"Resta forte"

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9 mesi dopo
"É un maschietto signora Jackson!"
L'infermiera poggiò il neonato sul petto di Meg, che piangeva con Michael.
"Come volete chiamarlo?"
"Si chiama Michael...Michael Jackson Junior" sorrise Meg.
Il bambino fu lavato e vestito. Sembrava un angioletto, aveva due occhioni grandi neri neri come i capelli. Stava tutto raggomitolato sopra la sua mamma che gli accarezzava la schiena.
"É uguale a Kathy... hanno gli stessi occhi" sussurrò Michael con voce rotta.
Meg sospirò:"Pensa a lui adesso. Non rovinarti questo momento e sii felice"
Poi rise: "Guardalo, sembra che voglia coprirmi"
"Una copertina piena d'amore per la sua mamma... da oggi lo soprannomineremo Blanket"
(Nota: Blanket in inglese significa proprio copertina)
"Blanket? Si, mi piace, é molto tenero"
In pomeriggio arrivarono in ospedale anche Prince e Paris per conoscere il loro nuovo fratellino.
"Ma parla?" chiese Prince.
"No ometto, é ancora troppo piccino"
"Ma può giocare?"
Michael gli scomligliò i capelli: "devi aspettare che cresca..."
Prince sbuffò e incrociò le braccia.
Paris era rimasta in silenzio, aggrappata alle gambe di Michael con un broncetto offeso.
"Principessa e tu che dici? Ti piace il nuovo fratellino?"
Lei scosse la testa.
"Perché?" chiese lui.
"Perché non voglio che tu sia il suo papá, sei il papá mio..." rispose con una vocetta piccola piccola.
Michael la prese in braccio: "Certo che sono il tuo papà, ma questo non vuol dire che io ti voglia meno bene. Sei sempre la mia principessina bellissima, ricordalo"
Paris non era del tutto convinta ma quando Michael le fece accarezzare Blanket si raddolcì un po'.
Dopo qualche giorno tornarono a casa, col doppio della felicitá.
I giornali sapevano che il Re del Pop era diventato padre per la terza volta, ma il nome della madre era sconosciuto: Michael aveva fatto in modo che non fosse scoperta la gravidanza di Meg per evitare quello che era successo con Kathy. I dottori che l'avevano assistita dovettero firmare un accordo di segretezza.
***
3 anni dopo

"Ti prego amore, prova a chiudere gli occhi" diceva Meg, quasi supplicando.
"Non riesco a dormire, non c'é niente da fare. Prendo la medicina" rispose bruscamente Michael.
Meg lo tirò per un braccio e lo costrinse a coricarsi di nuovo sul letto. Era da almeno una settimana che non riusciva a dormire e Meg era davvero preoccupata per lui.
Per Michael era ricominciato il calvario che lo aveva quasi annientato anni prima: un bambino di nome Gavin, lo aveva accusato di averlo molestato sessualmente, proprio come aveva fatto Jordie Chandler. Gavin era stato spinto a mentire dalla madre, per incastrare Michael e guadagnare soldi facili e sporchi. Craig non centrava questa volta, ma quello che era accaduto anni prima per causa sua continuava ad avere i suoi effetti e dava l'opportunitá a gente senza cuore di approfittare della bontá di Michael. Questa volta peró, sotto consiglio di Meg, Michael aveva deciso di affrontare un processo e non pagare, per dimostrare a tutti la sua innocenza. Ma la paura di finire in carcere per colpa di un verdetto sbagliato lo tormentava.
"Come fai a chiedermi di dormire con tutte le cose che mi passano per il cervello?!" si lamentava.
Meg era paziente e amorevole con lui, non lo aveva mai abbandonato al contrario di molti suoi amici.
"Diana non mi telefona più..."
"Michael... forse non era una buona amica. Ti stava vicino soltanto nei momenti migliori. E gli amici devono essere come le stelle, che ci sono sempre,ma brillano di più quando tutto é scuro"
Michael le accarezzò delicatamente il viso con la punta delle dita:" Tu sei la stella più luminosa allora... Brilla su di me per sempre, piccola"
Lei si stese vicino a lui tenendolo avvinghiato a se.
"Sei stanca Meg, sono le tre del mattino e io sono talmente egoista da non lasciarti dormire..." sussurrò quasi tra sé e sé: "Ti guarderò mentre dormi per proteggerti..."
Cullata dalla sua voce vellutata, Meg si addormentò sul suo petto.

L'indomani, Michael era pronto per andare in tribunale. Quel processo sarebbe durato per diversi mesi, ma lui era sicuro della sua scelta. Sperava solo che il giudice vedesse la verità.
Meg non voleva farsi vedere in pubblico: era riuscita a mantenere segreto sia il matrimonio con Michael, sia l'intera relazione e farsi vedere con lui in tribunale avrebbe creato solo scalpore inutile. Si svegliava prestissimo ogni mattina per incoraggiare suo marito e fargli compagnia mentre Karen lo truccava.
Karen era una delle poche amiche di Michael che non lo aveva abbandonato e che gli stava accanto come una sorella.
Quella mattina stavano aspettando il suo arrivo a Neverland e nel frattempo, Meg stava aiutando Michael a lavarsi i capelli, in segno d'affetto.
"...come ti senti amore?"
"Sento che potrei morire in quel tribunale oggi... Meg, pensi che mi manderanno in prigione?". L'espressione dei suoi occhi svuotò il cuore di Meg: si leggeva la paura dentro. Lo stesso sguardo che hanno le gazzelle quando sentono i lassi del leone dietro di loro.
"Ne uscirai in piedi Mike. Te lo giuro sui nostri figli"
" nostri? É bello che tu consideri tuoi anche Prince e Paris, sai?"
"Non faccio differenza" sorrise Meg. Gli strizzò i capelli e cominciò ad asciugarli.
"Mi hai dato una grande gioia. Adesso so che se dovesse succedere qualcosa... loro non sono da soli"
Meg cercava di mostrarsi ottimista e fiduciosa per dargli coraggio, ma stava morendo dentro quanto lui. Il pensiero che qualcosa andasse storto, che potesse davvero finire in carcere per trent'anni e più... A volte le faceva venir voglia di spaccare tutto. Ma non poteva, doveva resistere.
"Hanno bisogno di te, del loro papá. Mike, non arrenderti, resta forte per loro, ne vale la pena. Non vedi come ti guardano? Sei il loro eroe, sei perfetto per loro e per me. Ricordati di questo quando sarai in aula. Ricordati che tu sei la nostra vita"
Michael scoppiò in singhiozzi e si fece abbracciare e stringere.
"Tu...tu sei la mia vita Meg. Se davvero dovessi non vederti per tutti quegli anni io... oh Meg!" Non riusciva a controllare quel fiume di lacrime che gli inondava il viso.
"Beh in tal caso...potrei rapinare qualche banca e farmi mettere nella cella vicino alla tua" Meg cercava di smorzare l'atmofera che si era creata e riuscì a strappare un piccolo e rapido sorriso a Michael.
Alla fine, dopo essersi preparato, entrò nelle camere dei suoi figli che dormivano ignari di quello che stava accadendo al loro papá. Lui lasció un delicatissimo bacio sulla fronte di ognuno e rimboccó a tutti le coperte. Poi staccò un post-it e ci scrisse sopra queste parole:
"Buongiorno piccolini di papá. Fate colazione e non fate arrabbiare Meg. Papá torna presto. Vi amo tanto ❤"
Lo appiccicó alla porta e la socchiuse. Bació Meg che aveva osservato quella scena così dolce con le lacrime agli occhi e si sedette in macchina, dove sua madre, suo padre e tutti i suoi fratelli lo aspettavano per portarlo in tribunale.
***
Meg era seduta in giardino e aspettava con ansia qualche notizia da Janet, ma nessuno sembrava prestarle attenzione.
Paris la raggiunse e le si sedette in grembo.
"Meg, dov'é andato papá? Abbiamo letto il bigliettino"
Meg le accarezzò le guance e la strinse a sé, per nascondere una lacrima. "Vedi Paris... papá é un po' triste in questo periodo perché delle persone cattive lo stanno accusando di una cosa che non ha fatto. E quindi ogni mattina deve parlare con delle persone che lo stanno...aiutando"
Paris si era molto rattristata: "Ma cosa hanno detto del mio papá? Perché lo stanno accusando?"
"Non preoccuparti di questo piccola, si sistemerá tutto. E poi é quasi ora di cena, papá stará per tornare"
E infatti poco dopo i cancelli di Neverland si aprirono. Michael scese dalla macchina con un'aria cupa che a Meg non piacque affatto. Guardò Janet che era seduta in macchina e da dietro il finestrino le fece un cenno come a dire: "é molto nervoso".
Appena la piccola Paris lo vide, gli corse incontro urlando. Lui la prese al volo tra le braccia.
"Papááá!! Mi sei mancato..."
"Anche tu principessa mia, oggi più che mai" rispose con voce rotta.
Con una vocina piccola piccola Paris aggiunse: "sei triste? É per colpa di quelle persone cattive?"
Michael capì che Meg doveva averle spiegato qualcosa:"No piccola, non sono triste, non devi preoccuparti. Vai dai tuoi fratelli ora, e aiuta ad apparecchiare, va bene?"
Lei obbedì subito. Avrebbe fatto di tutto per vedere suo padre fiero di lei.
Meg si avvicinò a Michael.
"Cosa é successo...?"
"É successo che quella pazza della madre di Gavin ne ha dette di tutti i colori. Meg...non la vedo bene per me. Mi sono difeso in tutti i modi, Tom, il mio avvocato, é stato grande...ma quella donna vuole trascinarmi nella merda a tutti i costi. Non immagini la gente e i giornalisti che c'erano fuori dal tribunale, tutti con gli occhi puntati addosso a me, che dicevano e scrivevano un mare di cazzate. Io non so se ce la faccio a passare tutto questo ogni giorno"

Durante la cena Michael non disse una parola. Ogni tanto prendeva la mano di Meg e se la portava alle labbra, ma senza nemmeno guardarla in faccia. Prince cercava di attirare la sua attenzione, ma riceveva solo delle carezze veloci sui capelli biondissimi. Non mangió praticamente niente. Sorrise tristemente a Blanket che giocava a nascondino sotto il tavolo, e poi salì al piano di su.
Meg mise a letto i banbini e andó subito da lui. Lo vide prendere due pasticche bianche e rotonde e ingerirle con un sorso d'acqua.
"Michael..."
Non l'aveva sentita arrivare e alle sue parole sussultó:
"Mi dispiace Meg"
Lei iniziò a piangere: "Non voglio che tu lo faccia. Non riuscirai a controllarti, starai male..."
Lui si sentiva tremendamente in colpa: "Piccola, me le hanno prescritte perché...sto male. Ma sono capace di controllarmi". Meg si accorse di come la sua voce sembrava giá impastata dal sonno. Infatti pochi secondi dopo crolló sul letto, giá vittima di un sonno cattivo e illusorio.
Lei gli tolse la camicia e i pantaloni e gli mise un pigiama caldo. Era così magro: Meg poteva distinguere ogni ossa. Lo vedeva fragile e allo stesso tempo forte come un uragano.
Lo accarezzó per tutta la notte.
***
Qualche mese dopo

Tutta la famiglia Jackson e Meg erano riuniti nella sala da pranzo di Michael a Neverland. Era il giorno prima del verdetto, l'indomani un giudice e una giuria avrebbero deciso per la sua vita.
Aveva pranzato con la sua famiglia, senza allontanarsi nemmeno per un secondo da Meg. Lei era bianca come un lenzuolo, gli occhi rossi e gonfi di pianto sembravano vagare da una parte all'altra della stanza. Michael era a pezzi, era talmente distrutto psicologicamente che quasi faceva fatica a camminare. Nonostante tutto prese Meg per mano e si allontarano da tutti. Salirono le scale che portavano al piano superiore.
"Michael dove stiamo andando?"
Lui aprì una porticina.
"Dove tutto ha avuto inizio" rispose lui.
Era la stanza azzurra, quella in cui Meg aveva dormito la notte in cui era scappata di casa. Il ritratto sorridente di Michael era ancora al suo posto, dopo quasi 16 anni.
"La notte in cui ti ho portata in questa stanza la benedico ogni istante della mia vita. Ricordo la prima volta in cui ho sentito la tua voce roca per la febbre. Avevo vegliato su di te tutta la notte, pensando a quanto fossi bella...non avrei mai pensato a tutto questo"
Meg non sapeva cosa dire,lo abbracciò e aspettó che lui parlasse di nuovo: "Guarda quella statuetta sul comodino. Ti era piaciuta molto"
Meg la ricordava bene, raffigurava una ballerina sulle punte.
"Meg... domani sará l'ultimo giorno in tribunale. Dopo forse potremmo vederci solo mezz'ora al giorno, se me lo permetteranno."
"Tu tornerai da me domani. Michael guardami. Io domani ti aspetteró per pranzo, come tutti i giorni, hai capito?"
Lui la baciò con passione sulle labbra.
"Promettimi che se dovesse andarmi male ti prenderai cura tu dei bambini e che gli spiegherai tutto. Parlagli di me. Non voglio che loro mi vengano a trovare in carcere, mi farebbe troppo male"
Proprio in quel momento, Blanket entrò nella stanza. Era un meraviglioso bambino di tre anni e mezzo, intelligente e vispo.
"Papá...mamm...maa...giochiamo?"
Michael non aspettó nemmno un secondo. Sollevó Blanket da terra e lo cullò tra le sue braccia, piangendo a denti stretti. Meg li lasciò soli: avrebbe voluto non svegliarsi l'indomani.

*ANGOLO AUTRICE*
Ciao a tutti moonwalkers e non... spero che la storia stia continuando a piacervi. Penso che scriverò ancora tre,massimo quattro capitoli, poi la storia giungerá al termine. Lasciatemi un commento e ditemi le vostre impressioni.
Vi amo tutti e mi sento realizzata per aver superato le mille visualizzazioni,yep

Afraid|| A Michael Jackson story.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora