18. Lily - Sorpresa!

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Il vento gelido sferzava il mio viso mentre attraversavo Regent street, stretta nel cappotto che copriva un maglione incredibilmente pesante. Avevo preferito camminare per quei cinque minuti che separavano il mio posto di lavoro da Kingly street, ma adesso avevo le mani intorpidite dal freddo.
Londra sembrava risplendere di luce propria, con tutti quei festoni natalizi che brillavano su ogni superficie disponibile, mentre la gente si affrettava a comprare gli ultimi regali prima delle fatidiche vacanze. Personalmente, ero combattuta tra emozioni contrastanti: la curiosità di conoscere i genitori di Jamie e la paura della stessa identica cosa.
Svoltai a sinistra e mi immisi nella piccola strada in cui ero diretta, a ogni passo vedevo un negozio diverso, le cui vetrine erano colme di addobbi colorati e brillanti. Infine, raggiunsi la facciata bianca ed entrai, pestando il tappetino zuppo a causa della pioggia del pomeriggio, su cui era stampata la scritta "Drop Dead".
-Salve! Posso aiutarti?- chiese subito una ragazza con tantissimi tatuaggi, poggiata sul bancone bianco di fronte all'ingresso.
-Lascia stare, Cara. È una mia amica!- La bellezza di Hannah era prorompente come sempre. Aveva pochissimo trucco sul viso e portava una felpa nera così grande da sfiorarle le ginocchia.
-Hannah!- esclamai, incredibilmente contenta di vederla, mentre mi abbracciava. Nelle ultime settimane l'avevo incontrata soltanto una volta, ma la nostra amicizia si consolidava sempre di più, mentre quella con Bethany si stava perdendo definitivamente.
-Allora, dimmi tutto- esclamò portandosi un dito tatuato sulle labbra, in un'espressione pensierosa. Era sempre molto teatrale nei suoi modi di fare.
-Che posso regalare a Jamie?-
-Giusto! Come ho fatto a non pensarci, e io che credevo che volessi vedermi- ridacchiò, poi aggiunse: -Avevi pensato a qualcosa?-
-A dir la verità, so solo di non avere le tasche troppo piene. Certo, non pagare l'affitto mi consente di mettere da parte qualcosa in più, ma non vorrei dover chiedere niente a Jamie per il resto del mese.- In seguito alla prima volta in cui avevamo fatto l'amore, avevamo dormito sempre più spesso nella stessa casa, fino a decidere che non aveva senso vivere in due appartamenti diversi.
-Spero che la vostra convivenza vada a gonfie vele. Comunque, facciamo che non ti preoccuperai dei soldi, prenderai quello che vorrai e appena potrai mi offrirai da bere, ci stai?-
Nonostante non fossi per niente convinta dell'accordo, Hannah quasi mi costrinse ad accettare. In fondo, era la co-proprietaria della Drop Dead e poteva permettersi di non fare pagare i suoi amici. Grazie al suo aiuto, scelsi una felpa grigia e dei pantaloni scuri, raggiungendo il prezzo complessivo di centootto sterline. Gliene diedi quaranta e scrissi il debito sulla mia agenda, scusandomi più volte.
-Grazie mille, Hannah- le dissi appena Cara, la commessa, finì di impacchettare i regali.
-Aspetta, vado sul retro per un secondo e torno!- gridò mentre scendeva le scale che portavano all'aria riservata.
Pochi minuti dopo tornò con due capi tra le mani. Non capivo cosa avesse in mente.
-Questo è tuo regalo da parte mia e di Oliver, ne abbiamo parlato parecchio per poi decidere che sarebbero stati perfetti per te. Volevamo fare la stessa cosa per Jamie ma tu ci hai preceduto, quindi non restituirci niente, okay?-
-Ma...- risposi solamente, senza avere la minima idea di come continuare.
-Niente ma, vai a provare queste cose, dai! Ho conservato tutto sul retro per te ma ho paura di non aver scelto bene la misura.-
Mi diressi verso il camerino dalla porta a specchio, con un'aria evidentemente imbarazzata. Non avevo potuto dire granché la mia, ma il modo di fare di Hannah era diametralmente diverso da quello di Bethany. Lei si preoccupava molto del mio punto di vista, ma sapeva che non avrei mai accettato, se non si fosse imposta almeno un po'.
Scoprii che i capi consistevano in una gonna nera con dei meravigliosi fiori, ampiamente decorata e un crop top bianco molto fine a parer mio, simbolo della Drop Dead (fate finta che lo sia...la foto del vestito è all'inizio del capitolo). Qualcuno aveva accuratamente ritagliato i prezzi dalle etichette, ma immaginavo che entrambi i capi fossero molto cari. Li infilai, constatando che mi scoprivano porzioni di pelle che solitamente nascondevo e che mostravano una perfetta scollatura a v cosa che io non avrei mai comprato ma che mi è subito piaciuta e mostrava anche molto le gambe, ma tutto sommato perchè non cambiare ogni tanto il modo di vestirsi?!
Appena mi feci vedere, Hannah cominciò a saltellare dalla felicità. Mi prese per le spalle e mi girò verso lo specchio.
-Che bella che sei, così! Voglio dire, hai un fisico stupendo e te ne stai sempre in felpa e jeans.-
-Mi si vede di più la pancia con questo vestito...- mi lamentai.
-E allora? Stai benissimo, non vorrai dirmi che ti senti grassa!-
-Di certo non ho il tuo fisico- esclamai, mentre guardavo il suo riflesso filiforme. I suoi jeans skinny le mettevano in risalto delle cosce così minute da essere quasi della misura del polpaccio.
- Io non mi sforzo a essere così, altrimenti non ci proverei nemmeno. Sono sicura che a Jamie tu piaccia come sei e non abbia mai voluto che tu perda un solo chilo.-
Arrossii, ripensando a tutte le volte in cui ero stata nuda accanto a lui. A tutte le volte in cui mi sfiorava la pelle e mi diceva che ero bellissima. Hannah dovette notarlo perché scoppiò a ridere.
–Esatto, Lily! Posso immaginare quello che stai pensando!-

Mi ritrovai nuovamente per strada dopo aver salutato Hannah e Cara. Capitava sempre più spesso che la gente mi riconoscesse. Di certo nessuno mi fermava a chiedermi l'autografo, ma le ragazze a volte mi squadravano con lo sguardo pieno di gelosia e ammirazione.
Entrai a Oxford Circus e riuscii a raggiungere casa solo dopo essermi districata tra la folla natalizia, naturale consuetudine londinese.
Aprii silenziosamente la porta di casa, sperando che Jamie non mi notasse. Non gli avevo detto niente del mio regalo e non volevo che lo scoprisse così presto. Mi tolsi le scarpe all'ingresso e cercai di raggiungere la camera da letto a piccoli passi, dove avrei nascosto il pacco dentro un cassetto.
-Lily!- sentii chiamare dal soggiorno. –Che stai combinando?-
Mi maledissi per aver fatto troppo rumore. Quel ragazzo aveva imparato a conoscermi bene.
Lo trovai disteso sul divano, mentre giocava con il cellulare. Aveva i capelli legati in un codino e indossava maglietta e larghi pantaloni della tuta.
-Ciao, devo andare in bagno, scusami.- Cercai di sembrare più tranquilla che potevo, ma senza molto successo.
-Sai che abbiamo un bagno anche al piano terra, vero? Cos'hai lì dietro?-
-Niente! Niente che ti riguardi.- esclamai, forse con troppa foga.
Senza alzarsi dal divano, allungò un braccio afferrandomi un ginocchio e si mise un'espressione da cucciolo maltrattato.
-Fammi vedere!-
Litigammo per un po' finché lui non l'ebbe vinta. Appena vide la marca posta sul sacchetto gli brillarono gli occhi.
-Posso aprirlo ora, posso?- mi chiese con l'aria di un bambino che vuole scartare i doni.
-Jamie, è soltanto il ventitré. Dovresti aspettare almeno fino a domani sera.-
-Posso?- chiese nuovamente, corrugando la fronte e facendomi capire che non aveva intenzione di scendere a compromessi.
Scartò tutto con foga, rivelando il contenuto del pacchetto. Era così felice che si sarebbe potuto mettere a ballare sul tavolo.
-Mi vado a cambiare!- gridò mentre già correva verso la scala.
Al suo ritorno, indossava sia la felpa che i pantaloni. Entrambe le cose erano della sua misura e mi sembrava ancora più bello del solito.
-Direi che ti stanno benissimo! Ti piacciono?-
-Non li toglierò più di dosso, ma ora vieni con me- esclamò senza smettere di sorridere.
In cucina, la tavola era apparecchiata e su di essa troneggiava la torta più bella che avessi mai visto, con una glassa lucida di cioccolato e la panna a ciuffi. Era il miglior regalo che avessi ricevuto da parecchi anni.
-Grazie, Jamie, sul serio. Sei stato molto dolce a pensare a me- gli dissi, mentre lo abbracciavo forte.
-Aspetta, non è ancora finita.- Frugò nella tasca e ne estrasse un foglio un po' spiegazzato, uscito dalla stampante. Appena ne lessi il contenuto credetti di svenire: era un biglietto aereo, per Praga.
-Allora? Sorpresa? Partiamo venerdì, il ventisette, e rimaniamo fino a Capoda...- Prima che riuscisse a finire la frase, gli ero già saltata al collo, baciandolo quasi freneticamente.
-E io che pensavo che la torta fosse abbastanza. Non so nemmeno che dire, sono senza parole!-
-Piuttosto, la mangiamo questa torta?-
-Torta!- esclamai, in preda a un'eccitazione incontrollabile.

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