CAPITOLO XII-PIU' FORTE

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Isora non spiccava parola, se ne stava immobile, con il broncio, a fissare il fuoco che avevano acceso per la notte.

Aveva trascorso la vita con una padre eccezionale, la cui fama era conosciuta in tutto il mondo: Sasuke Uchiha con gli anni era divenuto per lui non solo un idolo da imitare e raggiungere, ma persino da superare. Purtroppo però il padre non era mai a casa, per un motivo e o per un altro il suo aiuto era sempre richiesto da qualche parte. Avendo ereditato il suo straordinario talento, il piccolo Isora era cresciuto deovando sopportare le altissime aspettative del villaggio e di sua madre, quando invece il suo unico desiderio era essere se stesso e poter fare ciò che voleva. Con gli anni, la sua ossessione verso il padre era lentamente degenerata, e ormai il suo obiettivo non era che uno solo: ottenere un potere tanto grande da oscurare la figura paterna, affinchè Konhoa lo riconoscesse per quello che era.

Così, durante la settimana di allenamento prima della Seconda Prova, non aveva esitato un secondo quando quello straniero dai capelli bianchi gli aveva suggerito un modo per ottenere lo Sharingan Ipnotico. Nessuno aveva sospettato nulla quando, pochi giorni dopo, il figlio maggiore di Naruto Uzumaki era scomparso nel nulla. Già, perché l'Ottavo aveva anche un secondo figlio, di ben 25 anni, che però, per così dire, non era proprio il tipo di ninja modello che il padre avrebbe voluto avere come figlio. Arata Uzumaki era un giovane imprevedibile come il tempo, rissoso e che a soli 20 anni, a causa del suo carattere a dir poco violento e delle sue imprese che per poco non avevano distrutto la reputazione del padre, era stato incluso nella lista nera di ninja rinnegati della foglia. I rapporti col padre si erano deteriorati e ormai il ninja non faceva che accettare commissioni assassine per vivere: per cui nessuno aveva notato la sua scomparsa quando Isora, unico suo amico sin dall'infanzia, lo aveva ucciso. Così aveva ottenuto lo Sharingan Ipnotico, eppure eccolo li, ancora debole, a dover convivere con una sconfitta che non faceva che corroderlo dentro.

"Tutto bene?" gli chiese Amhaal, preoccupata. Era da quando erano partiti dal Villaggio della Neve che Isora non spiccava parola, se ne stava sulle sue, osservandoli corrucciato. La ragazza non sapeva come prenderla: che si comportasse così a causa sua? Lo aveva tanto disgustato la sua trasformazione? La odiava perché lo aveva attaccato? Non capiva, e il silenzio ostinato di lui non faceva che peggiorare i suoi dubbi.

Isora la scostò malamente: "Si, si, sto bene. Perché non vai a farti un giro? Ho altre cose di cui preoccuparmi, senza doverti anche stre dietro!"

Amhaal lo osservò, offesa.

Prima che potesse chiedergli cosa gli prendesse, Ichigo afferrò il genin per la collottola, portandolo dove lei non avrebbe potuto sentirli.

"Ehi...si può sapere che cazzo di problemi hai? Non ti ha fatto nulla, era solo preoccupata per te! Sono giorni che tieni il broncio, come pensi che l'abbia presa? Molto probabilmente si starà facendo mille seghe mentali, dandosi la colpa quando invece sei solo tu ad avere la testa bacata!" sbottò l'Inuzuka, con Misao che minacciava Isora a zanne snudate.

L'Uchiha lo scostò con forza: "Quello che ho sonno cavoli miei e basta, chiaro? Se poi lei ha qualche problema non è affare che mi riguardi!"

"Mi prendi per il culo? Fino a pochi giorni fa non la smettevate di tubare e ora non te ne frega più una minchia? Stai scherzando spero!"

"Quale è il problema? Tanto hai sempre desiderato che ci mollassimo, no? Prenditela. A me non fa né caldo né freddo. Tanto ora come ora è talmente disperata che la darebbe a chiunque pur di consolarsi!"

Un singhiozzo, e i due si voltarono.

Amhaal li aveva seguiti, e con ogni probabilità aveva appena sentito tutti i loro discorsi. Fissava Isora con le lacrime agli occhi, poi fuggì via, sconvolta.

Ichigo guardò l'Uchiha, furibondo.

Fece per seguirla, poi cambiò idea e tornò indietro.

Un cazzotto centrò in piena faccia Isora, che non fece nulla per evitarlo.

Poi Ichigo si voltò, seguendo Amhaal nella boscaglia.

Orochimaru fissava in silenzio la scena.

Come temevo, alla fine la vera natura di Isora è venuta a galla. C'è solo da sperare che non ci sia Zaraki dietro tutto questo, non mi stupirebbe se fosse stato lui a incitare il ragazzo a uccidere Arata. Devo solo augurarmi che non si spinga oltre, è già caduto troppo in basso con la sua sete di potere.

"Maestro..." Isora lo aveva raggiunto, e lo fissava ora con una luce di determinazione negli occhi.

"Mmmhhh?" il sannin lo osservò. Cosa poteva volere da lui?

"Voglio che lei mi dia il Segno Maledetto" rispose quello, deciso.

Oh, cielo. Stai scherzando spero!

"Non vedo perché dovrei..."

Se gli dessi tanto potere, Dio solo sa quali e quanti casini verrebbero fuori. Tanto per iniziare, suo padre mi scuoierebbe vivo, poi molto probabilmente non ci sarebbe più verso di riportare questo moccioso sulla buona strada. Meglio andarci cauti...

"Voglio diventare più forte. Se non ci fosse stato lei, quando Amhaal ha sprigionato il potere del Kishin, ora molto probabilmente sarei morto!" gli occhi del giovane mandavano scintille, non solo di fermezza, ma anche di una malcelata ossessione. A quanto pareva la situazione era più grave di quanto avrebbe potuto immaginare.

"Mi spiace, ma non posso" rispose. Non poteva concedergli un potere simile, non a lui che ormai, era chiaro, aveva perso completamente il senno.

"Perché?"

"Perché? Perché sei instabile, ragazzo. Sei ossessionato dalla sete di potere. E questo non è un bene, credimi. Non potrei mai darti il Segno Maledetto, non mentre sei ridotto così" lo disse misurando bene le parole, senza rabbia e con calma glaciale. Doveva fargli schiarire le idee, non poteva permettersi che impazzisse definitivamente.

Ma che dico? Questo qui è già completamente fumato!

Isora lo fissava sconvolto, poi digrignò i denti: "Molto bene. Se le cose stanno così, me lo cercherò da solo, il potere"

E scomparve nella notte.

Amhaal singhiozzava in silenzio, sulla riva del fiume che costeggiava l'accampamento.

Non voleva, non poteva credere a ciò che aveva sentito. Possibile che fosse stata sempre così cieca? Che non avesse compreso prima la vera indole di quel ragazzo? Che gli avesse permesso di fare breccia nel suo cuore con tanta facilità? I ricordi la travolsero, tanto dolorosi ora quanto erano stati dolci un tempo. Il loro primo incontro. Il momento in cui lui e la sua squadra li avevano soccorsi nella Prima Prova, e si era svegliata con lui che le spazzolava teneramente i capelli. Il suo primo bacio, quando il dolore per la perdita del su clan le divorava i cuore. Se prima amava crogiolarsi in quelle memorie, in quel momento le risultavano insopportabilmente dolorose. Una mano gentile si poggiò sulla sua spalla: Ichigo la fissava, il viso contratto dal dolore nel vederla tanto a pezzi.

Si sedette al suo fianco, prendendola tra le braccia e cullandola dolcemente.

Gli venne in mente una ninna nanna, quella che sua madre gli cantava quando non riusciva ad addormentarsi.

"Dormi dormi mia stellina

Il sole già vola via:

vola via lontano lontano

dove io ti porterò per mano.

Dai andiamo sui monti

A osservar mille tramonti

Su non piangere mia stellina

Così poi domattina

Correremo su freschi prati

Dove tutti sorrideremo beati"

Si interruppe, il respiro di Amhaal si era fatto regolare e lei dormiva beata sulla sua spalla. Un sorriso le rigava le labbra.

Ichigo sorrise, intenerito.

Osservò il cielo.

Isora, ti sei appena scavato la fossa.


(Naruto) Amhaal del Villaggio della NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora