9 CAPITOLO

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La saracinesca della Tavola Calda era stata alzata da poco e Mirella, dietro al bancone, stava preparando la colazione ad alcuni clienti abituali che, prima di recarsi al lavoro, si concedevano una piacevole sosta. Gino, invece, era intento a ripulire le due sale che la sera prima i soliti abitue', amanti della cena calda e del trany a gogo, avevano occupato fino a notte fonda. Erano amici che si fermavano spesso a bere e a cantare, rievocando le canzoni della loro gioventù in un ambiente familiare e caloroso, reso tale dalla simpatia e dalla cordialità dei proprietari.
Erano circa le nove del mattino quando Gino e Mirella videro irrompere nel locale Bianchetto che, come una furia, si precipitò ai piedi dell'uomo abbaiando all'impazzata. Abbaiava saltellando e correndo verso la porta, poi ritornava nuovamente da lui e gli afferrava il risvolto dei pantaloni per fargli capire che avrebbe dovuto seguirlo.
"Ma che diavolo ti prende?! HEI! Lasciami! Così mi fai cadere!", Gino imprecò irritandosi con il cane, ma Bianchetto non mollava continuando ad abbaiare e a saltellargli intorno. Infastidito da tutto quel baccano, Gino gli diede un calcio spingendolo fuori dalla porta. "Adesso mi stai proprio stancando!".
Mirella, dopo aver preso una ciotola di latte, la pose accanto alla porta d'entrata dicendo:" Bianchetto... tieni! Bevi! È latte fresco. ", ma il cane tornò di nuovo da Gino azzannandolo per i pantaloni e trascinandolo con forza verso l'uscita.
" HEI, Gino! Sembra che voglia farti capire di seguirlo! Non si è mai comportato così! Prova ad andargli dietro. ", disse Mirella rivolta a suo marito.
" Eh, sì... forse hai ragione tu! Purché non mi faccia girovagare per tutta Milano! ", rispose Gino togliendosi il grembiule.
Bianchetto, soddisfatto per essere stato capito, imboccò la via che conduceva alla ferrovia e si voltava, di tanto in tanto, a controllare se Gino lo seguiva. Presero la strada che conduceva in campagna e il cane si mise a correre, mentre l'uomo imprecava da lontano. " Non correre! Ma dove diavolo mi stai portando?! ", si fermò un attimo a riprendere fiato e asciugarsi il sudore, ma Bianchetto, abbaiando, lo incitava a riprendere il cammino lungo il sentiero che conduceva al pianoro. Gino osservò l'aperta campagna assolata, poi gli venne in mente Joseph. " Ma certo! Che stupido! Joseph! Solo lui può stare da queste parti! ". L'uomo affrettò il passo è pensò che, se Bianchetto era sceso a chiamarlo, forse il suo amico era in pericolo. Dieci minuti dopo ebbe la conferma di ciò che temeva. " Joseph! Dio mio! Ma... che ti è successo?! ", e s'inginocchiò sull'erba accanto a lui.
" Presto, Gino... fai presto. Sto molto male! ".
" Si, sì! Chiamo subito un'ambulanza! Resisti! Vado e torno!". Il fedele cagnolino si accovacciò a fianco del suo padrone moribondo e rimase a vegliarlo.
Mezz'ora più tardi un'ambulanza a sirene spiegate correva per il centro di Milano verso l'ospedale più vicino. Giunsero al Pronto Soccorso che il barbone sembrava più morto che vivo. Lo portarono subito in sala rianimazione e lo intubarono applicandogli due flebo alle braccia e una mascherina alla bocca per dare ossigeno al polmone forato da una costola rotta. I medici avevano suturato la ferita al capo con otto punti, ma il problema più grave rimaneva l'indebolimento fisico causato dall'ingente perdita di sangue: occorreva con urgenza una trasfusione per ridare forza a quel corpo ormai stremato. Gino si offrì come donatore, ma il suo sangue non risultò compatibile. Quello di Joseph era di tipo zero e bisognava trovare al più presto un volontario con tali caratteristiche. Gino si attaccò al telefono, mentre dall'ospedale chiesero qualcuno iscritto all'avis per una donazione di quel tipo. Trascorse qualche ora e i signori Riboldi, avvisati da Gino, giunsero alla clinica, ma nemmeno loro erano idonei. Non si era presentato nessuno con il sangue compatibile così Gino, parlando con l'architetto e Marisa, decise di tornare alla Tavola Calda, sperando di trovare tra i suoi clienti un donatore disponibile. Joseph peggiorava sempre di più e la signora Marisa, rivolta ad un medico, disse: " ma in questo modo... senza cure e senza nessun intervento... morirà! ". Il dottore, seccato, rispose:" serve una trasfusione! Noi non possiamo intervenire oltre! Il cuore del paziente è troppo debole per riuscire a sopportare qualsiasi cura o intervento. Non appena ci sarà un donatore procederemo e forse lo salveremo! ". Intanto il centralino dell'ospedale continuava a sollecitare con urgenza la sede dell'avis per ricevere il donatore richiesto, ma nessuno riusciva a rintracciarlo.
Gino era rientrato nel suo locale e aveva informato Mirella sulla gravità del l'ora caro amico.
" Senti un po'... a quel tavolo laggiù... c'è un barbone! Magari lui...", Gino non le lasciò nemmeno finire la frase. Prese quel tizio per un braccio e lo tirò con sé, mentre l'uomo imprecava: " HEI... lasciami! Non ho fatto niente! "
"Scusa, amico! Ora vieni con me... poi ti spiego!", gli disse mentre spingeva l'ignaro malcapitato sull'auto, partendo come un razzo. " Si tratta di una questione di vita o di morte! Mi auguro solo che il tuo sangue sia compatibile con quello di Joseph! ".
" Joseph?!! ", gridò il barbone sorpreso, " perché? Che gli è successo?! ".
Gino guidava come un forsennato e, prima di rispondere, porse all'uomo ancora allibito un fazzoletto bianco. " Tieni! Svolazzalo fuori dal finestrino... almeno ci faranno passare e magari arriveremo in tempo!", poi gli chiese :" lo conosci? È molto grave. È tra la vita è la morte. Gli serve una trasfusione urgente e non riescono a trovare un donatore con lo stesso gruppo sanguigno. Mi auguro solo che il tuo vada bene! ". Intanto la macchina sfrecciava veloce verso l'ospedale.
Il barbone, incredulo a quella notizia, continuava a ripetere:" Joseph?! Joseph! Non è possibile! Un uomo come lui non può morire! Dobbiamo arrivare in tempo! Presto... fai presto! ", e dal finestrino sventolava energicamente il fazzoletto bianco.

Sotto Il cielo Grigio Di MilanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora