può sapere cos'hai?"
"Niente" rispose solo.
"Sì certo, e io sono una bellissima donna bionda con un culo da favola e due tette da urlo."
"Mi dispiace, ma sai che preferisco le more"
Il tono divertito di entrambi traspariva dai loro sorrisi accennati. Odiava quando non aveva assolutamente voglia di sorridere ma Marco riusciva comunque a farlo ridere.
"Non sai quello che ti perdi, ma in ogni caso questa bellissima bionda sarà a casa tua tra venti minuti."
"Mh"
"Eh ah, a proposito di bionde e more, stappa due birre."
"Sissignor capitano!"
Esultò felice perché se doveva stappare due birre non sarebbero usciti. E infondo un pomeriggio in casa con suo fratello non gli dispiaceva e gli ricordava un po' i vecchi tempi. I pomeriggi della sua adolescenza. Prima che cambiasse drasticamente.

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