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Voglio precisare una cosa, prima di lasciarvi al capitolo. Gran parte della storia (circa i due terzi, più o meno) è composta da racconti in prima persona singolare. Per quanto riguarda quello di Diana potrebbero passare inosservate eventuali similitudini, metafore, virgolette e parole o frasi in corsivo. D'altronde si tratta sempre di una storia scritta. Su delle pareti, ma scritta.
Per Icaro il discorso è ben differente. Lui racconta a voce, quindi in realtà gli elementi sopracitati dovrei evitarli. Così come tutti i dialoghi. Ma la storia deve essere comunque fruibile anche a voi lettori, non solo ad Argo. Quindi immaginate che tra il racconto di Icaro e voi (anche me stesso in realtà) ci sia la mediazione di un narratore. Certo, questo detto così fa calare alla grande la finzione del racconto, ma assicuratevi che se non fosse in questo modo avreste già mollato un paio di capitoli fa. Una specie di licenza letteraria (tra l'altro usata in altri libri famosi).Scusatemi, vi lascio a cose ben più importanti e interessanti.
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Argo ritornò alla triste realtà dell'Angelo quando sentì un rumore provenire dall'altra stanza, come un piccolo struscio. Non riusciva a scorgere nulla, il sangue oscurava la finestrella della porta in una verniciata uniforme, tranne che per una chiazza più scura. La testa di Icaro accasciata sul vetro. L'uomo che avrebbe dovuto salvarlo si mosse, scivolando sulla porta e rovinando sul pavimento. Negli ultimi minuti Icaro non aveva emesso suoni, né urla, né gemiti. Niente. Esausto, era scomparso dalla mente di Argo, che era stato impegnato nella lettura della storia di Diana.
Le dita di Icaro rigarono la macchia rossa sulla porta.
«Argo...»
No, no, no. Argo aveva sperato che quell'uomo fosse morto, ma a quanto pareva era ancora lì a lottare. Si aggrappò alla parete, alle parole di Diana, come per sfuggirgli, temendo che potesse sfondare la porta. Stette fermo, in silenzio, e attese.
«Argo. Argo, sei lì dentro?»
No, lasciami. Cosa vuoi da me? Pensò di ignorarlo e continuare a leggere. Si focalizzò sulla grafia di Diana e si tappò le orecchie.
Le pareti si susseguirono...
«Argo, aiutami. Sono ferito, fammi entrare. So che sei lì dentro.»
Le pareti si susseguirono scure...
«Posso continuare la storia. Ti dirò cos'è successo alla nave. Gli Edhenn, erano mostruosi. Ma non ci sono più, ora...»
...scure ai miei lati...
«Argo! Posso riparare la nave.» Icaro incominciò a bussare. «Aprimi e ne parliamo.»
Argo continuò a leggere, convinto che prima o poi quel folle si sarebbe stancato. Non c'era nessun'altro nella stanza, nessuno. Solo una storia che aspettava di essere letta.
Ci furono curve, quasi caddi...
«Aprimi, adesso!» Icaro iniziò a tirare pugni e cercò di tirarsi nuovamente su. Con i palmi delle mani ripulì il vetro, che a mano a mano ritornava trasparente. Argo si appiattì a terra, sperando di non essere notato. Icaro armeggiava furiosamente con le dita, ma poi sparì ancora in un tonfo.
Argo si alzò in piedi, tremando. Si diresse verso la porta e sbirciò dall'altra parte, ai piedi dell'uscio. Per terra, aggrovigliato in una pozza di sangue, stava Icaro.
«Perché? Perché mi tieni qui fuori?» disse, mentre guardava in alto.
«Mi hai quasi ucciso.»
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Futuro Remoto
Science FictionArgo dorme da milioni di anni, in una nave spaziale alla deriva nell'Universo. Quando si sveglia è solo, l'intero equipaggio scomparso nel nulla, divorato dal tempo. Ciò che rimane nella nave - lasciti di una missione destinata a fallire - sono le u...