Le notti, in Pediatria, potevano essere tranquille. Potevano essere semplici attività di sorveglianza e somministrazione di terapia, data la presenza dei genitori in reparto.
Oppure potevano essere un delirio assoluto.
Potevano arrivare anche dieci bambini in una notte al Pronto Soccorso pediatrico; potevano essere episodi di occlusione intestinale, febbre alta, potevano essere coliche in neonati che duravano più del dovuto, potevano essere virus gastro- intestinali con disidratazione. Poteva essere qualsiasi cosa; ed era giusto in una di quelle notti, che Harry si stava chiedendo chi cavolo glielo avesse fatto fare di fare domanda di trasferimento in un reparto sempre d'entrata.Erano le tre del mattino.
La notte era iniziata sei ore prima, e da allora i quattro infermieri di turno, i due operatori ed il medico di guardia non avevano ancora avuto un momento di tregua.
Il settore di Chirurgia Pediatrica, dove era da una settimana, era tranquillo: c'erano due post- operatori in prima giornata da monitorare, ma nessuna criticità. Il Pronto Soccorso pediatrico, invece, era stato un formicaio brulicante di genitori e bimbi sin dal pomeriggio. La sala d'attesa era gremita, e il pediatra non era praticamente ancora mai uscito dallo studio medico. La maggior parte dei piccoli pazienti arrivava per stato di disidratazione: stava girando un virus gastro- intestinale piuttosto tenace, ed Harry aveva ormai nella tasca della divisa adesivi e diplomini di coraggio a bizzeffe, dato che il primo intervento era reperire un accesso venoso.
Erano le tre, ed avevano appena mandato in astanteria l'ultimo bambino, con la sua flebo, ed Harry si stava stiracchiando la schiena. Era distrutto.
-Andiamo a prendere un caffè. Ora- esclamò il pediatra, quando sentirono di nuovo il campanello d'ingresso del reparto.
-Oh, no!- Esclamarono ad una voce: non era ancora finita?!
Harry guardò sconsolato i colleghi, andando ad aprire.Tutto si aspettava, tranne di vedere Louis Tomlinson con una bambina in braccio.
In un momento ripiombò ad essere soltanto Harry, ed Harry voleva solo scappare via.
Poi posò gli occhi sulla bimba sofferente, ed il suo spirito umanitario prese il sopravvento.
Non diede modo al ragazzo di salutarlo, né parlò con la ragazza, sicuramente la madre, che li accompagnava. Li precedette fino allo studio medico e chiuse la porta alle loro spalle, prendendo il foglio di accettazione dalle mani della madre, che era in evidente stato di agitazione.
La bimba, 4 anni, era semincosciente ed aveva la febbre altissima, non abbassabile con i comuni antipiretici.
Il pediatra valutò subito la rigidità nucale ed attivarono il protocollo per sospetta meningite.
-Piccola? Mi senti? Ciao, io sono Harry. Ascoltami: ora devo prendere qualche gocciolino del tuo sangue per farlo vedere col microscopio in laboratorio, così vedono se dentro ci sono i virus, ok?-
La bambina si riscosse, piagnucolando, e si retrasse verso Louis.
-Non preoccuparti tesoro: sentirai solo un piccolissimo pizzichetto, d'accordo? Non ti farò male, promesso-
Continuando a parlarle con tono suadente, Harry, aiutato dal suo collega, fece il prelievo per le emocolture ed incannulo' la vena. L'operatore portò subito le provette in laboratorio; nel giro di un'oretta avrebbero avuto i risultati.
Louis osservava Harry, il suo modo gentile e rassicurante, e pensava che fosse nato per fare quel lavoro, coi bambini.
Ricordi dolorosi dei mesi passati gli tornarono a mente; il trauma dell'incidente era ancora vivido nella sua memoria.
Harry si rivolse alla mamma, chiedendole i dati della bambina per preparare i moduli del ricovero; si strani' quando notò il cognome, cioè Morrison: per un attimo aveva pensato che Louis fosse il padre. Invece era lo zio.
Sbrigate le pratiche e ricoverata mamma e figlia in una stanzina singola, arrivò il responso delle prime analisi: fortunatamente era sì una infezione da meningococco, ma per fortuna non dei ceppi più preoccupanti.Fu solo alle quattro e mezza che Harry riuscì ad avere un attimo di pace.
Si appoggiò al muro con la schiena e si portò le mani al viso, sopraffatto.
-Harry?-Il sussurro di Louis gli arrivò da vicino, e sospirò. Per un momento considerò l'idea di ignorarlo: avrebbe camminato fino alla cucina del reparto e si sarebbe concesso un enorme tazza di the caldo.
Poi, la sua indole gentile ebbe il sopravvento, e tolse le mani dal viso.
-Come stai, Louis?-
-Così. Non pensavo di trovarti qui-
-Nemmeno io. È la tua nipotina, dunque-
-Già. E la mamma è una delle mie sorelle maggiori, è rientrata dall'Africa una settimana fa.-
-Non l'avevo mai vista in reparto- commentò scioccamente Harry. Louis sorrise:
-Sei sfinito. Vuoi un caffe'?-
-Perché non mi hai detto che era il tuo fidanzato?-
La domanda rieccheggio' nell'aria. Harry era stupito quanto Louis della sua stessa franchezza; evidentemente la stanchezza gli aveva inceppato il filtro bocca- cervello.
Beh, ormai era posta: erano giunti al dunque.
Louis guardò Harry, nelle luci blu del corridoio. Poteva notare quanto fosse stanco e tirato il suo viso, che rimaneva comunque bellissimo. Ricordava ogni dettaglio della sua pelle, ed averlo così vicino, reale, poter allungare una mano e toccarlo veramente...All'improvviso un nodo di commozione gli bloccò la gola e gli inumidi' gli occhi.
-Mi sei mancato.-
La frase di Louis era inopportuna ed egoistica, eppure non riuscì a trattenerla tra i denti. Harry ebbe un moto di fastidio, ed il ragazzo si costrinse a rispondergli:
-Non volevo trascinarti giù con me. Eri un appiglio a cui aggrapparsi, per dimenticare.-
Harry annuì, ripiombando per un momento nello sconforto della delusione.
-Ho avuto modo di pensare, in queste settimane. Ti ho pensato tanto- gli rivelò.
Harry fece un sorrisetto triste:
-Risparmiati, Louis. Fai più bella figura- e fece per girarsi sui tacchi ed andare via, quando la mano gentile ma ferma di Louis lo trattenne per un braccio.
-Aspetta.-
Harry si fermò per davvero, nonostante l'orgoglio gli dicesse di fare passi lunghi e ben distesi via da lì; qualcosa nel tono di Louis lo fece arrestare.
-Io..scusami, Harry. Hai ragione ad essere arrabbiato con me. Avrei dovuto dirtelo. Sei stato la mia ancora di salvezza per non impazzire, in quelle lunghe settimane inchiodato al letto, poi alla carrozzina; ripensavo al tuo sorriso e trovavo un briciolo di forza per andare avanti. Mi sentivo solo; tu mi hai fatto sentire come se non fossi solo. Puoi capirmi?-
Harry elaborò le parole di Louis, sentendo una tenue dolcezza invadergli il cuore.
-Sì; posso capire-
Louis annuì, e gli lasciò il braccio.
-Ero a pezzi. Tutto quello che avevo, il mio progetto di vita, era stato spazzato via. Sono stato egoista, ho cercato un appiglio, e quell'appiglio eri tu.-
Faceva male, ma Harry sentì che era giusto avere un chiarimento. -Louis, io posso davvero capirti. Davvero. Ho visto tante volte situazioni come la tua, peggiori della tua, ragazzi che non ne sono usciti bene come te. Davvero. Ma il fatto è che mi sono sentito..ferito. Mi hai preso in giro, perché mi hai mentito. Io ho rischiato tanto, per te: ho rischiato di farmi licenziare. Eppure tu mi hai voltato le spalle. Non mi hai cercato, non mi hai chiesto il mio numero..insomma...sei stato abbastanza chiaro- riuscì a dire Harry, esternando quello che da tempo aveva bisogno di fargli sapere.
-Ti chiedo scusa, Harry. Era da tempo che volevo chiamare in reparto e chiedere di te per scusarmi; il destino mi ha dato una spinta- disse Louis, accorato. Desiderava tanto che Harry gli credesse. Quest'ultimo, forse preso a compassione, decise di fare il gentiluomo ed accettare le sue scuse. Tanto, cosa ne avrebbe ricavato, a tenergli il muso? Comunque non l'avrebbe più rivisto.
-Ok Louis; è tutto a posto. Non preoccuparti.-
Il sollievo palese che gli illuminò il viso fece male al cuore di Harry; si voltò verso la cucina.
-Ed adesso scusami; ho bisogno di bere qualcosa-
-Harry? Grazie. Per davvero.-
-Figurati.-Harry si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggio' contro; gli occhi dei suoi colleghi e colleghe gli furono subito addosso.
-Che succede Haz?-
-Nulla. Sono solo stanco- svio' lui, andando a versarsi del the caldo.
Aveva bisogno di riposarsi e di rifletterci sopra; ora era sopraffatto dalla stanchezza e dall'emozione.
La notte parve finalmente continuare tranquilla; alle sette diede le consegne e passò davanti alla camera di Ally, la nipotina di Louis. Non resistette alla tentazione e sbircio': mamma e bimba dormivano. Il ragazzo, probabilmente, era andato via durante la notte.Arrivò in spogliatoio e si fece una doccia lunghissima ed al limite dell'ustionante.
Si trascinò fuori mentre il sole iniziava a fare capolino tra le piante del parco; una mano lo toccò sul braccio e quasi urlò.
-Posso accompagnarti a casa?-
-Che cazzo ci fai qui, Louis?-
-Ti ho aspettato-
Harry lo guardò, stralunato. Il ragazzo era spettinato ed aveva un filo di barba assolutamente sexy.
-Sei serio? Mi stai stalkerando?-
Louis ridacchio':
-Non preoccuparti, ho buone intenzioni-
-Non so perché, ma questa frase non mi rassicura-
-Cosa blateri, Harry? Su, andiamo. Sei a piedi, vero?-
-Sì, ma sono esausto-
-Andiamo con la mia macchina, poi torno qua-
Harry si fermò all'improvviso, realizzando:
-Ma tu cosa ci fai in questo ospedale? Non ne hai più vicini a casa tua?-
-Son venuto a passare del tempo con mia sorella, finché è a casa: abita a venti minuti da qui-
Non più in grado di parlare, né di opporre resistenza, Harry seguì Louis.
Il tragitto in auto durò due minuti, eppure Harry fece a tempo ad appisolarsi con la testa sul finestrino.
-Harry? Siamo arrivati-
La voce vellutata di Louis lo riscosse dal torpore; rabbrividi'. L'autunno inoltrato faceva sentire i primi morsi di freddo, nonostante il sole scaldasse ancora.Grande fu lo sbalordimento di Zayn quando vide comparirsi davanti Harry e Louis.
-Dottor Malik, buongiorno- si imbarazzò il ragazzo, guardando Harry che alzò le mani:
-Tutte le spiegazioni a dopo, abbiate pietà di me. Vado a letto. Louis, grazie del passaggio-
Zayn non proferì parola, e Louis sgattaiolo' dietro ad Harry, diretto in camera sua.
-Dormi bene, Harry-
Un bacio, soffice come una piuma, sulla guancia.
Harry era già tra le braccia di Morfeo.----------------------------------------------
Al suo risveglio, a pomeriggio inoltrato, Harry sentì delle voci in soggiorno. Riconobbe quelle di Niall e di Zayn. Era incredibile quanto i due avessero imparato a sopportarsi a vicenda e a non darsi fastidio reciprocamente. Non erano propriamente amici, ed Harry sospettava di essere il collante tra i due, ma sapevano convivere quasi pacificamente.
Si recò in salotto in boxer per scoprire con disappunto che c'era anche Louis. E Liam.
Fece retro-front istantaneo, andando a vestirsi mentre il torpore del sonno veniva spazzato via da una sorta di inquietudine: cosa ci faceva a casa sua?
Tornò di là, rendendosi conto che i suoi amici gli stavano facendo il terzo grado. Ben gli sta, sorrise tra se e sé.
-Ma voi non lavorate mai?- Li apostrofò sorridendo.
-Ehi, sei riemerso dal tuo sonno mortale!- Lo saluto' Niall.
Harry, come sempre quando si alzava dopo la notte, era affamato.
Zayn senza dire nulla si alzò ed aprì il frigo, prelevando una teglia di cous cous.
Harry ignorò Louis ed andò a prendersi un piatto. Malik non era molto loquace, ma con i gesti gli dimostrava quanto si fosse affezionato a lui.
-Grazie- gli sorrise. Il giovane medico fece un cenno.
-Allora, Louis..come sta tua nipote?- Chiese Liam.
-Meglio. La febbre è scesa, per fortuna.-
Harry inserì il piatto nel microonde, e si girò a guardarlo.
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, poi Liam esordì, battendo le mani l'una sull'altra:
-Bene, si è fatto tardi. Io ho delle commissioni da sbrigare, ed alle quattro sono in reparto.-
Niall si alzò a sua volta:
-Anch'io vado. Uhm, Harry? Pub stasera? Partita?-
Harry tentennò, poi annuì.
I due si congedarono; Zayn guardò Harry, come per chiedergli se fosse tutto a posto, ed Harry annuì impercettibilmente. Zayn si alzò, lanciando un'occhiata intimidatoria a Louis, ed andò in studio.
Harry estrasse il piatto dal microonde.
-Vuoi?-
Louis scosse il capo, con un accenno di sorriso.
-Ah già.. non è ora di pranzo. Scusami..il mio bioritmo è tutto sfasato dai turni- commentò Harry, iniziando a mangiare.
Una volta riempito lo stomaco,
Harry alzò lo sguardo su Louis, che l'aveva osservato per tutto il tempo.
Si guardarono per qualche minuto; poi Louis gli sorrise:
-Possiamo ricominciare da zero?-
Harry alzò le sopracciglia.
-Nel senso..possiamo rimanere in contatto, stavolta? Mi concedi una seconda possibilità?-
Harry avrebbe voluto dirgli di no, per orgoglio. Ma in cuor suo aveva già deciso, per cui annuì.
-Certo. A nessuno si nega l'occasione per rimediare-
Louis si illuminò, ed Harry si sentì felice.
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Never feel alone
FanfictionI Larry fanno da filo conduttore attraverso tre mini-long, intrecciate tra loro. Prima mini-long: Harry è un infermiere di Medicina fisica e Riabilitazione, e Louis viene ricoverato nel suo reparto a seguito di un incidente stradale. Seconda mini-lo...