Capitolo 5

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Dopo circa mezz'ora dall'accaduto i due ritornarono a casa.

Non appena misero piede dentro vennero accolti da Charlotte che disse allegramente: - Bentornati. Oh signorino Murs, grazie al cielo è venuto in tempo, altrimenti questa povera ragazza sarebbe morta dentro quella camera.

- Sarebbe stato meglio - commentó Emely senza rendersi conto del suo tono di voce così alto.

I due si voltarono a guardarla: Charlotte con aria mortificata e dispiaciuta, Darren con uno sguardo severo che avrebbe potuto incenerirla da un momento all'altro.

- Vuoi davvero farti male, eh?! - esclamó Darren spazientito e afferrandola per un braccio rudemente.

Emely abbassó lo sguardo, ancora non si era abituata al fatto che lui la teneva in pugno e non aveva nulla a che fare con tutti i ragazzi con i quali aveva frequentato e conosciuto fino a quel momento.

- Suvvia, signorino Murs. Comprenda la ragazza, è stata per tutto questo tempo senza vederla. É comprensibile la sua reazione - intervenne Charlotte provandoa giustificarla e sperando che egli le togliesse le mani di dosso.

Dopotutto, più volte aveva avuto modo di vedere la crudeltà che Darren lasciava uscire fuori quando si arrabbiava.

Ci fu un silenzio terrificante che lacerava l'anima di Emely proprio come gli occhi del giovane laceravano il suo corpo.

Avrebbe voluto fuggire, ma le sue gambe non avevano il coraggio di seguire i comandi imposti dalla ragione.

Tutto sembrava non finire poi Darren disse con un tono improvvisamente più caldo: - Allora, proviamo a risolvere questi problemi, forza Emely, vieni con me. - e le tese una mano, sotto lo sguardo stupito di entrambe.

Emely sembró non capire e solo quando Charlotte, sorridente, le mostró un sorriso per incitarla, accettó quella mano e venne scortata dal ragazzo per le diverse stanze di quella villa.

Le mostró ogni cosa con una tale calma, serenitá e gentilezza che Emely si convinse sempre di più della bipolarità del ragazzo.

Passava da stati di rabbia e cattiveria assoluta a stati di gentilezza e tranquillità serafica.

Darren era decisamente bipolare.

Le mostró tutte le stanze comuni ad ogni casa, poi passó alla sala da ginnastica, quella della musica in cui c'erano strumenti musicali di tutti i tipi, la biblioteca. Uscirono fuori e le mostró il giardino con veranda e piscina.

Chiacchierarono amorevolmente e giunsero al balcone, Emely sembró scordarsi della sua prigionia dopo qualche lasso di sospetto ma non appena Darren disse: - Adesso sono convinto che non ti annoierai durante la mia assenza - il suo peccato ritornó e lei di conseguenza tornó ad essere malinconica.

Il ragazzo allora le chiese: - Qual è il problema Emely? Ti ho messo a disposizione tutto quello che ho, potrai fare ció che vorrai d'ora in poi.

Stava tentando di essere ragionevole, di comprenderla e convincerla a rimanere, poichè, per qualche strana ragione, lui stesso voleva averla sempre lì in casa, sotto la sua supervisione e il suo controllo.

- Darren, io voglio solo tornare a casa mia adesso. Si, ho tutto, ma mi mancano i miei amici, la mia vita. - confessó Emely guardando altrove con fare pensieroso e provando ad accettare quell'aiuto che il giovane le stava offrendo.

- Vorresti davvero tornare a vivere in quel posto trasandato? - chiese Darren ridendo amaramente.

A quelle parole, Emely si ricordó anche di suo cugino Oliver, con il quale viveva e che fra qualche giorno sarebbe tornato dal Messico, e allora la sua voglia di tornare a casa divenne quasi ossessiva.

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