Sicurezza.

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Passarono dei giorni ed era come se la terra avesse inghiottito quel gran testa di cazzo di Salvatore: non lo avevo più visto ma la mia sete di vendetta non si placava, anzi... ogni minuto che passava desideravo fargli del male in ogni modo con qualunque mezzo! Per fortuna avevo al mio fianco le mie amiche. Giulia e Alice. Anche se con Alice avevamo legato da poco, era sempre pronta a porgermi una mano d'aiuto e a dimostrarmi la sua amicizia. Non so come esattamente abbiamo legato... ricordo solo che un giorno ascoltando "Alice e il blu" (una canzone che piaceva ad entrambe) iniziammo a trascorrere più tempo isieme e a volerci sempre più bene. Poi ad entrambe iniziò a venirci il vizio di parlare in romano e a dire "Aridaje" ebbene... da allora il nostro soprannome è questo!

Durante un pomeriggio nuvoloso le chiesi se volesse uscire iniseme a me dato che Giulia sarebbe dovuta andare al conservatorio e accettò volentieri il mio invito. Mentre eravamo al Fidapa, un giardinetto con giostrine per bambini ma che usiamo tutti, vediamo spuntare Salvatore... appena incrociò il mio sguardo cercò di farsi notare il meno possibile ma invano. Iniziai a corrergli incontro e probabilmente avevo un aria da diavolo e lui scappò più veloce che poteva ma la rabbia che in quel momento era sovrana dentro di me mi fece correre ancora più veloce fino a quando non afferrai il suo corpo fermandolo di botto, subito mi raggiunse Alice.
Iniziai ad offenderlo dicendogli:- Tu, coglione che non sei altro come cazzo ti sei permesso giorni fa a trattarmi in quel modo e a "strangolarmi". Ti giuro che te la farò pagare cara, moolto cara e ti prometto solennemente che ogni giorno che passerai sarà un inferno e sia tu, sia quella puttana che ti fa pompini non avrete futuro insieme... te lo prometto! Nessuno può permettersi di trattarmi in quel modo e di rimpiazzarmi come se fossi un giocattolo senza anima nè cuore... neanche tu, o meglio, sopratutto tu!- detto questo feci un gesto maleducato: gli sputai, poi io e Alice (che conosceva tutta la storia sin dall'inizio) ci guardammo negli occhi capendoci in un nano secondo dopodiché contemporaneamente gli dacemmo un calcio nelle parti basse con tutte le nostre forze. Lui si accasciò a terra ma non mi faceva per niente tenerezza o pena... mi faceva solo schifo e sia io sia il mio "completamento" ce ne andammo fiere e soddisfatte delle nostre azioni, forse sbagliate ed egoiste ma in quel preciso istante io ero orgogliosa di avergliela fatta pagare.

Arrivò comunque il momento di separarci per me e Alice e andammo a casa. Durante la notte non presi sonno e il mio cervello pensava ancora a lui senza permettermi di appisolarmi e dormire sonni tranquilli, infatti quando riuscì a conciliare il sonno erano ormai le 06:45 del mattino. Ero stanca e non avevo alcuna voglia di andare a scuola ma se non ci fossi andata mia madre avrebbe combinato un putiferio e preferì alzarmi e andarci.

Quel giorno vidi Michael che era diviso nella mia classe e per tutto il tempo scherzammo a non finire facendo battute a non finire.

Nel tardo pomeriggio gli inviai un messaggio a cui rispose velocemente e chattamo per tutta la sera. Uno dei suoi ultimi messaggi mi invitava ad andare insieme a scuola l'indomani e accettai un po' titubante.

Era mattina e mi ero svegliata prima del solito per non presentarmi in ritardo all'appuntamento con Miky, cosa che mi riuscì, per fortuna. Le sue parole mi imprimevano sicurezza e mi facevano sentire a mio agio e chiacchierammo del più e del meno fino a quando dovemmo dirigerci nelle nostre classi. All'uscita da scuola lo aspettai per salutarlo e dopo averlo fatto, continuai per la mia strada voltandomi indietro a guardarlo varie volte.
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Dlin- Dlin... dlin- dlin
Era un messaggio. Controllai il cellulare e trovai un suo messaggio che mi stupì parecchio... diceva: *eih Aurora, emh... io... devo dirti una cosa che... beh... non so come reagirai ma te la dico ugualmente... mi piaci!* a quel messaggio spalancai i miei occhi e rimasi perplessa senza rispondere per tipo un'ora rimanendo col cellulare in mano e un' espressione da ebete.

Senza neanche accorgermeneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora