2 CAPITOLO

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" Signora?! Il vestito che mi ha chiesto di stirare è sul letto. L'ho coperto con un cellofan per impedire che si sciupi. Se non ha bisogno d'altro, io andrei!". " Grazie Claudia! Oggi mi sei stata di grande aiuto. Puoi andare!". Jana volse lo sguardo verso il nel vestito nero e pensò che quella sarebbe stata una serata importante per lei e per suo marito, titolare di un centro commerciale di Milano e grande affarista, sempre impegnato in ufficio a gestire l'amministrazione o in giro per le maggiori città italiane ad intrattenere riunioni con i più grandi leader del mercato internazionale.
Erano le diciannove quando ha la Ferrari rossa fiammante di Andrea rombo' sul viale, circondato dalle aiuole fiorite coltivate da un giardiniere al loro servizio.
" Allora, sei pronta?".
" No, non ancora. Mi sembra che sia abbastanza presto, non credi?".
" Sbrigati! Non voglio arrivare in ritardo! Ah... tesoro?! Mi raccomando... non ti truccare come una liceale, ti prego! L'ultima volta che ti ho portata ad una cena di lavoro, si notava la differenza di rango tra te e le mogli dei miei colleghi! Cerca di non deludermi questo volta! OK?". Gli occhi di Jana si riempirono di lacrime. Andrea era entrato in casa e l'aveva salutata bcon un secco rimprovero, proprio come si con un misero e vecchio cane randagio. Salì in camera e indossò l'elegante abito nero; si guardò più volte allo specchio e, prestando attenzione a curare nei minimi dettagli il suo aspetto, si trucco' e si pettino' da donna di gran classe. Poi, orgogliosa e fiera di sé , scese nel salone che dalla camera conduceva al salotto, dove ad attenderla c'era il suo adorato marito.
" Ecco, amore! Sono pronta. Ti piaccio?".
" Tutto qui? E questo sarebbe un abito degno di una signora?! Solo le cameriere come te possono indossare robacce simili! Dove L'hai comprato? Al mercatino degli oggetti usati?! ".
" Andrea! Ti prego... non hai il diritto di parlarmi così! Dono tua moglie! E poi se non ti piaccio abbastanza... posso andare sempre a cambiarmi!".
" Noo! Per carità! Per poi rimettere un altro straccio? È tardissimo! Lo vuoi capire? Andiamo! E muoviti!!!". Andrea era nervoso e crudele con la moglie, ma docile ed affabile con i ricchi ex importanti affaristi della zona che arricchivano il suo patrimonio.
I signori Gaffuri accolsero i coniugi Visconti con un falso cerimoniale di convenienza. " Andrea! Finalmente! Pensavamo che non sareste più arrivati! Prego... accomodatevi! La cena è già in tavola!".
"Scusate per il ritardo!", disse Andrea, " ma mia moglie... lasciamo perdere!". Andrea lanciò una tremenda occhiata a Jana per avvertirla di non commettere, come suo solito, ridicole gaffe, soprattutto in presenza del suo più ricco e importante cliente di Milano, il commendatore Giacomo Gaffuri.
" Come stanno andando i tuoi affari all'estero, Giacomo?! Ho saputo che ora hai hai venduto le tue azioni ad una compagnia statunitense! Non essere modesto, però...come tuo solito! Io sono tuo amico! E agli amici si dice tutto... o no?"
Bhe'... a dire il vero i miei affari all'estero non stanno andando a gonfie vele. Vedi, dopo che ho venduto quelle azioni, mi sono ritrovato le tasche quasi vuote! Quasi vuote... e tu sai cos intendo!". Andrea tentava astutamente di spillare informazioni segrete al più grande dirigente della zona per saperne di più sul mercato estero. Non gli bastava essere il proprietario di un grande centro commerciale: il signor Andrea Visconti voleva detenere il potere assoluto sopra ogni cosa e nessuno avrebbe potuto intromettersi nei suoi loschi affari che gli avevano da sempre fruttato tanti soldi, guadagnati con l'inganno e la sfrontatezza per appropriarsi sempre di nuove ricchezze. Jana conosceva fin troppo bene le doti astute e diplomatiche del marito nell'abbindolare i grossi pesci dell'alta società e sapeva anche quanto egli fosse avido di denaro; insomma era riuscita a cogliere ogni minimo aspetto del suo carattere ma, nonostante ciò, dopo sei anni di matrimonio, non aveva ancora capito la cosa più importante nella vita di Andrea. Spesso, infatti, si domandava i perché l'avesse sposata.
Un giorno di circa sette anni fa, Andrea entrò nel ristorante dove Jana lavorava come cameriera e, non appena la vide, le dichiarò apertamente quanto fosse attratto dz lei e quanto la desiderasse. Anche l'umile cameriera sentì subito che nel suo cuore era nato l'amore ma, mai una volta nel corso della loro unione, provò un briciolo di avidità nel vedere tanto denaro e oro attorno a sé. Si sposato dopo un breve fidanzamento e , da allora, Jana non ricevette più una carezza, un complimento o un tenero bacio; era circondata solo dal lusso e dal potere, ma sopportava in silenzio, cercando di piangere solo la notte e, mentre le lacrime bagnavano il cuscino, pensava inutilmente a come sarebbe stato bello se un giorno il suo caro marito l'avesse amata e trattata come una vera donna. Andrea considerava che il loro fosse un rapporto vuoto e insignificante, dato che in sei anni di matrimonio non erano nemmeno riusciti a mettere al mondo un figlio: un erede a cui lasciare tutto ciò che era in suo possesso e, ovviamente, la colpa di questo ricadeva sulla povera e sfortunata Jana, considerata sterile e affetta da problemi psico fisici. Nonostante le analisi a cui tempo fa si sottopose rivelarono il contrario, Andrea doveva trovare per forza un capro espiatorio, una vittima debole e innocente sulla quale sfogare le proprie frustrazioni di uomo arrivista, mai sazio del suo avere, che a volte sapeva rivelare il peggio della propria personalità e ferire nell'animo da vero carnefice.
La casa della signora Gaffuri era grandissima ed arredata con mobili austeri in stile ottocentesco che rispecchiavano in parte la sua personalità, altera ed incredibilmente superba. Il tavolo della sala da pranzo era apparecchiato in maniera impeccabile, con piatti in finissima porcellana e bicchieri di cristallo. Le posate erano rigorosamente d'argento e brillavano nel loro splendore sotto le gocce cristalline del lampadario mastodontico. Le sedie erano ricoperte da un morbido e soffice tessuto blu, che donava un tocco di classe all'ambiente. In fondo alla sala d pranzo, in un angolo illuminato dai raggi della luna che penetravano dall'imponente porta finestra, si trovava il divano, dello stesso colore delle sedie che, ornato da bianchi cuscini di raso, faceva risaltare il pregiatissimo tappeto Persiano, sul quale era situato un tavolino di vetro, sorretto da un unico piedistallo in ottone.
Jana era abituata a vivere nel lusso, a maneggiare oggetti di gran valore e a destreggiarsi nelle sontuose stanze della sua abitazione, ma nonostante ciò, ogni volta che si trovava bella casa di persone ricche ed altolocate, si sentiva profondamente in imbarazzo e , vinta dal terrore di sbagliare, si comportava in maniera timida e impacciata e quell'atteggiamento mandava in collera il marito che, nel frattempo, si preparava una bella sfuriata da propinarle durante il ritorno a casa
La moglie del cliente di Andrea osservava Jana da capi a piedi, invidiando la sua giovinezza e, soprattutto, il suo bel viso dolce e pulito, privo di rughe o di qualsiasi segno del tempo. Jana non era una donna appariscente, ma i suoi occhi verdi e la sua bocca carnosa donavano al suo aspetto un fascino straordinario ed una rara bellezza che tutti gli uomini notavano e ammiravano. Anche Andrea aveva saputo cogliere in lei questa sua bellezza, semplice ma straordinaria, infatti l'aveva sposata subito e, sempre subito , l'aveva riposta in un angolo remoto della sua casa, come un sontuoso trofeo da mostrare e più dimenticare. Della era una donna generosa, affabile e disposta a tutto per rendere felice il marito, ma per lui avrebbe dovuto essere egoista, insensibile e menzoniera: ciò che contava veramente erano le apparenze e la loro finta felicità.
" Sai, cara Jana, ho inviato un fax ad una certa società di genealogia per conoscere l'origine del nostro casato ed ora sto aspettando con ansia una risposta. Si dice che i Gaffuri furono persone molto influenti in Italia. Per me è molto importante sapere il passato della mia famiglia! E... lei? Mi dica... da quale famiglia proviene?".
" Mio padre... era operaio, ma adesso purtroppo non c'è più. E mia madre, bhe'... mia madre è morta quando ero ancora piccola, però so di lei che era...". Intervenne tempestivo Andrea: " ehm, ehm!... Cara...non annoiare la signora con i tuoi inutili discorsi!!!". Andrea sobbalzo' sulla sedia vellutata, sperando che le rivelazioni di Jana riguardanti il suo passato non avessero influito sui suoi rapporti con la famiglia più in vista di Milano. Jana sapeva di aver deluso per l'ennesima volta il suo pretenzioso marito e se ne dispiacque moltissimo perché temeva una sua solita e umiliante scenata. Davanti agli amici di Andrea avrebbe dovuto trasformarsi in contessa, duchessa o ereditiera d'ingenti patrimoni, ma Jana non sapeva fingere di essere una persona diversa da quella che era, data la rigida educazione impartita dai suoi genitori che le avevano da sempre insegnato a dire la verità e a comportarsi in ogni situazione con lealtà.
Finalmente la straziante cena dai Gaffuri terminò, così Andrea e Jana si congedarono dai due scoccianti signori e si diressero, con la Ferrari fiammeggiante, verso casa. Lungo la strada del ritorno regnava un pesante silenzio, accompagnato dagli sguardi preoccupati di Jana e dagli occhi impenetrabili di Andrea che non proferiva parola, fino a quando non furono a casa e il vulcano che c'era in lui iniziò ad eruttare lava incandescente.
" Amore, ti prego, perdonami! So che ho sbagliato, che non sono degna di te!".
" Tu non saresti degna di nessuno!!! Con la tua timidezza, i tuoi timori, la tua stramaledetta onestà! Tu sei malata! Malata dentro! Hai bisogno di farti vedere da uno psichiatra! Svegliati!!! Il mondo è dei furbi e non delle persone ingenue come te!". Il volto di Andrea era teso e i suoi occhi color nocciola guardavano la povera Jana come due asce taglienti pronte a scagliarsi contro di lei. La sfortunata donna si sedette sul divano color porpora e mise la testa fra le mani impregnate di trucco che colava insieme alle lacrime di dolore e di frustrazione. Non si era mai sentita tanto stupida prima di allora, ancora era giunto il momento di dire basta e di porre fine a tali umiliazioni.
" Andrea, per favore, non farmi sentire una nullità! Non è giusto! La mia anima e tutto il mio corpo stanno sopportando ormai da troppo tempo le tue angherie e le tue cattiverie! Sei mio marito o no? Se credi che io sia un pedina da direzionare a tuo piacimento...ti sbagli! Sì, è vero! Lo sono stata per troppo tempo, perché tu plagi ogni persona e ogni cosa che tocchi, ma adesso basta! È arrivato il momento di porre fine a questa pagliacciata. Non me ne frega niente dei tuoi luridi amici e delle loro civettose mogli e di tutte le vostre mielose cene di lavoro: io sono stanca di sopportare ed ora dico BASTAAA!!!". Andrea, sorpreso e spaventato da quella reazione, abbassò la testa e replicò: " ma... ma io ti ho dato tutto!".
" Ah sì?! E allora perché io sento di non avere niente? Dov'è l'amore? Dove sono i sentimenti che provi per me? Dov'è la stima nei miei confronti?!... Nei gioielli, forse?! O forse nei mobili o magari nei soldi?! Sono stanca Andrea! È ora di finirla di prenderci in giro... io... io ti amo. Ma tu mi detesti!". Andrea era immobile, al centro del salone, incredulo che Tutto ciò stava accadendo realmente. Sua moglie si era ribellata a lui, aveva osato contraddirlo accusandolo di essere sempre stato un pessimo marito, ma nonostante ciò, si sentiva sollevato: aveva potuto constatare che, accanto a sé, c'era una donna piena di carattere, soffocato da un intenso amore e da un devoto rispetto che provava per lui. Per la prima volta nella sua vita Andrea capì di amare Jana, forse più della sua vita. Si accorse di averla sempre amata, ma i troppi affari e l'esagerato desiderio di denaro avevano offuscato il suo cuore rendendolo privo di qualsiasi for di affetto verso chiunque. Jana, intanto, si stava accingendo a salire le scale per andate nella sua stanza e stendersi sull'enorme letto matrimoniale, sotto le raffinate lenzuola di puro raso bianco. Sentiva l'esigenza di riflettere e di capire ciò che era cambiato dentro di lei, ma fu fermata dal marito che, con un insolito filo di voce, le si rivolse dolcemente: " amore, ti prego, aspetta! Parliamone... perdonami, ho sbagliato! Io ti amo. Davvero!".
"Oh mio Dio! Non ci posso credere! Da quanto tempo ho atteso questo momento! Dimmi che non mi stai prendendo in giro. Ti prego, dimmelo!"
"Amore mio! Ma come puoi pensare ad un cosa simile? In vita mia non sono mai stato sincero come ora. Lo sai che farei qualunque cosa per te! Soli che gli affari, il lavoro..."
"... Va bene... va bene! Non voglio più sentire niente. Ora voglio solo che mi abbracci e che mi baci perché è solo questo che desidero!"
Quella notte, del tutto a sorpresa, si scatenò un temporale primaverile. Jana, stretta tra le braccia di Andrea, ascoltava le gocce schiantarsi sulle tenere foglie verde chiaro degli alberi e su quelle frastagliate delle querce ombrose. La gioia che provava le riempì l'animo di mille sensazioni e le sembrò di percepire il profumo dell'erba, dei fiori e delle piante. Per lei, tutto quanto aveva riacquistato quella giusta dimensione, in grado di ridonarle pace e serenità: sensazioni ormai dimenticate. Giaceva immobile, mentre il suo adorato marito dormiva e, appagata da quell'atmosfera romantica, gustava compiaciuta quella tiepida notte umida.
I mesi successivi trascorsero veloci e a Jana sembrò di toccare il cielo con un dito. Ora, accanto ad Andrea, si sentiva sicura, amata e protetta e non temeva più di sbagliare per la paura di infliggergli nuove delusioni; finalmente lui l'aveva accettata per quello che era veramente: una donna semplicemente meravigliosa.

Sotto Il cielo Grigio Di MilanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora