5. Jamie -Lo studio.

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La stanza era illuminata soltanto dalla fredda luce del cellulare che avevo posato accanto a me, sul letto. Prendere sonno mi era impossibile.
Sentii vibrare. Forse avevo sbagliato a scrivere quelle cose a Lily, magari le stavo dando troppa importanza.
Un messaggio.
"Scusami se non ti ho risposto, non sto molto bene.
Possiamo vederci appena guarisco, se per te va bene. Vorrei anche chiederti alcune cose.
Lily"
Chiedermi qualcosa? Non capivo cosa significasse. Era anche stata male, probabilmente tutta quella pioggia non le aveva fatto bene, chiunque si sarebbe ammalato.
"Posso chiamare?" scrissi in fretta, maledicendomi per la curiosità.
"" fu l'unica risposta.
Alcuni secondi dopo sentivo già il suono prolungato della chiamata in attesa, che riverberava nella stanza a causa del vivavoce. Nonostante le finestre dagli infissi in legno fossero chiuse, il fresco di fine Ottobre mi pungeva il petto nudo, dato che il lenzuolo mi copriva soltanto dal bacino in giù, mentre le mani erano strette dietro la nuca.
-Pronto?- chiese lei, aveva un voce roca e lievemente nasale, chiunque avrebbe capito che aveva l'influenza.
-'Sera. Come ti senti?-
-Credo di aver avuto giorni migliori. Come mai hai chiamato?- Aveva un tono pacato. Immaginavo quasi di averla accanto, sul letto.
-Soffro d'insonnia, non avevo niente da fare e, sapendo che sei sveglia, ho provato. Non ti sto disturbando, vero?-
-Non ti preoccupare, ho mal di testa e non riesco ad addormentarmi. Volevi dirmi qualcosa di preciso?-
-No, avevo solamente voglia di chiacchierare. Piuttosto, cosa mi devi dire?- Avrei voluto chiederle quando ci saremmo visti, ma non volevo espormi così tanto.
-Ah già, credevo di affrontare questo discorso più tardi, ma penso che ormai io debba dirtelo per forza.-
Non capivo cosa intendesse, o magari non volevo capire. Speravo fosse qualsiasi cosa, tranne che mi aveva riconosciuto e aveva capito che sono famoso.
-Dimmi- risposi solamente, mentre cominciavo a mordicchiarmi un'unghia.
-Stasera è venuta a trovarmi un'amica, lei è un tipo un tantino più mondano di me. Per caso, mentre parlavamo d'altro, le ho raccontato di te e mi ha detto di conoscerti. In effetti, mi ha fatto capire che tutti ti conoscono, tranne me. Mi è sembrato un po' strano. Voglio dire, sei davvero uno famoso? Fai l'attore?-
Bang. Colpito. Ora dovevo affrontare la situazione. Sbuffai sonoramente.
-Sì, faccio l'attore, magari mi hai anche visto da qualche parte. Comunque, vorrei solo chiederti di non soffermarti troppo su questa cosa, a me non importa, davvero-
-Ho letto su internet che sei fidanzato con una modella- la sua voce si fece piatta, più bassa.
-Sì, lo ero fino a qualche mese fa. Adesso ci siamo lasciati.- Con Matilda era finita piuttosto bene, semplici divergenze di idee, ma ci vedevamo ancora qualche volta. Pubblicavamo anche alcune foto insieme, così era facile immaginare che non ci fossimo mai lasciati.
La ragazza rimase in silenzio per un po', sentivo il suo respiro attraverso il cellulare.
-Senti Lily...-
-Aspetta- intervenne lei -Voglio dire, immagino che tu possa avere tutte le ragazze che vuoi, qualsiasi. Se stai scherzando con me, oppure vuoi solamente portarmi a letto, per favore lascia perdere. Non ho voglia di una storia, né tanto meno di una notte di sesso.-
Avevo già sentito dei discorsi simili, ma questa volta ci rimasi male. Quella ragazza mi piaceva, inutile nasconderlo, ed era strano che qualcuno mi piacesse senza fare assolutamente niente. Inoltre, aveva appena detto che non era interessata a una storia.
-Guarda, io non so che dirti, vorrei rassicurarti ma non posso farlo. Dovresti soltanto credermi.- Cosa avevo detto? Non c'era davvero niente di meglio?
-Va bene. Ora mi sento molto stanca. Vorrei chiudere.- La sua voce era tornata bassa, faceva lunghe pause tra una frase e l'altra.
-Lily...-
-Scusa, ci sentiamo- disse soltanto, poi concluse la chiamata.

Lo studio di registrazione era caldo e puzzava di sudore e fumo.
-Jamie? Sei dei nostri? Non ti ho mai visto così taciturno in vita mia.-
Ero buttato su una poltrona da almeno mezz'ora a giocare distrattamente con il cellulare mentre gli altri discutevano di qualcosa. Alzando la testa per guardare il mio interlocutore mi scostai i capelli dal viso.
-Cosa c'è, Trist?- gli chiesi con tono petulante.
-Nulla, a parte il fatto che stiamo decidendo come arrangiare l'ultimo pezzo e tu non hai intenzione di dirci la tua.-
Era palesemente arrabbiato. Gli altri avevano volti stupiti, aspettando un litigio imminente. Dato che avevamo passato tantissimo tempo insieme, era capitato di litigare tra noi membri della band e io e Tristan, per quanto fossimo amici, eravamo le due teste calde. Quel giorno, però, non avevo voglia di scontrarmi con qualcuno. Ero nervoso e teso come una corda di violino senza saperne nemmeno il motivo. Senza dubbio stavo ancora pensando a quello che era successo la sera prima. A me, che avevo capito di pensare troppo a una ragazza, e a lei, che mi aveva quasi chiuso il telefono in faccia. Mi sentivo rifiutato, ferito nell'orgoglio.
-Senti, Tristan, lasciami stare.- Il mio tono era pacato, misurato. Non avevo alcuna voglia di urlare.
-Sai che ti dico? Vattene, se devi fare così!- urlò lui, con il volto che cominciava a tingersi di rosso.
-Sai che ti dico io, invece? Che me ne vado davvero. Mi hai rotto- risposi, questa volta alzando un po' la voce. Presi la giacca di pelle e mi avviai verso la porta, ma sentii una mano sulla spalla.

-Jamie, aspetta. Non c'è bisogno di fare così. Rimani e risolviamo la discussione.- Dan era sicuramente quello più pacato di noi, cercava sempre di mettere le cose a posto, di evitare gli scontri.
-Lascia stare, Dan. Ho solo bisogno di andare a casa, okay? Non voglio litigare.-
Lui fece cadere la mano che fino a uno momento prima mi stava stringendo la spalla, gli sorrisi lievemente e poi andai via. Non sapevo nemmeno cosa mi fosse preso. Non poteva essere soltanto quella ragazza, non ero mica un adolescente alla sua prima cotta.
Camminavo per strada da qualche minuto, cercando di non farmi notare. Il cielo grigio scuro incombeva su Londra, quel giorno. Ancora una volta, sembrava che stesse per piovere. Sentii il cellulare vibrare in tasca. Era sicuramente uno dei ragazzi che cercava di farmi tornare indietro. Decisi di far finta di niente.
Lasciai Brick Lane e imboccai Hanbury street, visto che casa mia era soltanto a due isolati dall'Abstract Source, lo studio. Appena raggiunsi il mio appartamento buttai la giacca su una sedia, all'ingresso e decisi di fare un bagno. Portai con me il cellulare, ma non lo guardai finché non fui immerso nell'acqua bollente, i miei capelli ondeggiavano, sospinti da piccole onde, e finalmente mi sentii in pace.
Sbloccando lo schermo notai un solo messaggio: Lily.


Hanbury StDove le storie prendono vita. Scoprilo ora