7]Stop. I don't remember!

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...mi riaddormentai per niente tranquilla e col cuore che galoppava veloce...

Riuscii a conciliare il sonno ma l'ansia di non sapere chi fosse mi tormentava e dunque intorno alle 06:30 del mattino mi risvegliai ma ero stanca, assonnata, con due occhiaie che sarebbero state evidenti anche ad 1km di distanza.
Dopo essere stata per una ventina di minuti sul letto a rimurginare su tutto ciò che mi era successo quella notte senza un motivo, mi alzai. Il mio primo obbiettivo era prendere i miei amati arancini al ragù e mangiarli fino ad avere lo stomaco pieno. Lo feci. Mentre facevo la mia colazione, per niente nutriente e salutare, un immagine mi passò per la mente: l'immagine di un cellulare che squillava. Scacciai via dalla mia testa quell'immagine così inquietante e decisi di uscire un po' per camminare e riflettere. Indossai una delle mie solite felpe larghe, un paio di jeans, le mie solite sneakers, mi pettinai velocemente e uscii di casa.
In ogni angolo intravedevo con la coda dell'occhio un infinità di coppie appassionate impegnate a scambiarsi gesti affettuosi. E una lacrima bagnò il mio viso... Poi due, tre, quattro: iniziai a piangere senza motivo in mezzo alla piazza in cui mi trovavo, la tristezza aveva avuto la meglio su di me e scappai. Dove nessuno avrebbe potuto accorgersi dei miei occhi rossi. Rimasi in un angolino per mezz'ora fino a quando il gonfiore dei miei occhi si fece meno evidente dopodiché andai a casa.
Arrivata lì mia madre iniziò a farmi una ramanzina interminabile rimproverandomi del fatto che non l'avessi messa al corrente della mia uscita, che non le avessi telefonato e che fossi arrivata a casa tardi. Tutte le sue parole iniziarono a darmi fastidio fino a quando non la ascoltai più, la laciai parlare sola e quando se ne accorse mi spedì in camera mia seguita da uno dei suoi soliti insulti pesanti nei confronti della mia persona. Ormai ci sono abituata. Non lasciai la mia camera per tutto il resto della giornata; solo quando tornò mio padre dal lavoro uscii dalla stanza per recarmi in cucina. Lui notò subito una normale freddezza tra me e mia madre e intuì che certamente avevamo litigato, ma per non mettere benzina sul fuoco non disse una parola.
Appena ebbi finito di cenare salutai mio padre con un bacio sulla guancia dandogli la buona notte e lo stesso tentai di fare con mia madre che mi respinse, ferendomi senza scrupoli... Ci sono abituata! Andai a letto non a dormire. Indossato il mio comodissimo e caldissimo pigiama in pile e messo a caricare il cellulare, mi sdraiai comodamente sul letto dove trascorrevo la maggior parte delle mie giornate lunghe e monotone.
Annoiata presi il cellulare e trovai 17 messaggi da Giulia preoccupata perché non avevo risposto tutto il giorno ai suoi messaggi; le inviai un breve messaggio:
*Eih scusa Giù ma non ho potuto rispondere ai tuoi messaggi. Notte.*

*No De "notte" sti cazzi! Adesso mi spieghi che minchia hai fatto tutto il giorno*

*Niente Giù sono uscita e poi sono stata a casa ma non ho toccato il cellulare. Tutto qui!*

*seh certo!*

*seriamente!*

*mi hai fatta preoccupare*

*scusami. Ma non c'è bisogno che ti preoccupi così tanto.*

*vabbè ciá*

*buonanotte.*
Finii di chattare con lei e poi iniziai a giocare a geometry dush fino a quando, presa dal nervosismo, spensi il cellulare, lo posai e mi addormentati anche perché l'indomani sarei dovuta andare a scuola.
Quella notte feci uno strano sogno: mia nonna mi apparve e mi disse una frase, poi si dissolse nel nulla senza darmi spiegazioni... Mi risvegliai il mattino seguente con questa frase impressa nella mente, ignorando il suo significato...

Mi preparai per andare a scuola e giunta lì iniziai a vagare come una spastica mongoldawn nell'atrio in cerca di facce a me familiari per salire in classe insieme. Non trovai nessuno e salii da sola. Arrivata in classe sistemai i miei libri, presi acqua e panino, posai lo zaino in fondo all'aula e poi mi sedetti al mio posto indisturbata, mangiucchiando la mia merenda in uno stato di trance.
Dopo qualche minuto il suono della campanella mi stordì e il corridoio in cui era situata la mia aula, come tutti gli altri, iniziò ad affollarsi di adolescenti assonnati che si dirigevano nelle loro classi.
Arrivarono alcuni dei miei compagni a cui non dissi molto se non un "ciao" tanto per essere educata, poi finalmente ecco arrivare Giulia che entra in classe urlando e sghignazzando come suo solito! La salutai con un affettuoso abbraccio dopo che tolse il suo giubbotto e quindi smise di sembrare l'omino michelin!!!
Poco dopo arrivò l'insegnante e al suo "Buongiorno" tutti rispondemmo con un lamento che sembrava più che altro il saluto dei gorilla!
Durante la lezione della prof. iniziammo a discutere del tema "sogni"... Questa parola per lei e per molti può sembrare banale, insensata o chissà cos'altro ma, in quel momento, la prima cosa che mi venne in mente non appena sentii dire quella parola fu una serie di immagini di me che piangevo, di notte, cercando di non far rumore per paura che qualcuno mi sentisse... Quella parola era sinonimo di illusioni, false speranze...
Ed ecco che persino a scuola, quando sarei dovuta stare attenta, il mio cervello iniziava a viaggiare verso il suo mondo pieno di malinconia, rancore e composto soltanto da pochi momenti felici.
Quel giorno mi ero svegliata piena di positività e allegria... Sentimenti che si trasformarono nel loro perfetto opposto dopo quella dannata parola: "sogni".
Arrivata a casa quel pomeriggio mi chiusi in camera mia con la scusa dei compiti per evitare di stare con qualcuno e iniziai a piangere... Senza motivo! Poi subito dopo a ridere... Stavo impazzendo.
Impazzivo dalla voglia di mettermi ad urlare; impazzivo dal desiderio di sfogarmi, impazzivo nel ricordare certi momenti come quello in cui vedevo tutte quelle coppie amarsi, o quando stavo con lui... Impazzivo dalla voglia di fargli capire che se per un periodo ero riuscita a rispondere "bene!" alla domanda "come va?" senza mentire, era stato solo grazie a lui: Miky! Quanto ki mancava! Il mio cuore si era finalmente arreso al volere del cervello: non valeva più la pena sperare e continuare a sognare! In fondo a lui non importava nulla di me quindi perché continuare a farmi del male!? Decisi di dimenticare tutto ciò che mi ricordava lui. Tutto. Con l'aiuto della mia lametta ci sarei riuscita! Di sicuro.

I giorni passarono e con essi il tempo... Tempo che mi diede una mano a superare ogni singola tristezza e a scordarmi dei ricordi che ancora, ogni tanto mi ferivano; tempo che fece scomparire le centinaia di tagli sui miei polsi.
Smisi di piangere, pensarlo, volerlo, seguirlo, guardarlo, amarlo. Finalmente trionfai! E dimenticai ciò che mi fece ma non cosa mi insegnò quell'esperienza. Imparai ad essere prudente. Da quel momento non avrei più messo il mio cuore nelle mani di qualcuno che dopo poco tempo lo avrebbe ucciso e gettato via!
Per una volta cambiai me stessa senza sentirmi uno schifo.

Angolo autrice:
Ciao a tutti miei amati lettori! Intanto voglio scusarmi ancora per aver trascurato la storia e per aver trascurato coloro che la leggono! Mi dispiace ragazzi!
Spero che questo lungo e atteso capitolo vi piaccia e come al solito ringrazio tutti coloro che leggono e continueranno a farlo.
Voglio precisare che questo capitolo è un po' malinconico e, sì, anche noioso ma vi assicuro che i prossimi saranno più interessanti e gioiosi.

Bye,Bye!
-LaRagazzaTumblr14-

Senza neanche accorgermeneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora