4 CAPITOLO

4 0 0
                                    

Quando Jana aprì i suoi dolci occhi verdi, leggermente contornati da un velo di ombretto, guardò fuori dal finestrino dell'aereo e capì di essere quasi arrivata a casa. La meravigliosa vacanza trascorsa alle Maldive era terminata, ma lei era convinta che i momenti straordinari vissuti in quel posto e i tanti ricordi che scorrevano nella sua mente li avrebbe per sempre conservati all'interno del proprio cuore che ora stava scoppiando di felicità per tutto quello che la vita le stava offrendo. Andrea le era seduto accanto e stava leggendo con particolare attenzione una rivista di economia finanziaria e da essa sperava di poter trarre consigli utili per futuri investimenti o probabili compravendite commerciali. Jana sfiorò la mano calda del marito e, con un dolce bacio, lo avvicinò a sé per stringerlo forte tra le due esili e morbide braccia. Quell'amorevole abbraccio le fece pensare che forse la felicità esisteva anche per lei e sicuramente non se la sarebbe fatta scappare tanto facilmente.
"Finalmente ti sei svegliata! Mi sentivo tutto solo, immerso nei miei freddi pensieri finanziari!".
" Oh! Poverino! Invece io ho fatto un incubo spaventoso! Ho sognato che il nostro amore era finito e che il mi trovavo sola, senza di te!".
"Non accadrà, credimi! Ormai il passato è alle nostre spalle. Dobbiamo pensare soltanto al presente e a ciò che ci riserverà il futuro. Io ti amo e ti amerò per sempre!". Jana fu rincuorata dalle premurose parole del marito, anche se in cuor suo temeva che i momenti di serena tranquillità le sarebbero scivolati via come fine sabbia mare.
L'aereo si stava preparando ad atterrare verso l'aeroporto e, mentre volava dolcemente tra le candide nuvole bianche, Jana rivolse la sua attenzione ad una coppia di coniugi che si teneva la mano e, di tanto in tanto, si scambiava teneri sguardi d'amore. A quella visione sorrise e, come per istinto, appoggiò il capo sulla spalla di Andrea.
" Perché sorridi?! Non mi pare che ci sia niente di divertente qui... io mi sto annoiando a morte!".
"Stavo osservando quei signori laggiù. Mi fanno una gran tenerezza! Non ho mai visto due persone così affiatate. Anche noi un giorno saremo come loro?!".
" Bhe', io spero di diventare un po' meglio di lui! Quel vecchietto ha perso tutti i capelli. E questo sai per colpa di chi? Per colpa della moglie! ".
" Non è vero! La signora ha due occhi dolcissimi!"
"Sì, sì! Mi passi il giornale, per favore? Grazie!". Intanto dall'altoparlante della cabina di comando giunse la chiara voce dell'hostess che invitava tutti i passeggeri ad allacciare le cinture di sicurezza perché era arrivato il momento dell'atterraggio che decretava la fine della vacanza.
L'aeroporto era gremito di gente: c'era un via vai di persone dalla pelle abbronzata che trasportava pesanti valige e capienti zaini da viaggio e lì caricava sul baule della propria macchina, pronta per il ritorno a casa. Altra gente attendeva amici e parenti e altri ancora, invece, cercavano disperatamente i propri bagagli, persi sull'aereo oppure rubati da qualche furbo ladro nascosto tra la folla.
" Finalmente a casa! Devo dire che, nonostante abbia trascorso una vacanza meravigliosa, non mi dispiace tornare alla vita di tutti i giorni. ". Jana entrò nella sala da pranzo, dove ad attenderla c'erano ventisei magnifiche rose rosse che donavano all'ambiente un tocco di gran classe. Sorpresa e felice, gettò le braccia al collo di Andrea e disse:"oh, Andrea! Te ne sei ricordato... grazie! Sono stupende! Ma... non dovevi! Lo sai che a me basta averti accanto per essere felice.".
" Come potevo scordare il compleanno della mia signora?! Sai, amore... credo che ogni giorno che passa, tu diventi più bella! E, per dimostrartelo, questa sera ti porterò a cena fuori... così vedrai che tutti gli uomini di Milano m'invidiano!".
Jana non riusciva a nascondere la felicità che provava in quel periodo meraviglioso, colmo di amore e di attenzioni da parte del marito che, pian piano, stava togliendo la maschera da compagno severo ed intransigente per indossare quella da uomo sensibile e tollerante, anche verso tutto ciò che non si chiamava denaro. In realtà Andrea non era cambiato. Il suo carattere egoista ed arrogante era ancora presente in lui ed il cinismo con cui trattava la gente e gli affari era lo stesso di un tempo. Si era soltanto adeguato alla situazione, che richiedeva da parte sua un netto cambiamento dei rapporti con la moglie, altrimenti l'avrebbe persa per sempre provocando un grave danno alla sua immagine di perfetto uomo in carriera.
L'indomani mattina, dopo aver festeggiato i suoi 27 anni, Jana si svegliò presto e si recò nella maestosa sala da pranzo per odorare l'intenso profumo di rose che la faceva sognare. Ricordò la sera prima, quando Andrea la portò in un intimo ristorantino milanese, dove cenarono a lume di candela e ballarono abbracciati un romantico lento. Poi, tornati a casa, non riuscì a trattenere le lacrime quando il suo adorato marito la sorprese porgendole davanti agli occhi un bellissimo e costosissimo diamante, simbolo della loro solida ed eterna unione. Quando liberò la mente dai romantici ricordi d'amore, Jana si rese conto che, accanto al telefono, Andrea le aveva lasciato un biglietto per informarla che, a causa di un impegno di lavoro, aveva dovuto recarsi molto presto in ufficio. Ma, non appena avrebbe avuto un attimo libero, si sarebbe precipitato ad alzare la cornetta per sentire la dolce e calda voce della moglie. Jana scostò la tenda di lino bianco che copriva la grande finestra della sala da pranzo e, portando il biglietto di Andrea sul cuore, parlò tra sé ad alta voce: " oh, Andrea! Amore mio!", poi scrutò l'infinito e nuvoloso cielo di Milano. La giornata non era delle migliori, anche se a tratti qualche raggio di sole cercava di illuminare la città trafficata. Jana decise di uscire a fare footing e, per evitare il gas delle auto e l'aria contaminata da un livello eccessivo di smog, s'inoltro' nella periferia di Brugherio, circondata da un po' di verde e da lunghe piste ciclabili dove poter correre in solitudine e mantenersi in perfetta forma per la stagione autunnale. Lentamente il cielo fu del tutto ricoperto da grandi nubi nere che preannunciavano un forte e tempestoso temporale. Ad un tratto si levò anche un fastidioso vento freddo che agitava insistentemente le foglie e i rami degli alberi circostanti ed impediva a Jana di continuare la sua ritmica e rilassante corsa. Cambiò direzione e, in tutta fretta, raggiunse la propria auto, posteggiata poco distante. Arrivò al parcheggio ansimante e grondante di pioggia e sudore. Poi, dopo essere salita in macchina, si avviò verso casa ad attendere fino a sera il rientro del suo adorato Andrea. La pioggia batteva furiosa sui finestrini dell'auto e i lampi fulminei sembrava volessero squarciare il cielo a metà. Jana guidava con prudenza, attenta a non slittare sull'asfalto bagnato e, mentre i tuoni ruggivano feroci, pensava ad Andrea e all'espressione di rimprovero che avrebbe assunto sul viso nel sapere che in quel momento si trovava al volante sotto un così terribile temporale. A quell'immagine nella sua mente sorrise e si sentì avvolta da un tenero senso di protezione da parte del marito che le aveva promesso una vita felice e piena d'amore. Finalmente giunse sana e salva sul viale di casa e, dopo aver posto la macchina nell'autorimessa, salì le scale principali ed entrò nell'ampio e luminoso ingresso, arredato con gusto ed eleganza. Percorse la lunga scala di marmo, lucida e splendente, che conduceva nel lungo corridoio, impreziosito da sontuosi arazzi e da stupende opere d'arte. Entrò in bagno e s'immerse nella grande vasca idromassaggio dal benefico effetto, in grado di rigenerarle ogni muscolo del corpo. Ad un tratto squillo' il telefono. Jana indossò il caldo accappatoio di spugna e si avviò in camera da letto ad alzare la cornetta, certa di sentire il marito.
"Pronto?!". Dall'altra parte rispose una voce femminile, intensa e sconosciuta, che inquietò l'animo di Jana.
" Desidererei parlare con la signora Visconti! ".
" Sono io... ma chi parla?!".
"L'amante di suo marito e come tale avrei qualcosa da raccontarle!".
" Mi ascolti bene! Io non ho tempo per gli scherzi... mi dica che cosa vuole, così la facciamo finita con questa pagliacciata! ", Jana aveva da sempre temuto scherzi di questo genere. Suo marito era una persona importante e, spesso, molta gente senza scrupoli si divertiva a prendersi gioco di lui, ma nessuno, prima d'ora, aveva osato oltrepassare i limiti in quel modo così sciocco e ridicolo.
La donna dalla voce suadente continuò a tormentare la sensibile Jana.
" Gliel'ho già detto! Io sono l'amante di suo...".
"La smetta o chiamo la polizia!", la interruppe Jana.
Ma la misteriosa signora, dall'altra parte del filo, riprese a parlare con tono deciso:" mia cara Jana! Se pensa che suo marito sia uno stinco di santo... si sbaglia! E sbaglia anche a credere a tutto quello che dice. Il viaggio in Spagna di sei mesi fa non era un viaggio di lavoro! Io e Andrea ci siamo andati insieme e stia pur certa che non abbiamo parlato d'affari! ". Jana era sconvolta e si sentì travolgere dalla miriade di coincidenze a cui non aveva mai dato importanza. Andrea le imponeva di credere ciecamente a tutto quello che le raccontava, così lei non aveva mai avuto alcun dubbio sulla sua fedeltà. Non poteva nutrire sospetti perché accanto al marito si trasformava in un pupazzo, in un fantoccio senza volontà, incapace di vedere con i propri occhi e di parlare con la propria bocca. Si sedette sul letto ed involontariamente sfilò dal dito la fede e la strinse nel palmo della mano. " Chi è lei? Mi dica il suo nome?!".
"Il mio nome non ha importanza! Le basta soltanto sapere che razza di bastardo è suo marito! Il suo scopo era quello di divertirsi senza di lei. Ci è riuscito alla grande e, dopo aver portato a termine il suo intento, si è sbarazzato di me, gettandomi via come una cosa vecchia! Ma si pentirà amaramente... glielo assicuro!". Jana comprese che quelle parole iniziavano a corrispondere alla dura realtà e, spaventata, pianse a dirotto, come non aveva mai fatto prima d'ora. La donna era in trepida attesa di rivelare altre angoscianti verità sull'uomo che l'aveva ingannata e, noncurante dello stato d'animo di Jana, continuò a raccontare nei minimi dettagli gli spregevoli tradimenti del suo amante. Singhiozzante ascoltava in silenzio, con il viso triste, rigato dalle lacrime e nella mano sinistra stringeva ancora la fede nuziale. La teneva stretta al cuore, quasi volesse trattenere una parte di Andrea, però poi, indignata da ciò che il marito le aveva fatto, gettò a terra l'anello che rotolò tintinnando un po' per la stanza per più finire sotto al letto. Non si degnò di cercarlo: aveva un desiderio incontrollabile di sbarazzarsi di quel gioiello che aveva dato iniziò ad una vita vuota e insignificante, accanto ad un uomo altrettanto vuoto e privo di rispetto. Dall'altro capo del telefono, la donna continuava a stordirla con false parole di comprensione e di conforto, inutili e prive di significato, ma Jana, giunta al limite della sopportazione, volle interrompere una volta per tutte la lunga e dolorosa conversazione. "Basta!! Non voglio più starla a sentire! Non credo ad una sola parola di quello che mi ha detto!".
" Aspetti, aspetti! Non riattacchi!", si affrettò a dire la donna, " le ho spedito alcune foto scattate in Spagna, come prova del tradimento. Le guardi! Così si farà un'idea più chiara su che razza d'uomo è suo marito! ". Agganciò e Jana, disperata, pianse tutte le sue lacrime. Poi si fece coraggio e prese una decisione sofferta. Scese nel salone con il cuore a pezzi e scrisse un biglietto d'addio per il marito._ GRAZIE PER AVERMI ILLUSO. ORA LA COMMEDIA È FINITA. ADDIO PER SEMPRE. JANA. _ Dopo di che, uscì nel giardino, estrasse dalla cassetta delle lettere la busta contenente le foto e la pose sul tavolo, vicino al freddo bigliettino bianco. E se ne andò via, correndo come una furia sotto il cielo grigio di quel giorno.
Jana girovagò per la città senza una meta ben precisa. La sua mente era offuscata da brutti pensieri; desiderava piangere per sfogare la rabbia che aveva dentro, ma il suo cuore era troppo inaridito per lasciar posto alle lacrime. Quell'uomo non meritava niente da lei e, finalmente era riuscita a vincere le sue paure, si era fatta forza e aveva abbandonato un marito presuntuoso e infedele. Jana gli aveva sempre chiesto scusa per non essere all'altezza delle sue aspirazioni, si era umiliata davanti a lui all'interno dell'alta società, sopportava le sue parole offensive, le sue scenate, i pettegolezzi delle mogli dei suoi amici, invidiose della sua bellezza, che attirava gli sguardi maliziosi dei compagni che fingevano di essere innamorati e sinceri. Però essere tradita così, con una di loro, era troppo. Ora Jana pensava di non ritornare mai più, di liberarsi di un peso che, per troppo tempo, aveva gravato su di lei illudendosi di aver ritrovato l'innamorato marito di un tempo. Purtroppo, però, non sapeva dove andare, cosa fare e, tanto meno, a chi rivolgersi. Cercò di riordinare le sue idee confuse. Aveva con sé 300 euro, l'orologio da polso, un braccialetto d'oro e l'anello di fidanzamento: gioielli che, all'incirca, raggiungevano un valore di settecento euro.
"Per tre o quattro giorni me la posso cavare... nel frattempo vedrò di cercarmi un lavoro...". Immersa nei suoi pensieri, Jana era salita su di un autobus che l'aveva condotta fino alle porte di Milano. In seguito, aveva camminato moltissimo arrivando a Porta Ticinese, lontano dalla sua abitazione di Brugherio e, nonostante questa zona fosse a lei sconosciuta, ne era profondamente felice. Pensò che avrebbe dovuto cercare un posto dove trascorrere la notte. Scartò l'idea dell'albergo perché troppo caro e facilmente raggiungibile da suo marito. Un motel non le sembrava adatto per una donna sola. L'ideale sarebbe stata una trattoria o, meglio ancora, una pensioncina a conduzione familiare e, lì, magari avrebbero potuto avere bisogno di un'aiutante. A quell'ipotesi si sentì ottimista e iniziò a sperare. Camminò per tutto il corso di Porta Ticinese, ma non trovò nulla che le interessasse.. Gli unici locali pubblici erano bar o pizzerie. Cambiò direzione e percorse via Arena. I piedi le dolevano in maniera incredibile, sentiva che sul tallone sinistro si stavano formando delle vesciche che le bruciavano e le irritavano la pelle. Jana resisteva , continuando la sua ricerca, anche se in quella via c'erano ancora e soltanto negozi, vetrine, pub e ristoranti. Si stava facendo tardi, ma non cedeva e, zoppicante, imboccò la conca dei Navigli, speranzosa di trovare qualcosa per riposarsi un po'. Continuò a cercare, senza più speranze, rallentando ora il passo per il dolore al calcagno, quando finalmente si trovò davanti ad un'insegna colorata con la scritta " AFFITTA CAMERE". Le sembrava un sogno, un'oasi nel deserto, un'isola in mezzo al mare e lei, come un naufrago, si aggrappò a quell'ancora di salvezza. Un'anziana signora dai modi garbati la invitò ad entrare e Jana, con un filo di voce flebile e stanca, chiese ospitalità per la notte. "Sto cercando una camera, anche solo per questa notte. Spero tanto ne abbiate una!".
" Mia Béla tusa! Gho propri la camera che fa per ti. Ma adesso siediti... ti vedo così stanca! Scusa se ti do del tu... sei così giovane che ta pidariat VES la mia tusa!". L'anziana signora la fece accomodare su di una poltroncina rivestita da una stoffa di raso verde scuro e Jana si sentì subito rincuorata da quelle parole così dolci ed affettuose desiderando di rimanere lì per sempre.
"Ho sete! Potrei avere un bicchiere d'acqua?!".
" Certo, mia cara! Hai gli occhi così tristi! Ma avrai anche fame... io affitto solo camere, ma stasera farò un'eccezione! Ti va se ceniamo insieme? Cucino ravioli in brodo, vedrai, ti tireranno su il morale e anche il fisico!".
"La ringrazio! Ma io... io non vorrei disturbare!".
" Non ti preoccupare! Da me vengono soltanto tipi strani... prostitute, protettori... insomma gente un po'... losca. Balordi che dormono di giorno e vivono di notte. Tu, invece, sei una persona normale! In sci' be'la e FINA...", la simpatica signora la prese per mano e la invitò a salire la scala che conduceva al piano superiore, dicendo: " adesso vieni con me che ti faccio vedere la tua stanza! ". Mentre percorrevano il buio corridoio, Jana si rivolse alla donna un po' titubante. " scusi se mi permetto... ma lei, per caso, non avrebbe bisogno di aiuto?! Io potrei darle una mano pulendo le camere e preparando la colazione per i clienti. Sarei disposta a lavorare anche solo in cambio di vitto e alloggio! ".
" Purtroppo devo dirti di no. Ma non ti preoccupare... vedrai che qualcosa troveremo!".
Entrarono nella camera: una stanzetta piccola e semplice, con una finestrella che guardava sul Naviglio e, al centro, c'era il letto ad una piazza, il comodino ed una scomoda sedia pista accanto ad un tavolino quadrato e, in un angolo, c'era un armadio po piccolissimo e, sopra di esso, una stampa che ritraeva la Milano di tanto tempo fa. Non appena la signora se ne andò, Jana si buttò sfinita sul letto e, in preda all'angoscia, iniziò a pensare all'incertezza del suo domani che l'assillava tormentadola ogni attimo. Qualche ora più tardi, fu svegliata dal rumore di alcuni colpi alla porta e dalla voce della padrona che la invitava a scendere. "Presto! Dai che i ravioli si raffreddano! Chi dorme non piglia pesci... cara la mia tusa! Sai... ti ho trovato un lavoro!". A Jana non sembrava vero e, per essere sicura di aver capito bene, si fece ripetere la frase. " Come ha detto, scusi?! Sono ancora un po' assonnata!".
"Si, sì! È così! To' truva' un laura'... un laura'! Ma adesso vieni con me... poi ti spiego meglio!". Incredula, Jana la seguì giù dalle scale che conducevano in cucina e si accomodò davanti ad un fumante e appetitoso piatto di ravioli.
" Mentre dormivi, ho telefonato a mio nipote che gestisce una Tavola Calda, dalle parti della Barona, e siamo rimasti d'accordo che domani mattina... verso le nove... verrà a conoscerti e credo proprio che ti assumerà perché hanno assolutamente bisogno di una cameriera! ". Jana si commosse vedendo che l'anziana signora era così interessata a lei e la ringraziò, abbracciandola con affetto.
" Dai, su, mangiamo... Adess fam' no pianch!", si soffiò forte il naso, poi aggiunse: " vedi... le ragazze carine come vanno aiutate, altrimenti finiscono male e si ritrovano in mano a tipacci senza scrupoli che le rovinano, proprio come quelle là! ", e indicò tre ragazze che stavano scendendo le scale accompagnate da due uomini dall'aspetto poco raccomandabile e, in fretta, uscirono come lucciole nella notte.

Sotto Il cielo Grigio Di MilanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora