8º Capitolo.

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Lydia's pov;
In quel momento l'unica cosa che mi veniva da dire era: "Che cazzo hai fatto?" lui mi guardò con fare confuso ed io mi alzai di scatto.
"Che hai fatto, che hai fatto, che cazzo hai fatto?" continuavo a ripeterlo, avevo le mani tra i capelli e tremavo.
"Lydia! Cosa c'è?!" sentivo le urla di Stiles, ma era come se non le sentissi davvero.
"Stiles, ti prego va via." gli dissi con voce spezzata.
"Aspetta, Lydia, per favore." aveva gli occhi lucidi; lo fissai per un pò, tirai su col naso, e, dopo pochi secondi di esitazione, lo abbracciai.
"Dio, Lydia, mi dispiace."
affondai il viso tra la spalla e il collo e sentii le sue labbra poggiarsi sulla mia testa. Mi lasciai andare, facendo, per un attimo, uscire la Lydia bisognosa di attenzioni.
Alzai lo sguardo, ci fissammo attentamente in compagnia di un profondo silenzio. Le cose iniziavano di nuovo a farsi complicate, così mi allontanai prendendo le giuste distanze; c'era di nuovo un'aria pesante che lasciava entrambi a corto di fiato. "Forse hai ragione, vado via."
Afferrò velocemente la giacca e uscì, chiudendo bruscamente la porta.
Io mi lasciai andare sul divano e rabbrividii, risentendo dell'assenza di quelle braccia attorno al mio corpo, con la testa fra le mani pensando a ciò che era successo pochi minuti prima e a come mi ero sentita, se avevo sentito qualcosa.

————

Ero in ritardo.
Come sempre, tremendamente in ritardo.
Mi stavo infilando la giacca e al contempo cercavo le chiavi dell'auto.
Quella mattina mi ero svegliata piú tardi del solito, forse per la scomodità del divano, dato che, dopo l'accaduto del giorno prima, avevo dormito lì.
Scesi il porticato e raggiunsi l'auto, entrando velocemente.

Raggiunsi la classe insieme agli altri, fortunatamente.
In classe c'erano Scott, Kira, Liam, Malia e Stiles, oltre ad altri nove-dieci ragazzi.
Durante la lezione cercavo di non guardare nessuno, non attentamente, almeno.
Dieci minuti prima del suono della campanella, vidi Stiles afferrare la cartella, portarsela alla spalla destra e uscire dall'aula.
Le mie gambe formicolavano dalla voglia di alzarmi e vedere cosa fosse andato a fare, ma riuscii a trattenermi fino a fine lezione.
Sfortunatamente, non riuscii a vederlo per tutta la giornata, notai solamente la sua auto andarsene mentre ero nel parcheggio, dopo la fine dell'ultima ora.

Nel pomeriggio andai alla centrale, da Parrish.
Mi scusai per come mi ero comportata qualche giorno prima e mi invitò a cena, a casa sua, qualcosa di semplice e romantico. Accettai volentieri.
Durante la nostra chiacchierata alla centrale ridemmo molto; mi sentivo bene, a mio agio, serena.
Ci eravamo lasciati andare, era arrivata l'ora di cena e noi sembravamo non accorgercene, quindi alla fine del turno di Parrish, lo seguii direttamente verso casa sua. Scesi dall'auto, dopo averla parcheggiata vicino quella di Parrish, e salimmo le scale insieme, fino al suo appartamento. "Oh Dio, c'è un meraviglioso calore qui dentro." la frase uscì spontanea non appena varcata la soglia dell'ingresso; portai le mani alle braccia, accarezzandole, per riscaldarle. "Il vantaggio dell'avere un camino." disse, sorridendo.
"Io preparo la cena, tu accomodati pure, sul divano c'è un plaid." seguii il consiglio e mi accomodai sul comodo e confortevole sofà.
Mentre Parrish si dava da fare ai fornelli, io pensavo agli avvenimenti del giorno prima, chiedendomi se prima o poi io e Stiles ne avremmo parlato, se, facendolo, l'imbarazzo provato quella mattina in classe e la sera del giorno prima, si sarebbe dissolto, nel nulla, o se sarebbe solo aumentato, fino a distruggere del tutto il nostro rapporto, la nostra amicizia.

Stiles's pov;
Erano le 20:35, credo, quando notai su Instagram uno strano post, postato dal sito ufficiale della scuola.
«Come ogni anno, la Beacon Hills High School, organizzerà un ballo autunnale per inaugurare l'inizio di un nuovo anno scolastico! Ragazzi, cercate una dama da portare nella palestra della scuola il 27 Settembre, come ogni anno, alle 21:00!» e per quanto fastidio potesse darmi, immaginai Lydia in abito da sera; poi mi venne in mente il ballo di qualche anno prima, quando le feci da accompagnatore, lo stesso in cui venne attaccata da Peter.
Rabbrividii.
«Tutto bene?» le parole mi arrivarono all'orecchio rimbombando, per la troppa distrazione.
«Come? Oh, sì.» Malia si lanciò sul divano e si sistemò vicino a me.
«Che guardi?» con voce squillante mi strappò il cellulare dalle mani.
«L'annuncio per il ballo, come ogni anno.» sbuffai, posando la mano destra sulla fronte.
«Cosa c'è? Non ti va di andarci?» mi chiese con un filo di preoccupazione nella voce. «No, non anche quest'anno. Non sono dell'umore.» feci per alzarmi ma lei mi bloccò, tenendomi per il gomito.
«Beh, mancano ancora 2 giorni, hai tempo per cercare di 'essere dell'umore'.» sorrise ampiamente e, al contempo, si mise a cavalcioni su di me..

Lydia's pov;
«Lydia, hey.» guardavo la televisione, ma non la stavo proprio guardando, in realtà pensavo.
«È pronto, puoi venire.» pensavo intensamente ma qualcosa mi distraeva, infastidiva.
«Lydia.» poi sentii una mano sul mio braccio.
-Parrish- pensai.
«Oh, Dio, scusami. Arrivo.» mi schiarii la voce e, mentre mi alzavo dal divano sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi.
Durante la cena bevvi qualche bicchiere di vino rosso, Parrish sembrava agitato così gli consigliai di fare lo stesso.
La tensione era palpabile in quel fastidioso ed irritante silenzio, così decisi di fare il primo passo: «Allora, come va alla stazione, con il lavoro?» banale, ma almeno cercavo di fare conversazione.
«Benissimo.» so schiarì la voce.
«Okay.» prolungai di qualche secondo il suono della 'o' e posai le posate sul bordo del piatto.
«Parrish, non fare così, per favore.
Sii te stesso, parlami.» cercai di sorridere ma gli angoli della mia bocca continuavano a voler pendere verso il basso.
«Scusami, è solo che.. non so, passare del tempo con te, guardarti, tu mi metti in imbarazzo.» sghignazzò timidamente, posando anche lui gli arnesi che aveva in mano, imitandomi.
«È da quando siamo, sai.. dalla serata in discoteca che sento questo imbarazzo tra noi, e non voglio.» continuò.
«Nemmeno io.» afferrai il bicchiere e bevvi dell'altro vino.
«Allora lavoriamoci sù, no? -sorrise ampiamente- Ti va se domani prendiamo un caffè, al centro commerciale?» sentivo l'agitazione nella sua voce, la percepivo.
«Certo che sì!» sorrisi e risi al contempo.
«Offro io, ovviamente.» disse orgoglioso.
«Stiles, no, non te lo permetto.» sorrisi ma poi analizzai la frase quando vidi che lui non stava facendo lo stesso, e mi reso conto di quel che avevo appena detto.
«Parrish, scusa.» abbassai lo sguardo.
«Jordan, chiamami Jordan.» disse, cercando di sorridere.
Avevo rovinato il momento, l'atmosfera.
Avevo mandato tutto a puttane.
-Maledetta me, maledetto vino rosso.- pensai.

~Autrice;
Salve! Questo capitolo è stato un parto in piena regola, e sì, so che non è nemmeno chissà cosa, ne sono consapevole, ma spero di riuscire farmi a perdonare in futuro.
Prossimo capitolo ad un certo numero di visualizzazioni e a 10 ⭐️! 💜

Stydia; "He still likes her, doesn't he?" - Italian FanFiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora