Capitolo 3

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Juliet cercò invano di tapparsi le orecchie con il cuscino, cercando di non sentire quel rumore che in realtà era impossibile ignorare.

Il cellulare non la voleva smettere di suonare e Juliet era troppo stanca e svogliata per allungare il braccio verso il comodino, prendere il telefonino e rispondere.

«Che palle» mugolò, quando la suoneria rimbombò nella stanza per l'ennesima volta.

Rassegnata, prese il cellulare e se lo portò all'orecchio borbottando qualcosa di incomprensibile.

«Stavi dormendo?» la voce di Agathe le arrivò alle orecchie inconfondibile ed acuta come quella di una sirena.

«Sì» disse solo Juliet, sbadigliando.

«Ancora? Ma non sei arrivata a casa alle due? Come fai ad avere ancora sonno!»

Juliet sbadigliò di nuovo, poi con fatica si alzò appoggiando la schiena sulla testiera del letto, «ero stanca» disse soltanto, lanciando uno sguardo alla sveglia sul comodino che segnava soltanto le nove di mattina. Si chiese come facesse Agathe ad essere già così arzilla.

«Harry non ti ha stuprata, vero?» rise.

«È stato molto gentile» rispose Juliet, senza percepire il tono scherzoso dell'amica.

La bionda sospirò alzando gli occhi al cielo, «oggi cos'hai intenzione di fare?»

«Non ne ho idea, sono ancora a letto con le persiane chiuse e le tende tirate, non puoi chiedermelo tra venti minuti?»

«Alzati e vestiti in fretta che ti porto in un posto!»

Juliet sospirò, poi con molta lentezza si scostò le coperte di dosso ed appoggiò i piedi gelati sul parquet.

«Dove?» domandò.

«È una sorpresa, sbrigati, sono da te tra mezz'ora.»

Juliet non fece nemmeno in tempo a ribattere, che Agathe le riattaccò in faccia.

Harry aveva lo sguardo assorto, fisso davanti a lui da cinque minuti buoni, e non gli passava per la testa l'idea di sposarlo.

Juliet era seduta di fronte a lui, le gambe incrociate e la borsa appoggiata su di esse. Sorrideva ai racconti di Niall che gesticolava animatamente con una birra in mano ed ogni tanto socchiudeva gli occhi.

Sembrava un pesce fuor d'acqua.

Vestita così elegantemente, un paio di jeans a vita alta arrotolati fino alla caviglia ed una camicietta azzurra smanicata, sicuramente di marca. Eppure ad Harry non pareva che si sentisse a disagio, anzi, nemmeno quando accidentalmente posava gli occhi su di lui che non si preoccupava nemmeno di far finta di stare guardando da un altra parte.

Cominciò a chiedersi come fosse la sua vita.

Quanti ragazzi aveva avuto, quanti ne aveva baciati, con quanti era andata a letto. Se si era mai innamorata o ubriacata, se aveva mai fumato erba o fatto il bagno nuda nel mare.

Harry era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse di Zayn che gli aveva fatto una domanda e che aspettava una risposta.

«Eh?» disse distratto, distogliendo lo sguardo da Juliet per guardarlo.

«Ti ho chiesto se mi passi una birra.»

Harry annuì e fece come chiesto, «io ho fame» disse poi, alzandosi da terra e pulendosi i pantaloni, «volete qualcosa?»

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