Capitolo 22 ~ Neuroni

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Argo osservava Kami mentre ispezionava dall'esterno la nave Jhaem. Quando osò sfiorarla ritrasse immediatamente la mano. Si leccò le dita ustionate, mentre cercava di guardare dalle finestre.

«Non c'è nessuno dentro» disse.

«Immagino si sia ibernato.» Argo si alzò da terra e prese un estintore appeso alla parete. «Spostati.»

Sparò un getto di schiuma sulla porta. Kami osservò con uno sguardo spaesato.

«Via libera.» Argo allungò un braccio verso l'entrata. La Jhaem toccò un tasto sul suo telecomando, la portiera si sganciò e con uno sbuffò si aprì lentamente. Salirono gli scalini mentre spuntavano dalla pancia della nave. Sul pavimento erano disposte una a fianco all'altra le due celle criogeniche, una spalancata — quella che sarebbe dovuta essere di Argo — e l'altra chiusa. Dal vetro si scorgeva la faccia di Icaro, con un beffardo sorriso che gli incurvava le labbra e le guance.

«Cos'è questa?» disse Kami, dopo essersi chinata a terra. Quando si rialzò teneva una bottiglia di vetro in mano, il collo scheggiato e appuntito. «C'era qualcosa dentro.» Annusò l'interno.

Lanciò dietro di sé la bottiglia, che si frantumò contro una parete. Poi si tappò il naso, ed ebbe un conato di vomito. Si distese a terra, il petto che si alzava e abbassava per il fiatone.

«Tutto a posto, Kami?» Argo si precipitò su di lei, in un attimo la sua pelle era diventata ancora più chiara di prima.

Non rispose. O almeno, provò a dire qualcosa, ma appena ci provava aveva un sussulto, e la gola le si contraeva. «Che odore orribile...»

«Shh, non parlare.» Argo le strinse le mani e le portò le braccia in alto. «Respira col naso, espira con la bocca.»

Lei eseguì, mentre Argo si diresse verso la bottiglia, ad esaminare i cocci. «È benzina, Kami. Il carburante che usiamo per viaggiare. Non credevo potesse causarvi una reazione del genere.»

Lei lo guardò con uno sguardo fiammante, ma Argo le fece cenno con la mano. «No, no. Non ti sforzare. Respira.»

Kami represse un altro conato, poi abbandonò la risposta. Argo prese in mano i cocci: si trattava di una bottiglia di vetro, di quelle che provenivano dalla Terra. E conteneva benzina o — sarebbe stato meglio precisare — mendamina. Hazenn-At. Dove diavolo l'aveva presa Icaro? Mentre Argo era stato di là a concludere la storia di Diana?

«Il mio compagno è lì dentro.» Indicò la cella. «Prima di ibernarsi ha assunto questa droga, voleva provarla un'ultima volta, probabilmente. Forse ne avrebbe trovata ancora al suo arrivo a casa. O forse no. La preleviamo dal fondo della Terra, poi la distilliamo e la usiamo come carburante.»

Kami si era ripresa e aveva riacquistato colorito. «E voi siete così folli da bere quella roba? Bevete il sangue del vostro pianeta?» Tossì, quasi esausta per la domanda.

«No, fortunatamente no.» Argo si avvicinò a lei e le porse le mani per rialzarsi. «Solo lui, e gli Edhenn.»

Kami cercò di rialzarsi da sola, ignorando il suo aiuto. «Perché, cosa aveva di diverso lui da voi?»

«Ah, non chiedermelo. Credo avesse perso la speranza.»

«E perché aveva perso la speranza?» Fece forza con le braccia, ma non riuscì a mettersi in piedi. Argo era ancora con le mani protese verso di lei.

«Ormai non era più un uomo.»

Lei lo fissò. Poi sbuffò, accettando l'aiuto. Le sue mani erano calde, confortevoli. Era leggera, fu in piedi in un attimo.

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