Capitolo 20

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«Vuoi un mio consiglio? Vai a parlarle.»

Zayn fece una smorfia di dolore mentre il tatuatore si soffermava su una sfumatura.

«Non c'è più niente da fare, è finita.»

«Parli come se tra di voi ci fosse stato un grande amore che ora non si può più rivivere, il problema è che sei tu che hai iniziato e fatto finire tutto con la tua impulsività del cazzo quindi ora datti una svegliata e metti tutto a posto così che possiate vivere felici e contenti. Non ti dirà di no.»

Harry non spostò lo sguardo dalla mano sporca di inchiostro di Marcus. «Proprio tu che ti stai tatuando sul braccio la faccia di una tipa con cui esci da non più di un mese, vieni a parlarmi di amore?»

«Perrie è speciale, non puoi capire. E poi stiamo parlando di te e non di me. Siamo obiettivi Harry: ti sei comportato da vero stronzo. Hai trovato una ragazza meravigliosa, che ti sopporta nonostante tutti i tuoi difetti, a cui non importa soltanto del tuo bel faccino, che ha avuto il coraggio di affrontare tuo padre con te nonostante il modo poco carino con cui l'hai coinvolta. Juliet non ha occhi che per te, e mi sorprende che tu non te ne sia accorto prima. Quella ragazza farebbe carte false Harry, e l'ha già dimostrato più di una volta, andando contro tutti i suoi principi, la sua famiglia, le sue certezze. Tu l'avresti fatto, Harry?»

Il riccio abbassò lo sguardo in difficoltà.

«L'avresti fatto?» ripeté Zayn deciso.

Sapeva che il suo migliore amico era in crisi ma sapeva anche che gli serviva una bella svegliata, doveva rendersi conto di quelli che erano i fatti, doveva aprire gli occhi e capire l'occasione che gli stava sfuggendo dalle mani. Una ragazza come Juliet non l'avrebbe più trovata e anche se le cose poi sarebbero andate male, bisognava rischiare. Bisognava provarci con tutte le forze e vivere senza rimpianti. Zayn conosceva Harry quasi più di se stesso e sapeva bene che sotto quella corazza si nascondeva un ragazzo insicuro che aveva paura di soffrire ma a vivere così ne andava della sua felicità e, sicuramente, anche di quella di Juliet.

«No, non l'avrei fatto.»

«Com'è andata la scuola oggi?»

Robert bevve un sorso di vino prima di posare gli occhi sulla figlia che con la bocca piena lo osservava in attesa di poter rispondere.

«Bene» disse Juliet dopo aver ingoiato il boccone. «Non è successo niente di interessante.»

Robert annuì e riprese a mangiare in silenzio.

Ci stava provando davvero a rimettere a posto le cose, a cercare di creare il legame che in tutti quegli anni non c'era stato, ad essere un padre migliore, un punto di riferimento per sua figlia, ma il silenzio in cui si era chiusa dopo che le aveva detto che per lui non ci sarebbero stati problemi se lei avesse frequentato quell'Harry, stava iniziando a fargli dubitare delle sue scelte.

Non si sarebbe sicuramente aspettato un cambiamento della situazione da un giorno all'altro ma un minimo di dialogo in più sì, e il fatto che Juliet parlasse meno di prima stava iniziando a preoccuparlo.

«Va tutto bene con quel giovanotto?» tentò allora.

«Si chiama Harry» bisbigliò Mary, in tono di rimprovero.

Juliet alzò gli occhi dal piatto e sforzò un sorriso. «Una meraviglia, non potrebbe andare meglio.»

«Allora che ne dici se lo invitassimo a cena, una sera di queste?»

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