•Capitolo 1•

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POV AMY
"Amyy"
"Mhhhmh" borbottai esausta
"Amy dai alzati,è la settima volta che ti chiamo"
Ma quanto può essere fastidioso?
"Amy hai tre secondi altrimenti sai cosa ti spetta"
Non passarono nemmeno quei tre secondi che mi ritrovai a terra con un dolore lancinante alla testa per il 'dolce' risveglio di mio fratello Dave.
"Dave, dannazione! Ti sembra il modo di svegliarmi?!"
Mi lamentai cercando di urlargli in faccia ma tutto quello che uscì dalla mia bocca fu una flebile voce impastata
"Certo altrimenti avrei passato tutta la mattina a svegliarti"
rispose ridacchiando dopo aver visto la mia espressione turbata
"Ahhhh quanto ti odio"
"E invece no, lo so che mi vuoi bene" disse dandomi un bacio in testa per poi uscire dalla mia stanza. Era proprio così, gli volevo davvero bene, era sempre stato il mio fratellone, il mio punto di riferimento. Aveva 5 anni più di me ma era sempre stato un grande muro pronto a proteggermi... e un grande cazzone pronto a buttarmi giù dal letto ogni e dico ogni mattina.
Ormai sveglia mi alzai di peso dal pavimento e aprii l'armadio per poi pormi la stessa domanda che dieci decimi della popolazione femminile si pone ogni maledettissima mattina
-E adesso, cosa metto ?-
Dopo svariati tentativi di trovare qualcosa di diverso dal solito e magari più "elegante" optai per un semplice leggins nero, una felpa larga dello stesso colore e le mie amate all star nere borchiate. Viva la felicità insomma..
Dopo aver buttato il tutto sulla poltrona presi l'intimo e corsi in bagno a lavarmi. Mi vestii e decisi anche di truccarmi un po, ma non troppo, solo un po di blush sulle guance e del mascara. Legai i miei lunghi capelli rossi in un chignon disordinato e scesi a fare colazione.
La prima cosa che vidi fu il cibo. CIBO : una parola, quattro lettere e tante , tante emozioni per me. Non ero mai stata una ragazza attenta alle calorie e ai grassi anzi, mangiavo di tutto, 24h su 24 senza sosta anche se dal mio esile corpo si poteva dire tutto il contrario. Non persi tempo e subito afferai due pancake con i denti, con una mano presi un pezzo di torta al cioccolato e con l'altra lo sciroppo d'acero, perfetto per i miei pancake!
"Amy sei la solita! Potresti lasciarmi qualcosa? Sembri un orco affamato in astinenza dal cibo"
Eccolo il solito guasta feste , in tutta risposta gli feci una linguaccia facendo cadere l'unico pancake rimasto in bocca. Scoppiai subito a ridere quando vidi la faccia di Dave. Era davvero buffo con quel cipiglio formatosi sulla fronte e la posizione da bodyguard: braccia incrociate sul petto e schiena dritta , la solita posizione che usava per sgridarmi. Passarono pochi secondi e poi anche lui si unì alla mia risata, eravamo fatti così e a me andava benissimo.
Dopo una decina di minuti presi il mio zaino saltai in braccio a mio fatello per salutarlo come facevo sempre e uscii di casa dirigendomi alla fermata del pullman.
Mi sedetti al mio solito posto, era sempre lo stesso da circa 2 anni e mi stupii che l'autista non avesse messo ancora una targhetta con scritto il mio nome. Accanto a me ogni giorno il posto era riservato a Michael, il mio migliore amico, il quale mi aveva appena mandato un messaggio con scritto che non sarebbe venuto a scuola per una distorsione o contusione... Insomma una cosa del genere alla caviglia. Non volendo nessun'altro accanto a me, distesi le gambe esausta abbandonando tutto il mio corpo al sedile impolverato. Frugai nello zaino presi gli auricolari e le misi nelle orecchie rilassandomi con il dolce suono dei Maroon 5.

POV LUCAS
Erano le 7:30 ed ero già in piedi per il mio primo giorno di scuola. Già, era parecchio strano da parte mia svegliarmi in orario, ma mia madre la sera prima mi aveva minacciato dicendo che se non mi fossi svegliato mi avrebbe buttato la play nella spazzatura. Non l'avrebbe mai fatto, era una donna d'animo dolce, ma mai giocare con il fuoco, quando si arrabbiava non era un bello spettacolo.
Il mio primo giorno di scuola, in una nuova scuola, in una nuova città che alla fine tanto nuova non era visto che ci passavo ogni estate. Ci eravamo appena trasferiti da Seattle, la mia città natale, perché i miei avevano espanso la loro azienda di Moda e qui a Chicago avevano appena costruito la centrale. Era angosciante cambiare casa, lasciare i miei amici, la mia amata squadra di calcio e la scuola , ma d'altro canto , andare via da quella città era come togliersi un grande e pesantissimo peso dallo stomaco.
Quella città era triste , cupa , grigia e troppo piena di ricordi, brutti ricordi che non potevo più reggere ormai.
Chicago invece era colorata, mi trasmetteva felicità fin dalla mia infanzia. Se pensando a Seattle il primo colore che mi veniva in mente era il grigio, per Chicago era il giallo, luminoso come il sole di giorno e le stelle di notte. La sua luce trasmetteva serenità, una sorta di ancora di salvezza.
Mi feci una doccia veloce e indossai i primi vestiti trovati nell'armadio. Prima di scendere per la colazione sistemai il mio amato ciuffo e sorrisi al mio riflesso sullo specchio. Non ero mai stato un ragazzo vanitoso... ok si forse un po mi importava del mio aspetto, ma ero figo di natura, non avevo molto di cui preoccuparmi.

'E sei anche un grandissimo pallone gonfiato' intervenne la mia stupida coscienza.

Dopo aver sceso le scale salutai mio fratello e mia sorella con un grande abbraccio, feci un cenno di saluto ai miei e afferrai un milkshake al cioccolato e un muffin dal tavolo. Mi diressi verso la grande porta di legno e uscii di casa dirigendomi alla fermata dell'autobus , dove mi aspettava il mio migliore amico Cole.
"Prima o poi mi farò dare le chiavi della mia auto da papà così non dovremo prendere questo pullman"
dissi a Cole che mi aveva appena dato una pacca sulla spalla in segno di saluto
"Amico ma se non sei capace di camminare con i tuoi stessi piedi come pretendi che tuo padre ti dia le chiavi?"
Mi derise il mio migliore amico.
"Parla quello che è stato bocciato all'ultimo anno"
gli risposi dandogli un pugno sul braccio e lui subito si zittii.
In realtà non aveva tutti i torti, mio padre non si fidava molto della mia guida poiché ero stato bocciato due volte agli esami per la patente . "Moore non accelleri"
"Moore non metta il braccio fuori dal finestrino" "Signorino la cintura" "Moore con lei alla guida si rischia la morte!"
Mi dicevano i professori, ma erano tutte cazzate. La mia guida era solo diversa dalle altre, tutto qui. Comunque sia al terzo esame riuscii ad ottenerla e quindi avevo diritto alle mie chiavi.
La nostra era la la seconda fermata quindi il pullman sarebbe arrivato a momenti. Dopo neanche 5 minuti un grande autobus bianco e blu mi si presentò davanti. Con mio grande stupore era già pieno e l'unico posto libero era accanto ad una ragazza, che poi tanto libero non era visto che ci era distesa sopra. Cercai di chiamarla chiedendole se il posto fosse libero, ma non mi sentiva per quelle maledette cuffie. Dopo vari tentativi spostai di peso le sue gambe dal sedile e mi sedetti al posto accanto al suo. Si girò di scatto per dirmi qualcosa sulla mia mancata gentilezza ma non capii molto, non mi andava di subire le urla di ragazze mestruate di prima mattina.

POV AMY
Ero completamente accasciata sul mio posto e accanto a me c'era il mio zaino. Non me ne importava niente di assumere un'aria da 'signorina composta ed educata' come diceva sempre mio padre. Erano quasi le 8 del mattino e la mia stanchezza era più che giustificata.
'Sembri una balena spiaggiata' intervenne la mia coscienza
Ma devi intervenire sempre quando c'è da insultarmi?
'È il mio lavoro'
Grazie mille
Sperai con tutta me stessa che alla fermata successiva non salisse nessuno così da rimanere in questa posizione ancora per un po, ma come non detto salirono due ragazzi.
'Due ragazzi davvero carini'
Mh, si carini
'Non fare l'altezzosa sono belli!'
Shh sta zitta.
Il primo si sedette affianco a Morgan almeno credo che si chiamasse così. Andavamo nello stesso corso di storia dell'arte dallo scorso anno ma non sono mai stata capace di memorizzare un nome, tranne quello di Michael ovviamente. Nel frattempo l'altro ragazzo era in cerca di un posto, per non farmi notare mi girai verso il finestrino e iniziai a guardare fuori sperando che non si avvicinasse a me, ma la fortuna evidentemente non era dalla mia parte quella mattina. Dopo avermi chiesto svariate volte se il posto fosse libero senza avere nessuna risposta in cambio, con fare altezzoso prese il mio zaino e lo scaraventò a terra guadagnandosi uno sguardo truce da parte mia.
Dio quanto sono incoscienti e maleducati i ragazzi d'oggi!
'Guarda che sei tu che sbagli, il suo atteggiamento è normalissimo, anche tu lo avresti fatto'
Mi fece notare il mio subconscio, odio sentire quella vocina che dice sempre cose vere, dannazione. Mi rigirai sbuffando e guardai fuori ignorando il ragazzo per tutto il tragitto.

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