Capitolo 8

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Scusate immensamente per il ritardo, per farmi perdonare ho scritto circa 1000 parole in più di quelle che scrivo di solito! Spero che il capitolo vi piaccia, e mi farebbe molto piacere se votaste e commentaste dicendomi cosa ne pensate! Un bacio grande, disegniamosogni.



Marta, agosto, anno 2012

Marta si sentiva esausta sia fisicamente che psicologicamente. Un po' per la corsa che aveva fatto e un po' anche per la discussione che aveva appena avuto con Francesco e la paura che Irene e Simona avessero potuto sentire qualcosa.
Era forse strano da dire, ma Marta si sentiva quasi normale con loro, come se tutto quello che la circondava e quello che faceva non la riguardasse. Si sentiva come una ragazza della sua età, con tutta la vita davanti e la voglia di vivere e respirare e ridere e gioire. Ma lei non era così, erano più le volte che voleva urlare e piangere, in cui voleva lavarsi per ore per non sentire più addosso l'odore di uomini che non erano suoi ma che comunque la possedevano nel modo più intimo possibile fisicamente.
Marta era giunta in una parte della città che non amava particolarmente. Nonostante fosse pieno giorno ad ogni angolo di strada c'era uno spacciatore che alla luce del sole consegnata roba e prendeva soldi. Ragazze mezze nude che ci provavano con gli uomini per qualche spicciolo. E anche lei faceva quel lavoro, ma le faceva schifo solo l'idea di farlo per strada, perché aveva bisogno delle sue - seppur minime - sicurezze. Aveva bisogno di sapere che sarebbe tornata a casa, anche se con qualche livido. Aveva bisogno dei suoi luoghi sicuri e non di farlo in una macchina o in un motel.
Si torturava la mente mentre continuava a camminare a passo veloce, nonostante le forze avrebbero voluto abbandonarla. 
Non si arrendeva, come mai aveva fatto, ma sentiva le gambe cedere e la voglia di sdraiarsi e dormire era tanta. Anche se avrebbe rischiato di essere violentata, in un ghetto come quello.
Effettivamente lo chiamavano proprio Il Ghetto, quel posto, e a Marta non piaceva. Distava una ventina di minuti a piedi da casa sua, ma per raggiungerla avrebbe dovuto attraversare tutta la parte peggiore di quel posto. Non le importava, però non voleva neanche tornare a casa.
C'era un luogo, un piccolo parchetto, dove andava i primi anni che si era trasferita lì. Decise di andarci, tanto peggio del passato c'era solo il passato che aveva pensato di aver passato.
Si fermò prima in un negozio che vendeva solo vino.
"Posso aiutarla?" Chiese cordiale la commessa. E a Marta venne da vomitare perché sapeva quanto potesse essere triste quella cordialità. E lei aveva bisogno anche di cattiveria,  purché fosse vera.
"Una bottiglia di vino bianco frizzante."
La ragazza le fece vedere tante bottiglie di vino. Marta prese la più economica, ma era sicura che l'avrebbe fatta ubriacare come le altre non ci sarebbero riuscite. 
Uscì e si incamminò verso il suo posto. Le gambe andavano da sole, perché Marta conosceva bene quei luoghi - nonostante li odiasse - e non aveva neanche il problema di ricordarsi che strada doveva percorrere.
Un paio di individui le si avvicinarono e aprirono le loro giacche per farle vedere cosa avevano da offrire. La ragazza li guardò e poi scosse la testa.
"Non mi drogo" disse solo, poi fece un passo avanti.
Il più grande dei due ragazzi - con la faccia da eroinomane e il fisico scheletrico - le si mise davanti bloccandole il passaggio. Marta sapeva che non erano cattivi, avevano solo bisogno di soldi. Soldi che lei però non avrebbe potuto dargli.
"Sei sicura? Neanche erba?"
Marta scosse la testa. Neppure quella, voleva.
C'era stato un periodo della sua vita, quando andava ancora al liceo e viveva con i suoi genitori, in cui fumava. Le serviva per calmare i nervi, per sopportare tutto, per non dare di matto.
Poi aveva smesso, perché se ne era andata e i soldi non erano abbastanza neanche per mangiare, figuriamoci per drogarsi.
L'altro ragazzo stava un po' più lontano, Marta pensava fosse piccolo, troppo piccolo per spacciare. Ma non disse niente, non erano affari suoi.
"Okay," si arrese l'uomo "passa una buona giornata."
La ragazza gli sorrise e si incamminò di nuovo.
Quando giunse al parchetto si sedette sull'erba e aprì la bottiglia di vino. Ne bevve un lungo sorso e sentì bruciarle il petto. Respirò e guardò il cielo chiaro, estivo, sereno.
Lo odiò. Odiava spesso troppe cose.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 28, 2015 ⏰

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