6. Lily -A casa.

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"Ciao Jamie, mi dispiace per come mi sono comportata ieri sera. Ho un po' esagerato. Ti va di vederci? Non sto ancora bene ma potrei uscire comunque.
Lily xxx"
Era la quarta volta che rileggevo quel messaggio senza aver ricevuto risposta. Ogni minuto che passava, avevo sempre più la sensazione di aver sbagliato tutto con l'atteggiamento della sera prima. Sarebbe stato meglio, forse, far passare qualche giorno, evitare di contattarlo, ma da quando avevo chiuso il telefono non avevo fatto altro che pensare a lui e a come mi ero comportata.
Nella primissima mattinata avevo chiamato i miei superiori per dire che non sarei andata a lavoro. Non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, a causa della testa che mi girava. Probabilmente, non mangiare non mi stava aiutando affatto, visto che non avevo la forza di cucinare. Avevo anche detto a Jamie che sarei potuta uscire, ma non era per niente vero e non sapevo come avrei fatto.
Non aspettai nemmeno un momento: quando il cellulare emesse il solito motivetto lessi tutto d'un fiato.
"Mi piacerebbe incontrarti, ma sei sicura di poter uscire? Se vuoi posso passare da te."
A casa mia? Un ragazzo? Cosa potevo dirgli? Certo, mi avrebbe fatto comodo, e rifiutare mi faceva sentire nuovamente in colpa, avevo l'occasione di sistemare tutto. Di contro, non sapevo se fosse una grande idea passare una serata in casa con Jamie. Per concludere, si sarebbe sicuramente spaventato a causa della confusione e del mio aspetto.
Feci un respiro profondo, abbassando leggermente le palpebre.
"Boswell Street, Holborn."
Non ricevetti nessuna risposta. Notai con ribrezzo che avevo addosso un pigiama caldissimo ma estremamente brutto, che, tra l'altro, puzzava per il sudore provocato dalle pillole. Sentivo anche i capelli appiccicati alla fronte, ancora un po' più calda del normale.
-Devo assolutamente fare una doccia!- mi dissi ad alta voce, come per convincermi.
Facendo un enorme sforzo mi costrinsi a raggiungere il bagno. Non avevo una vasca, ma una piccola doccia con le piastrelle bianche e una tenda in plastica all'entrata. Per quanto riscaldassi l'acqua, la sentivo sempre fresca sulla testa e bollente negli arti.
In seguito, cercai qualcosa di pronto da mangiare, ma trovai solamente delle fette biscottate.
Erano passate due ore e ancora non avevo avuto alcuna notizia. Magari non sarebbe venuto, ma mi avrebbe fatto piacere scoprirlo. Decisi di scrivergli ancora, sperando di non sembrare ossessiva.
"Sai se verrai? Mi dispiace disturbarti ma dovrei organizzare la giornata." Ovviamente era una menzogna, non avevo proprio nulla da fare.
"Scusami. Ho avuto degli imprevisti. Passo sta sera, se vuoi.
Jamie x"
Certo, perché non ci avevo pensato? Ognuno ha i suoi impegni, soprattutto un tipo famoso come lui. Probabilmente doveva andare a recitare, a firmare autografi o cose simili.
"Non preoccuparti. Passa stasera, ma solo se puoi."
Non ricevetti più alcuna risposta.

Verso le nove ricominciai a chiedermi se sarebbe venuto realmente. Avevo passato l'intero pomeriggio con il cellulare in mano, a cercare informazioni su di lui. C'erano gruppi su Facebook e addirittura dei siti in cui inventavano delle storie sulla sua vita. Quel ragazzo voleva fare un salto a casa mia, sul serio? Ogni volta che ci pensavo mi sembrava meno reale. Avevo ancora paura che stesse soltanto scherzando con me, che fossi un gioco che sarebbe finito in breve tempo e male. Avevo paura, ma contemporaneamente volevo vivere quell'unica, incredibile occasione e lasciarmi alle spalle ansie e cattivi pensieri.
Alle dieci fui certa che non sarebbe mai passato, almeno fino al momento in cui sentii il citofono. Dopo aver risposto, stetti ad ascoltare i passi di Jamie sulle scale che portavano al secondo piano, non c'era ascensore. Ero nervosa, indossavo delle calze nere semi trasparenti e un magione a righe bianco e nero lungo fino a metà coscia giusto per restare comoda, mentre la maggior parte delle ragazze si sarebbe presentata con un abito lungo e possibilmente scollato. Alla fine vidi la sua testa bionda sorgere da dietro il corrimano. I capelli erano crespi, come le altre volte in cui l'avevo visto e portava una giacca di pelle nera e dei pantaloni scuri e attillati, strappati sulle ginocchia.
-Ciao- dissi timidamente. Lui si limitò a sorridermi. Gli feci strada dentro casa, che non era stata sistemata in nessun modo. Si tolse la giacca e la buttò sul divano. Portava una maglia rossa e scollata.
-Ehm, benvenuto. Spero che tutto questo disordine non ti metta voglia di scappare!-
-Non fa niente, credimi, casa mia è molto peggio. Che ne dici di mangiare?- mi chiese con un sorriso. A quel punto notai il sacchetto di Burger King che aveva in mano.
-Non c'era bisogno che portassi la cena...- Mi sembrava che la bocca mi si impastasse dopo ogni parola, ma già lo stomaco brontolava.
-Tranquilla, non ho avuto tempo di cenare, così sono passato dal Burger King di Whitechapel e mi è sembrato giusto prendere qualcosa anche per te. Se non ti va non preoccuparti-
-No, no, anzi. Non ho mangiato per tutto il giorno-
-Per tutto il giorno?-
-Non stavo per niente bene, non avevo voglia di cucinare e non c'era niente di pronto-
Lui mi guardò corrucciato per qualche secondo, poi scoppiò subito a ridere.
-Meno male che volevi uscire- mi disse mentre un sorriso enorme gli si apriva sul volto, facendogli socchiudere gli occhi.
Evitando di rispondere, cominciai a togliere del materiale da disegno che era rimasto sul tavolo della cucina. Jamie si sedette a capotavola, su una delle mie sedioline dozzinali in legno. Era sbracato e con le lunghissime gambe aperte e distese. Iniziò a studiare uno dei miei disegni, io facevo finta di non guardarlo ma mi vergognavo immensamente.
-Pensavo fossi un'artista, ma non ti credevo così talentuosa- disse mentre mi sedevo accanto a lui.
-Oh, non esagerare, quello è solo uno schizzo. Non sono molto brava- risposi mentre addentavo un panino. Era un vero piacere mettere qualcosa sotto i denti.
-Secondo me, non dovresti lasciar perdere il tuo talento.- Mentre parlava, notai la dentatura perfetta, di certo sbiancata chimicamente, e le grosse occhiaie che gli solcavano il viso. Era un misto tra ordine e trascuratezza.
-Intendi che dovrei frequentare una scuola?-
-Perché no? Ti accetterebbero sicuramente, e poi potresti trovare un lavoro in questo campo-
-Magari è vero, ma non potrei vivere a Londra lavorando part-time, e dopo otto ore in negozio non riesco nemmeno a fare la spesa, figuriamoci andare all'università o studiare-
-Hai ragione, certe volte non penso a queste cose. Io sono diventato un attore addirittura prima di finire la scuola. Non ho mai fatto il college, mi sarebbe anche piaciuto-
-Com'è essere famoso?- chiesi impulsivamente. Avevo pensato di non parlarne ma ero troppo curiosa.
-Bhe, divertente. Certi giorni senti di avere tutti che pendono dalle tue labbra, puoi visitare un sacco di posti, incontrare persone che hai visto nei film quando eri bambino, poi io che ho cominciato da molto giovane sono un po' come il bambino coccolato da tutti...-
-Non ti senti mai solo?- Avevo appena finito di mangiare e adesso mi ero poggiata al tavolo con i gomiti. Lui sbocconcellava delle patatine. Sentendo la mia domanda un guizzo apparve nei suoi occhi azzurrissimi, ma solo per un istante.
-Sì. È per questo che non ti ho detto chi ero, quando ho capito che non mi avevi riconosciuto. Mi avrebbe fatto piacere, per una volta, fare finta di essere uno qualunque e non uscire con una ragazza che mi veneri solo perché mi ha visto in tv-
-Non ti preoccupare, Jamie, io non venero nessuno- affermai, lasciandomi scappare una risata. Lui mi guardò nuovamente in modo serio, indugiando per qualche istante su di me.
-Lo so.-
Restammo in silenzio, furono solo degli attimi ma sembrarono lunghissimi. Mi sentii imbarazzata, così mi schiarii la gola.
-Bhe, cosa vuoi fare? Ti va di guardare un film? Ne ho alcuni su una pen-drive. Altrimenti...- Non avevo idea di cosa fare, altrimenti.
-Senti, perché non ci sediamo sul divano, ti metti una coperta addosso, visto che stai tremando, e parliamo un po'?-
Stavo tremando davvero, avevo le mani congelate e non me n'ero neanche resa conto. Ci spostammo sul divano, appoggiati ognuno a un bracciolo. Io avevo i piedi sul divano ed ero girata dalla sua parte, avvolta in una coperta di pile, così potevo sfiorargli una coscia con il piede, senza volerlo.
Mi sembrò di essere rimasta a parlare con lui per tantissimo tempo, forse delle ore. Non so esattamente quando, ma a un certo punto mi addormentai.


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