Capitolo 22

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Emely fu parecchio segnata da quelle vicende tanto sconvolgenti che, per una sorte malevola, si erano susseguite in un tempo fin troppo breve per renderle vere.

In realtà lo erano eccome, ed Emely non poteva sbarazzarsene: rimanevano lì incastrate, in quell'angolo della memoria in continua azione.

Pensare a tutto era così opprimente che quasi si sentiva esplodere, così la ragazza decise di lasciar perdere: seppellì ogni più piccola cosa che l'avrebbe potuta ricondurre a quei pensieri e decise di cambiare.

Non avrebbe fatto dei cambiamenti drastici in modo che la rendessero più bella o popolare o intelligente: fece dei cambiamenti per la sua persona, per il suo stato d'animo, che non era affatto tranquillo.

Sì, Emely cominció ad essere una nuova persona: non sarebbe più caduta nella trappola di nessuno.

Dunque, la prima cosa che diede inizio a quell'evoluzione, fu prendere delle serie distanze dal cugino: chiudeva sempre la porta della propria camera a chiave e ogni volta che Oliver chiamava o bussava, lei non rispondeva, come se non fosse mai in casa.

Poi, mise via tutto ció che avrebbe potuto ricondurla a Darren: posó gli abiti che le aveva regalato, in quel baule adoperato solo per quelle vecchie cose destinate alla pattumiera; cambió numero di cellulare, in modo da non sentirlo più, anche se nel profondo sapeva che Darren avrebbe potuto rintracciarla in tanti altri modi.

Erano degli accorgimenti abbastanza banali,ma avevano il loro senso.

Per il resto, comunque, Emely non poteva fare granchè: aveva abolito del tutto la figura di Julian, lo aveva annullato come se non fosse mai esistito, ma non era accaduta la stessa cosa con Simon e Opal, dopotutto loro erano i suoi due migliori amici e inoltre ogni giorno avrebbe dovuto vederli a scuola.

Come avrebbe potuto scordarsi di loro?

I tre non avevano avuto il coraggio di parlarsi nè di guardarsi neppure negli occhi: ogni volta, ciascuno faceva finta di non vedere l'altro; si evitavano con sottile indifferenza.

Era triste come tutto si fosse concluso in quel modo e per un motivo che fondamentalmente non la riguardava, ma era stato più forte di lei.

Emely infatti non riusciva a non pensare a quanto fosse inaudito e inesplicabile ció che aveva visto quella maledetta notte: il rapporto nato fra i due gemelli era malsano.

Probabilmente, a tutta quella vicenda, c'era una spiegazione più che plausibile ma Emely non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi ai due e parlare apertamente soddisfacendo tutti i suoi dubbi.

Quindi non avrebbero condiviso più niente?

Tutto il tempo passato insieme e le bravate combinate non costituivano nulla per il loro rapporto?

Per fortuna fra i tre esisteva una persona poco orgogliosa e quella non era altri che Opal.

Così un giorno, quando Emely si trovava da sola sulle scale di emergenza all'uscita da scuola per fumare la sua solita sigaretta dopo le lezioni pomeridiane, Opal le si avvicinó e inizió una conversazione alquanto sfacciata anche se con fare timido: -Ciao, come stai?

- Bene - aveva risposto Emely per un momento stralunata - tu? - chiese poi lasciando di stucco l'amica visto che non era solita ricambiare certe domande.

- Male - ammise Opal sedendosi su di un gradino più in basso di quello di Emely - Male perché non ho più la mia migliore amica al mio fianco e mi sento come se mancasse qualcosa, proprio qui - e indicó il cuore, sperando che in quelle semplici parole venisse espressa tutta la sua sinceritá.

- Opal... Io - provó a dire Emely, ma stanca di tutto quel silenzio che la accompagnava da quel dannato 25 dicembre, mise da parte tutto il suo rancore e diede ampia rappresentazione di cosa fosse la vera amicizia dicendo - Al diavolo tutto. Mi siete mancati anche voi - e la abbracció con forza, quasi stritolandola.

Fu un abbraccio forte, commovente, che nessuno avrebbe saputo descrivere a parole poichè tutte quelle emozioni si potevano solo provare sulla propria pelle e non raccontare.

Opal dopo quell'abbraccio con le lacrime pronte ad uscire piagnucoló: - Io te l'avrei detto Em... Te l'avrei detto al momento giusto, perché tu sei la mia migliore amica e devi sapere queste cose.

- Io.. - cominció a dire Emely provando ad asciugarsi gli occhi e ad essere ragionevole - non lo metto assolutamente in dubbio, ma mi chiedo come sia successo.

- Se hai tempo, ti racconto - propose Opal arrossendo e abbassando lo sguardo.

Era evidente l'imbarazzo che c'era nel raccontare una cosa simile, era evidente che la stessa Opal sapesse dello sbaglio che stavano commettendo assieme a Simon.

Emely permise alla giovane di procedere ed Opal, fatto un respiro profondo, cominció a liberarsi di ció che teneva dentro da così tanto tempo che quasi le aveva addirittura traforato gli organi. Disse: - Non ti saprei dire come è nato tutto, solo che ogni volta che lo vedevo stringere la mano di qualcuna o tornare a casa dopo aver scopato chissá con quante e quali ragazze, mi sentivo morire. Avrei potuto uccidere qualcuno per la rabbia e la frustrazione che provavo in quei momenti e che provo tutt'ora visto che dobbiamo mascherare tutto. Sta di fatto che pian piano, mi sono resa conto che Simon mi dava tutte le attenzioni necessarie, le attenzioni che una qualsiasi ragazza desidererebbe ricevere dal proprio ragazzo... E quando ho capito cos'era quella sensazione piacevole allo stomaco che provavo ogni qualvolta lui era vicino a me, mi sentivo strana, stupida, pazza. Definitivamente da ricovero. Per un primo periodo mi sono perfino illusa che potesse essere un semplice affetto fraterno.

Emely ascoltó attentamente ogni sua parola, tutto sembrava essere nato per una casualità, uno scherzo del destino.

Opal nel frattempo continuó cominciando a torturarsi le mani: - So che è una cosa sbagliata e ne ero consapevole anche prima, per questo ho cercato di reprimere tutto e provare a dimenticarmene. Ma...Cristo! Lui è mio fratello, ci vivo accanto ventiquattro ore su ventiquattro non potevo fare finta di nulla - tentó di giustificarsi la giovane per poi dire - Poi un giorno ci siamo ritrovati soli in casa e da uno scherzo all'altro ci siamo ritrovati l'uno sull'altra. Ci siamo guardati e, credimi Em, ho davvero visto l'universo dentro i suoi occhi e quando mi ha baciata sono perfino riuscita a esplorarlo tutto alla velocitá della luce. - disse follemente innamorata Opal mentre ricordava con gioia e romanticismo quel momento - Era solo un innocuo bacio inizialmente poi peró si è evoluto ed entrambi abbiamo preso ció che volevamo. - concluse infine ritornando ad abbassare lo sguardo e facendo calare un silenzio abissale fra loro.

- Opal.. - cominció Emely anche se non era certa delle parole e domande che avrebbe utilizzato e fatto, ma venne interrotta dall'amica che come se le avesse letto nella mente rispose: - Non so come é successo Em... Non lo so. In quel momento la mia testa é andata via e anche la sua, ma i nostri cuori erano lì e continuavo a cercarsi e a volersi e a toccarsi per rafforzare tutte le nostre fragilitá...

Emely, naturalmente, non poteva dire nulla: in fondo, chi era lei per giudicare l'amore?

Come poteva poi farlo se non conosceva nemmeno i sentimenti che legavano Opal e Simon?

L'amica peró interruppe nuovamente i suoi pensieri e disse: - Em, ti prego... Sei la mia, anzi, la nostra migliore amica... Sei l'unica a saperlo, quindi ti prego di non dire niente a nessuno, ti prego - e con le lacrime agli occhi le prese una mano.

- Non potrei mai tradirvi Opal - disse teneramente commossa Emely - voi siete i miei migliori amici e vi sosterró per qualunque cosa - annunció in conclusione con un sorriso radioso.

Opal sembró rinascere quando udì quelle parole confortanti e le si gettó al collo per abbracciarla e dire: - Grazie Em, ti voglio tanto bene.

Emely ovviamente ricambió quel gesto: Opal e Simon erano come due fratelli per lei e non avrebbe potuto mai svelare il loro segreto; anche se non avesse chiarito con loro, non avrebbe mai neanche minimamente pensato di raccontare in giro quella storia.

Purtroppo peró si sa che i segreti esistono per essere svelati, ma anche nel loro caso sarebbe successo qualcosa?

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