15. Lily - Il viaggio.

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L'autunno di Londra è un'esplosionedi colori. I parchi si tingono di tutte le sfumature di rosso, gialloe marrone. Perfino in strada si raccolgono dei mucchietti di foglie,che cascano da alberi posizionati in file rigorose lungo imarciapiedi.
Holborn non faceva eccezione. L'intera zonasembrava intonarsi con le facciate di mattoni, come in un quadro. IlSole splendeva come nei giorni precedenti e l'azzurro chiaro delcielo era macchiato soltanto da alcune nuvolette, che passavano agran velocità.
Quella mattina, un uomo sulla cinquantina stavagrattando per terra con un grosso rastrello metallico, un rumorestridulo disturbava la quiete mentre impilava i residui della nottataventosa in vere e proprie montagne. Fischiettava, guardando al di làdella strada, al di là di tutto. Nonostante stesse lavorando dallesei del mattino, nonostante fosse solo, sporco, e ci fossero in girosoltanto pochi turisti che vagavano ubriachi dalla sera prima, luisembrava felice, sereno e in pace.
Avrei voluto prendere il suoposto per un solo momento.
Vidi una mano sottile appoggiarsi alvetro, accanto alla mia faccia. Le mani di Jamie eranoincredibilmente grandi ma, allo stesso tempo, affusolate e delicate.Mi girai verso di lui, issandomi sul piano rivestito di legno, sottola finestra, e sedendomi su di esso con le spalle attaccate al vetrogelido.
-Cosa guardi?- mi chiese mentre fissava un punto oltre lamia testa, fuori.
La luce che gli illuminava il volto facevaassumere ai suoi occhi una sfumatura ancora più azzurra e i capelliscompigliati e crespi formavano un'aureola dorata attorno al viso.Aveva un'espressione seria e assorta.
-Mi ero fermata a guardarequel tipo. Sembra così tranquillo.-
-Tu non lo sei?-
-Non sonomai stata così preoccupata in vita mia.-
Finalmente mi guardònegli occhi, prima con la sua aria grave che però si sciolse prestoin un sorriso.
-Ti ho detto che ti sarò accanto, quindi nonpensare a niente. Ora vai a sistemarti. Sbrigati.-
-Dici disistemarmi quando hai indosso soltanto una maglietta sporca e deiboxer. Predichi bene e razzoli male!-
-È unmodo di dire italiano? Comunque io ci sto un secondo a prepararmi,non come te. Ora vai.-
Nonostante avesse un'espressione truce eun tono brusco, poggiò le labbra sulle mie in un leggero bacio. Mialzai facendogli una linguaccia e lui mi rispose con l'espressionepiù brutta che riuscisse a fare, che in ogni caso era sempre moltobella.
Al primo passo fuori casa, notai come la bella giornatafosse una fregatura. Il cielo era sì quasi totalmente libero dallenuvole, ma l'aria era così fredda da farmi rabbrividire e batterei denti.
Ci dirigemmo verso il garage in cui era conservata l'autodi Jamie. Una decappottabile nera, accattivante e perfettamentelucida.
-Non ricordo di essere salita su questa macchina, l'ultimavolta- constatai con aria stupita. Sembrava molto, moltocostosa.
-Non ci sei salita. Ti presento la cosa più simile a unafiglia che io abbia mai avuto, non le fare del male o sarò costrettoa ucciderti.-
Mentre lo fissavo come per dire "Tu seicompletamente pazzo", notai gli interni in pelle rossa e isedili imbottiti che sembravano incredibilmente comodi.
-Perchéhai voluto prendere la macchina?!- chiesi, mentre l'aria gelata mifaceva lacrimare.
-COOME?- urlò, allungando il collo verso di me.La camicia chiara che si era messo era ampiamente sbottonata suldavanti e svolazzava. Portava anche degli occhiali scuri. Io,intanto, mi stringevo nel cappotto felpato.
-Quale pazzoprenderebbe la macchina per un viaggio di quattro ore, inInghilterra?!- gli gridai proprio dentro l'orecchio, forse un po'troppo forte.
-Che c'è di male?-

-Avremmo potuto prendere il treno,Jamie!-
-E va bene, volevo far fare un giro a lei- esclamò, dandoun colpetto sul volante –Non esce da tanto tempo.-
-Sembra chetu stia parlando di un animale domestico. Promettimi che appena saraistanco lascerai guidare me, va bene?-
-Agli ordini!- Mimò unsaluto militare.
Tenendo una mano davanti agli occhi, scrutai lastrada al mio fianco, la M40.
Sentivo il cuore in gola, il battitoaccelerato e una strana sensazione di ansia e nausea ogni volta chemi fermavo a pensare, quindi preferii concentrarmi sul panorama.Subito dopo il bordo della strada si estendeva una distesainterminabile di steli giallognoli che ballavano a causa del vento.Una volta ogni tanto si scorgeva il profilo di qualche stabilimento,con alte canne fumarie che sembravano toccare il cielo. Ancora piùin là si scorgevano i profili dei boschi, di cui si riconoscevasoltanto il verde intenso. L'aria era completamente diversa daquella londinese, sembrava pulirti i polmoni a ogni respiro.
-Mipiaci quando scruti l'orizzonte. Fa tanto immagine poetica. Se orati facessi una foto e la mettessi su Twitter piacerebbe a un sacco diragazze.-
-Non la metteresti mai, la mia faccia su Twitter-affermai, ridendo sommessamente.
-Perché no?- Lasciando ilvolante con la mano sinistra, si mise a frugare nel vano delcruscotto, in cui aveva lasciato il cellulare.
-Jamie, io direiche dovresti occuparti della strada, visto che andiamo acentocinquanta!-
-Tranquilla, ho tutto sotto controllo. Ora faifinta di niente, continua a guardare fuori.-
Feci come diceva soloperché pensavo che, discutendo, l'agonia sarebbe durata di più.Uscivo con lui da poche settimane ma credevo già di conoscerlo bene.Effettivamente, mise il cellulare a posto dopo aver scattato alcunefotografie.
Scoprii che la M40 era una lunga, interminabiledistesa di nulla: campi, alberi, colline, poi di nuovo campi e cosìvia, fino a perdita d'occhio. Solamente un pazzo come Jamie avrebbepreferito percorrerla in auto per tutte quelle miglia.
A un certopunto notai un cartellone della WelcomeBreak, un luogo di sosta perviaggiatori. Prima che potessi chiedere di fermarci, Jamie azionò lafreccia e si immise nella corsia di sinistra. Il parcheggio in cuiarrivammo era pieno zeppo di automobili, camper, scuolabus equalsiasi tipo di mezzo di trasporto che possa andare su strada. Lagente camminava lentamente, fumava, o era raccolta in gruppi aparlare. Altri erano chiusi in macchina a dormire.
Appena tornaidal bagno, sorpresi Jamie seduto con i piedi fuori dal finestrino eil cellulare tra le mani.
-Ehi- dissi semplicemente, ma lui feceun balzo sul sedile e quasi gli cadde il telefono.
-Oh cavolo,Lily!- esclamò, quasi arrabbiato.
-Cosa ho fatto?-
-Niente, mihai spaventato. Mi hanno già chiesto delle foto, credevo fossiun'altra di quelle ragazze.- Indicò un gruppo di studentesseaccanto a un pullman. –Guarda- affermò poi, porgendomi il suocellulare.
La pagina Twitter di Jamie era aperta. Aveva appenapubblicato la mia foto, che effettivamente era molto poetica, con unadidascalia che recitava "Travelling with girlfriend. Bestlandscape EVER. X". Diventai rossa, ma per fortuna lui non lovide, dato che era il suo turno per il bagno. Mentre lo aspettavolessi i numerosi commenti, alcuni dolci, altri arrabbiati. Appenatornò, cominciai a guidare suo al posto.
Per quanto il panoramafosse incredibilmente bello, non riuscii a godermi nemmeno un secondodi quella vista. Continuavo a pensare, e la musica che Jamie avevamesso di sottofondo non serviva a distrarmi.
A mezzo giornoentrammo a Manchester. Una parte di me era contenta per aver conclusoquel viaggio interminabile, ma l'altra si era augurata che nonfinisse mai.
Era tutto come lo ricordavo: le persone, le case,perfino l'atmosfera. Gli edifici erano bassi, rossi e con i tettispioventi, tutti molto simili. Alcune persone percorrevano con passocadenzato le strade

silenziose del mio quartiere, girandosiverso l'auto sportiva.
Continuavo a muovere le mani sul volante,come se fosse bollente, e sentivo il sudore sulla fronte nonostantel'aria gelida.
-Non posso farlo.-
-Lily, ormai siamoarrivati. Ci siamo, e io so che ce la puoi fare.-
Sentivo cheJamie era molto vicino, ma la sua voce mi arrivava appena, come dauna cappa di vetro.
Abbotsfield, il complesso di case che formavaun piccolo quadrato, al cui interno c'era un parcheggio. Fermail'auto accanto alle altre, che riconobbi una dopo l'altra.L'utilitaria di Ben, il pick-up da lavoro di Albert. Rividi mestessa che sbraitavo all'interno della stanza che si scorgeva nellafinestra bianca, perfettamente lustrata. Tipico di mia madre pulirein modo maniacale. Notai la porta smaltata di bianco. Tutte le voltein cui avevo tentato di scappare e mi avevano chiuso le vied'uscita.
Probabilmente Jamie continuava a parlare ma captavopoche parole che comunque non mi interessavano. Sentii la sua manostringersi alla mia. A quel punto mi resi conto che avrei potutofarcela e che se le cose fossero andate troppo male, Jamie mi avrebbeprotetto.
Feci un respiro profondo mentre mi avvicinavo alla portae poi, cercando di non pensare, suonai il campanello dorato.

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