Capitolo 7

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«Hai avuto un appuntamento con Harry?» domandò Agathe entusiasta, mentre mescolava il suo caffè bollente per far sciogliere lo zucchero.

Juliet scosse la testa, gli occhi socchiusi e la mente assonnata.

«No» mormorò, prendendo con un cucchiaino tutta la panna che c'era sopra la sua cioccolata e portandosela alla bocca, «è stata più un'uscita tra amici» aggiunse, ripensando alla serata.

Si era divertita, cosa che non pensava sarebbe accaduta quando Harry le disse che sarebbero stati da soli.

Non che lo reputasse antipatico, solo che quel ragazzo era strano e nonostante tutto non lo conosceva molto bene.

Non poteva dire di conoscere bene nemmeno Agathe, ma con lei era diverso. Era più aperta e Juliet non si trovava in imbarazzo con lei, non temeva nemmeno di scoprire da un momento all'altro qualcosa di sorprendente che le avrebbe fatto cambiare idea su di lei.

Non sapeva quando compiva gli anni, quanti ragazzi aveva avuto o cosa volesse fare da grande, eppure sentiva che andava bene così. Si conoscevano da poco più di due settimane, avevano ancora tempo per conoscersi.

Harry invece era strano.

Non era timido o silenzioso, semplicemente un po' più riservato.

Quella sera però Juliet aveva scoperto tante cose su di lui: veniva da Holmes Chapel, un paese vicino a Manchester, i suoi genitori erano separati e lui in Inghilterra viveva con la madre, la sorella e il suo patrigno. Suo padre stava a Londra, era amministratore delegato di una grande azienda della quale Juliet non si ricordava il nome, ed era lui che provvedeva a mantenere il figlio che pensava andasse all'università.

Harry era sorprendente.

Quando le aveva confidato che suo papà gli pagava gli studi ignaro che lui lavorasse, era rimasta a dir poco scioccata. Agathe non le avrebbe mai rivelato una cosa del genere, perché non l'avrebbe mai fatta.

Per quanto quel comportamento di Harry l'avesse lasciata basita, in un certo senso lo capiva: il padre doveva essere a dir poco severo se era stato costretto a fare una cosa del genere. Qualcosa in comune loro due lo avevano.

Poi Harry aveva iniziato a parlarle di quello che lui avrebbe davvero voluto fare, e gli si erano illuminati gli occhi, e Juliet capì che infondo lui aveva meno colpe di quanto pensasse, nonostante ciò che stava facendo non fosse la cosa giusta.

Harry le aveva pure parlato della sua passione per il canto, nonostante lei lo avesse già visto esibirsi nel pomeriggio con Zayn e Niall. Le aveva detto di aver iniziato a cantare sin da bambino e che alle superiori aveva pure fatto parte di una band. La sua prima chitarra gliel'aveva regalata il suo patrigno e da allora non aveva più smesso di suonare. Era autodidatta.

Juliet rimase sorpresa da tutte le cose che erano riusciti a dirsi in una sola serata, nonostante quello però, sentiva di non conoscere ancora bene Harry, c'era qualcosa di più in lui, che non avrebbe scoperto facendosi raccontare tutto della sua vita, era qualcosa di diverso, più profondo, e speciale.

«Quindi non ti attrae nemmeno un po'?» continuò Agathe.

Juliet scosse la testa, «non che sia brutto o altro, ma non è il mio tipo. Non riesco a vedermici insieme e ti prego, ora non iniziare a chiedermelo ogni giorno.»

La bionda alzò le mani in segno di resa, «okay! Scusa capo, volevo solo sapere. Harry non è male ma se mi dici che non ti piace, ti credo.»

Juliet non rispose, si limitò a continuare a mangiare la panna della sua cioccolata.

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