Era notte nel Villaggio della Foglia, le stelle illuminavano di una luce soffusa il cielo scuro e imperscrutabile mentre una grossa sfera perlacea affondava i suoi raggi diafani nel piccolo laghetto coperto di ninfee, all'interno del giardino giapponese della Villa Mikatsuki.
La Residenza del Clan Mikatsuki si trovava poco fuori dalle mura del villaggio, isolata dal resto del mondo e da sempre vista quasi con terrore dagli abitanti di Konhoa. Nessuno ne sapeva il perché, la sola cosa certa era che, anni prima, il nobile clan si era scontrato sia con gli Uchiha che con gli Senju ma alla fine era stato condannato a vivere nell'ombra fuori dal villaggio. Solo l'Hokage è a conoscenza dell'abilità innata che vi viene tramandata e, d'altra parte, il clan appartiene solo formalmente a Konhoa, in quanto rimase sempre neutrale durante le guerre ninja.
Ichiru Mikatsuki, capo del Clan Mikatsuki, era particolarmente ansioso quella sera. Sua moglie, Ashina Uzumaki, stava ormai per dare alla luce il suo primogenito, e la tensione era percepibile per tutti i corridoi della villa: inservienti e ancelle andavano a venivano di gran lena, correndo a destra e a manca con strofinacci e coperte per assistere la partoriente. Vista la singolarità della loro abilità innata, i Mikatsuki non ereditavano necessariamente tale potere dai genitori, tuttavia se ciò accadeva la loro nascita risultava sempre particolarmente complicata: quasi tutti infatti nascevano prematuri, e quindi solo una minima parte arrivava all'età adulta. Ichiru non sapeva nemmeno cosa pensare: da un lato, in quanto capoclan, era suo dovere mantenere una discendenza che ereditasse il Mangetsu, dall'altra però non voleva vedere la sua amata Ashina rischiare la vita durante il parto né tantomeno vedere il proprio figlio nascere prematuro.
Camminava quindi avanti e indietro per il corridoio di fronte alla stanza della moglie, fermandosi solo ogni tanto per origliare vicino alla porta, per poi ricominciare a correre qua e la in ansia.
"Qualcosa mi dice che tu sia vagamente agitato, dico bene?" una voce famigliare e ilare lo sorprese alle spalle.
L'Ottavo Hokage, Naruto Uzumaki, gli sorrideva allegro. Era un giovane uomo di ormai 22 anni, i capelli col tempo gli erano cresciuti, divenendo praticamente identici a quelli del padre, gli occhi però contenevano la loro solita scintilla bonaria, e brillavano azzurri nella notte. Indossava la toga del suo rango e portava al suo fianco quello che Ichiru immaginò essere suo figlio: il giovane erede Uzumaki aveva gli stessi capelli del padre mentre gli occhi erano come quelli della madre, due iridi azzurro ghiaccio nelle quali la pupilla era a stento distinguibile, doveva avere si e no 5 anni e si nascondeva timido dietro la toga del padre. Il nuovo Hokage si era dimostrato subito incredibilmente comprensivo verso il Clan Mikatsuki e il suo atteggiamento aveva contribuito a riallacciare i rapporti con Konhoa al punto che era ormai questione di tempo prima che rientrassero ufficialmente al villaggio.
"Grande Hokage, mi fa piacere che siate venuto ad assistere alla nascita del mio primogenito" Ichiru sorrise gentile, abbracciando l'amico con calore.
"Non potevo certo mancare, anche se, effettivamente, mia moglie nemmeno sa che sono qui. Odia quando rientro tardi e quindi ho usato una mia copia per ingannarla, anche se ho il dubbio che quando lo scoprirà attenterà alla mia salute: l'amicizia di Sakura la sta influenzando troppo..." l'Ottavo rise imbarazzato, grattandosi nervoso la testa.
Improvvisamente, dall'interno sentirono un pianto lamentoso innalzarsi nella notte, mentre una vocina stridula faceva sentire per la prima volta le sue grida nel mondo. Ichiru sospirò: visto che era durata così poco, probabilmente l'erede non avrebbe nemmeno posseduto il Mangetsu. Un grido di una delle ancelle lo fece sussultare, si gettò nella stanza, dove sua moglie gli sorrideva felice: tra le sue braccia reggeva una bebè perfettamente sana, ma che nonostante tutto portava il segno del Potere sulla fronte. Un marchio lucente a forma di goccia purpurea brillava sulla fronticina della neonata, segno che anche lei possedeva il potere del padre, eppure, miracolo tra i miracoli, la piccola sembrava perfettamente sana.
Ichiru era meravigliato, fece per avvicinarsi alla primogenita quando un'esplosione dall'altro lato della Residenza non li colse di sorpresa. La campana di allarme squillò nella notte, lugubre requiem e poteva significare solo una cosa: erano sotto attacco. Mentre grida di battaglia si innalzavano già all'entrata della villa Ichiru Mikatsuki guardò l'amico.
"Vai, mi occupo io di portare in salvo la bambina" gli disse serio l'Ottavo.
Essendo il capoclan, non poteva permettersi di abbandonare i suoi uomini, e fu quindi con immenso rammarico che uscì dalla stanza verso il luogo dello scontro. Naruto guardò la piccola: in quanto unica erede del capoclan, era assolutamente necessario metterla al sicuro. La prese in braccio e dopo essersi scambiato uno sguardo di intesa con la madre uscì di corsa, seguito a ruota dal piccolo Shin, che lo fissava disorientato.
"Dove andiamo papà?" chiese, fissandolo incerto e confuso.
Naruto non rispose. Erano mesi che qualcuno si opponeva nell'ombra alla reintegrazione del Clan Mikatsuki a Konhoa, dando non poche grane sia a lui che a Ichigo, ma per quanto avessero mosso tutta la squadra Anbu non erano proprio riusciti a ottenere alcuna informazione su chi ci fosse dietro. Qualcosa gli diceva che, molto probabilmente, quella notte il Clan Mikatsuki si sarebbe estinto per sempre: o almeno così avrebbe fatto credere.
Si erano allontanati parecchio, e Naruto decise di fermarsi presso un torrente per far riprendere fiato al figlio, ormai al limite. Si stava guardando intorno guardingo quando dentro di sé non percepì Kurama risvegliarsi, come reagendo a qualcosa: erano anni che la Volpe a Nove Code non si agitava tanto, per cui si mise subito in guardia.
Sta arrivando qualcosa di molto brutto, andiamocene! La voce del suo amico suonava insolitamente preoccupata per cui decise di dargli retta.
Stava per dire che dovevano ripartire quando una zaffata di vento straordinariamente potente lo investì in pieno gettandolo a qualche metro di distanza. Tentò di proteggere la piccola che fortunatamente non subì danni, anzi continuò a dormire beata tra le sue braccia. Quando fece per rialzarsi si immobilizzò: di fronte a lui vi era un Kishin gigantesco, delle dimensioni di un Cercotero, che lo fissava impassibile.
Il lungo corpo flessuoso e aggraziato era coperto da lucenti squame nere come l'inchiostro mentre sul suo capo due immense corna a 13 palchi brillavano tempestate di gemme multicolori. Sul suo dorso, così come attorno al muso, una folta criniera dorata volteggiava al vento mentre due occhi diversi, uno rosso e uno verde, lo fissavano impassibili. Dietro di lui, dodici code di chakra nero si muovevano sinuose nella notte: non voleva crederci, quello non poteva assolutamente essere un Cercotero.
Posò la neonata tra le braccia del figlio, che lo aveva raggiunto terrorizzato.
Il colpo giunse fulmineo, e Naruto non esitò un secondo ad attingere al chakra rosso per difendersi. Non vi erano dubbi: avrebbe dovuto fare proprio sul serio. Stava per venire colpito di nuovo quando un fulmine azzurro lo scansò di lato appena in tempo.
"Spostati, Baka" Sasuke Uchiha gli era al fianco, il corpo percorso da un fluttuare di saette azzurre.
"Sei sempre in ritardo!" brontolò Naruto mentre insieme si gettavano contro l'avversario.
Lo scontro era tuttavia in bilico. Innanzitutto, loro dovevano combattere tentando, al contempo, di proteggere sia la piccola erede che Shin. Inoltre quella cosa pareva essere su un livello del tutto differente, al punto che riuscirono a stento a immobilizzarla.
"Hai qualche idea? Se non facciamo subito qualcosa questo coso ci ammazza!" fece Sasuke, un graffio purpureo che gli impiastricciava di sangue la spalla.
Lo sguardo del compagno si posò allora sulla neonata.
Era solo una bambina, eppure, in quel momento non gli venne in mente altra idea.
Compose il sigillo per la Tecnica sotto lo sguardo stupito di Sasuke e fu con un sospiro di sollievo che il mostro si dissolse in lingue di chakra nero, per poi venire assorbito dall'emblema sulla fronte della bambina.
"Cosa facciamo ora con lei?" chiese allora l'Ottavo.
Sasuke si fece pensieroso: "Conosco un villaggio, un luogo segreto nella Terra del Vento dove potrà vivere al sicuro senza che nessuno venga mai a sapere della sua esistenza"
L'Hokage annuì: "Bene. Se ti occupi di lei allora io torno al villaggio. Devo dare man forte a Ichiru"
Si lasciarono con uno sguardo d'intesa, poi Sasuke scomparve nella notte.
STAI LEGGENDO
(Naruto) Amhaal del Villaggio della Neve
FanfictionUna nuova minaccia si appresta all'orizzonte. Sono passati anni dalla fine della Grande Guerra contro l'Akatsuki e ora qualcuno ha iniziato a creare Cercoteri. A distruggere villaggi. A dare la caccia alle Forze Portanti. I Villaggi Ninja sono in a...