Argo era seduto ad un tavolo. Si picchiettava il ginocchio destro, coperto da larghi pantaloni blu scuro. Le sue dita erano sottili e chiare. Non erano dita Terrestri, forse Jhaem. Alzò lo sguardo di fronte a sé. Una donna con lunghi capelli scuri lo osservava, l'espressione preoccupata. Sospirò, poi guardò fuori dalla finestra. Sì, lei era una Jhaem, il cielo fuori tendeva al giallo e qualcosa che assomigliava ad un prato era di un tenue blu. Non era Hosann-Dahon, no, sicuramente uno dei tre satelliti. Non era nemmeno Khamelis-ß, quello dei corrotti di mente. Qual era allora? Dei corrotti di corpo o di anima?
Il corpo che ospitava Argo allungò una mano verso la donna, accarezzandole il lungo e stretto collo chiaro. La donna si ritrasse, volse la testa verso lo Jhaem. Gli prese la mano e l'abbassò, con uno sguardo sprezzante in viso. Poi si girò di nuovo. Lo Jhaem non si arrese, allungò l'altra mano sotto il tavolo. Argo non poté sentire nulla, per via della limitazione di Kami. Ma immaginò che avesse toccato la gamba della donna, perché questa sobbalzò.
Vibrò uno schiaffo alla guancia dello Jhaem, ovvero Argo. Per fortuna non sentì nulla. Ma lo Jhaem del passato sembrò essersi fatto parecchio male, perché si massaggio la guancia e abbassò lo sguardo.
«Come sei crudele» disse lui.
«Tu sei fuori di testa» bisbigliò lei. «Vuoi restare su questo ammasso di roccia per tanto tempo ancora? Io voglio tornare, per favore, evita di aggravare la mia, di posizione.»
«Qui siamo lontani dal Dio, non ci vedrà nessuno.»
«Non sei guarito per nulla, idiota.»
«Da quanto tempo, eh? Non mi ami più?»
«Sei matto?» La Jhaem strabuzzò gli occhi. «Certo che ti amo ancora. Ma non...»
«Allora facciamolo. Qui.»
«Shhhh!» Divenne rossa in viso. «Ora zitto.»
«Tu non mi ami più. Ora non posso nemmeno parlarne? Te lo dico io come è andata a finire. Tu,» e indicò con l'indice la donna, «non mi ami, perché ami quel pianeta.»
«Cosa? Come ti permetti? Dovrebbero dividere il tuo corpo e mandarne metà pure a Jasenn-λ. Non solo corrotto di corpo, pure la tua anima è marcia.»
«Fino a pochi cicli fa quello non era altro che un pianeta come gli altri. Ma ora mi hai tradito.»
«Ora zitto, per favore. Ascolta, stanno arrivando.»
Dei passi riecheggiarono nel corridoio di pietra. Dovevano essere almeno tre o quattro persone, pensò Argo. La donna si ricompose, si sistemò la veste, raddrizzò la schiena e si legò i lunghi capelli in una coda. Era bella, ma non come Kami. Dov'era Kami? Doveva aver interrotto la connessione con Icaro, per forza, altrimenti non si sarebbe trovato lì. Ma allora dov'era lei? Non stavano Viaggiando insieme? Perché diamine era solo, ancora?
Dalla soglia della porta sbucarono due Jhaem, entrambi uomini. Ma tra di loro, tra loro due, stava una creatura più bassa. Era scura, la carnagione nera come il petrolio, una massa scompigliata di capelli verdi le cascava dietro alla schiena, fino a toccare a terra. Cos'era? Un Edhenn?
«Mael Faredon...» La donna Jhaem di fronte ad Argo si coprì la bocca. «Cos'è questo abominio?»
«È un' Edhenn, Holin.» Le parole uscirono dalla bocca di Argo.
«Come? Quelle bestie che abitavano il Sacro Pianeta?»
«Sì, cara, esattamente.»
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Futuro Remoto
Ciencia FicciónArgo dorme da milioni di anni, in una nave spaziale alla deriva nell'Universo. Quando si sveglia è solo, l'intero equipaggio scomparso nel nulla, divorato dal tempo. Ciò che rimane nella nave - lasciti di una missione destinata a fallire - sono le u...