Capitolo 9

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Andrew POV
"Cinquina!"
Seguire la zia fino a questa casa di riposo è stata, fino ad ora, la peggiore idea che io abbia mai avuto. Anche se in verità non è neanche stata colpa mia ma di quella vecchia della Marge...
Stiamo qua a giocare a bingo da più di un'ora e ancora non abbiamo vinto... non abbiamo fatto neanche una cinquina!
L'unica cosa che sembra attirare vagamente la mia attenzione è una ragazza seduta dall'altra parte della sala: ha i capelli biondo chiaro e gli occhi chiari nascosti dietro le lenti degli occhiali. Ogni tanto lancia qualche occhiata furtiva nella mia direzione, ma l'unica volta che l'ho beccata a fissarmi ha subito distolto l'attenzione.
"Andrew, cos'ha detto il tipo? 64 o 74?"
Mia zia mi riporta bruscamente alla realtà interrompendo il corso dei miei pensieri.
"64."
Rispondo a caso, cosa che forse non avrei dovuto fare.
"Bingo!"
Grida lei alzandosi dalla sedia e correndo verso l'addetto all'estrazione dei numeri.
"Signora, è 74 non 64."
Le spiega educatamente il signore invitandola ad andarsi a risedere e incoraggiandola a non abbandonare la partita.
Appena raggiunge il nostro tavolo mi guarda con sguardo truce ma per fortuna non dice niente.
In quel momento mi accorgo che la ragazza dai capelli biondi è sparita, anche se sua zia (o nonna) è ancora seduta al tavolo e ha appena scoperto che grazie al 74 ha fatto bingo.
Mi alzo e, mentre la zia mi guarda con aria sospetta, mi avvio verso l'uscita dell'edificio.
Fuori l'aria è fresca e pulita, il sole brilla alto in cielo e anche se fa freddo, si sta bene.
Mi guardo in giro alla ricerca della ragazza finché non la intravedo seduta su una delle panchine del parchetto della casa di riposo mentre digita un messaggio sul suo telefonino.
Mi avvicino a lei e, senza fare rumore...
"Buh!"
Le sfugge un urletto ma appena mi vede scoppia a ridere contagiando anche me. Mi siedo accanto a lei.
"A chi scrivi?"
La sua espressione si fa improvvisamente seria e il suo sorriso scompare.
"Nessuno."
Annuisco per poi tendere la mano verso di lei. Mi guarda con aria perplessa.
"Che c'è?"
Chiedo ritirando la mano.
"Non mi riconosci?"
Aggrotto la fronte ma, appena il mio sguardo si posa sui suoi occhiali viola, tutto sembra farsi più chiaro.
"Oh, certo! Sei l'amica di Victor!"
"Stella Ride."
Si presenta dopo che, come un coglione, le ho detto il mio nome.
"Che ci fai qua?"
Le domando anche se non sono veramente interessato. Voglio solo mantenere la discussione.
"Mia nonna vive qua. Tu invece?"
"Mia zia Carol ha conosciuto la nostra vicina di casa e non ho avuto molta scelta quanto mi hanno proposto di venire qua con loro."
Mi aspettavo una sua risata e invece è tornata ad essere seria come pochi istanti fa. Inizio seriamente a pensare che sia bipolare o qualcosa del genere.
"Tutto bene?"
Le chiedo appoggiando una mano sulla su gamba. Subito lei si volta a guardarmi facendo passare lo sguardo dalla mia mano al mio volto.
Rimaniamo qualche istante a guardarci e poi gli istinti sono così forti che non riesco neanche a respingerli: mi avvicino a lei e la bacio.
Con mia grande sorpresa non si oppone, ma anzi. Dopo qualche secondo di esitazione, ricambia.
Il bacio si fa piuttosto approfondito ma, proprio sul più bello, il suo cellulare inizia a suonare e lei è costretta a rispondere.
Si alza dalla panchina e si allontana con aria preoccupata rispondendo alla chiamata.
Mi chiedo che problemi abbia. Ma sopratutto, mi chiedo quante volte ancora le ragazze dovranno lasciarmi piantato in asso prima che una di loro si dimostri veramente interessata a me.

Ian POV
Camminare in silenzio mi fa sempre riflettere, e in questo ultimo periodo di cose a cui pensare ne ho veramente tante.
Ero così concentrato sul bacio di Richard che mi sono completamente dimenticato di quello di Eleanor al Magic Garden.
Per questo mi sto dirigendo verso casa sua. Le devo fare un paio di domande e chiarire tutti i dubbi che mi tormentano da troppo tempo.
Quando poi troverò il coraggio, vedrò di parlare anche con Richard. Credo di piacergli, e questa non è solo una possibilità o un'idea. È anche una speranza che devo stare attento a non alimentare troppo perché, se poi tutto questo dovesse rivelarsi solo un'aspettativa, finirei sicuramente col deprimermi.
Dovrei parlarne con i miei genitori? Con Andrew? Con un amico? Non penso, no ancora. C'è tempo.
Le mani congelate in tasca, la sciarpa di lana avvolta al collo, la giacca ben abbottonata, cammino nel quartiere nord guardando dritto davanti a me.
Vedo la casa di Eleanor poco distante, sto per raggiungerla e finalmente tornare ad essere il suo amato migliore amico.
E invece mi sbaglio. Dei passi veloci alle mie spalle mi raggiungono e non faccio neanche in tempo a girarmi: un colpo, sul capo; e poi, il buio più assoluto.

Fall to Fly [INCOMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora